Harding sarà il nuovo direttore musicale dell’Accademia di Santa Cecilia

Vatican News

Quarantasette anni, il direttore d’orchestra britannico, già alla guida dell’Accademia nel 1997, entrerà in carica nell’ottobre 2024, allo scadere del mandato di Antonio Pappano, direttore dal 2005. Esordirà con l’esecuzione di “Tosca” in forma di concerto

Marco Di Battista – Città del Vaticano

Daniel Harding è il nuovo direttore musicale dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Giovane, affermato, e molto “british” nel suo modo di porsi, Harding ha una carriera luminosa alle spalle che lo ha portato a dirigere in tutto il mondo. In Europa lo ricordiamo come assistente di Simon Rattle e di Claudio Abbado, lo abbiamo ascoltato alla testa delle maggiori compagini, lo abbiamo apprezzato nel promuovere i giovani, facendogli apprezzare il lavoro in orchestra. Insomma è un enfant prodige che ha mantenuto le promesse. Tra le curiosità che appassionano i media c’è la sua seconda professione: è un pilota di linea e lavora per una importante compagnia aerea. Non ama i nazionalismi ma confessa di avere un rapporto speciale con Roma e con certa italianità.

Ha diretto l’Accademia di Santa Cecilia per la prima volta nel 1997. Da allora è nata una stima – e una complicità – con l’orchestra davvero molto sentita. I suoi concerti dovranno essere come le ricette di un grande ristorante: vari, sostanziosi e sorprendenti. Lo abbiamo avvicinato dopo la conferenza stampa di presentazione.

Generosità e amore per la musica. È questo il suo manifesto con cui si presenta a dirigere l’Accademia nazionale di Santa Cecilia?

Non so se sia un manifesto. La musica ha tanti significati che possiamo accogliere in essa. Sono parole che mi sono venute in mente spontaneamente. Quando penso all’orchestra, quando penso a quanta gioia provo ad essere qui con l’orchestra e con il coro. È facile per i musicisti concentrarsi. Mi piace lavorare, organizzare, guardare come poter fare meglio. È davvero salutare per me essere sul palco con persone che mi dicono: Daniel, ora ci fermiamo e condividiamo la gioia di essere qui. Perciò c’è qualcosa di importante in questo rapporto.

Qualche parola sul suo progetto di eseguire musica sacra nelle chiese. Roma è una città particolare e, come lei sa, ci sono davvero molte chiese. Ha detto che vuole dirigere in quelle importanti e proporre un repertorio importante come il Requiem di Verdi.

Come lei ha detto la ricchezza storica e culturale di questa città è imparagonabile. È notevole lavorare qui con coro e orchestra e mi è venuto spontaneo pensare di uscire e fare musica in questi luoghi straordinari. È vero, la musica sacra non è sempre centrale nel repertorio delle orchestre sinfoniche, ma se pensa ai brani più belli e significativi della nostra storia, molti sono di musica sacra e contengono le grandi idee del proprio periodo. Naturalmente dovremo chiedere dove e quando poter fare i concerti, non possiamo semplicemente entrare e suonare. I colloqui tra istituzioni sono già iniziati e i riscontri sono molto positivi. Sembra davvero un bel progetto

Qualche altro titolo oltre al Requiem di Verdi?

Ci sono molte idee come il Requiem di Mozart o il Requiem di Britten, vorrei partire da Schubert e arrivare a opere del Ventunesimo secolo