Giornata Mondiale Missionaria 2022. Il Papa: riprendiamo il coraggio dei primi cristiani

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Adriana Masotti – Città del Vaticano

La Chiesa è per sua natura missionaria, evangelizzare è la sua identità. Gesù, prima di salire in Cielo, lascia ai suoi discepoli il mandato che è chiamata essenziale per tutti i cristiani: “Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra”. Nel messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2022 che verrà celebrata domenica 23 ottobre, e che ha assunto come tema le parole di Gesù, Papa Francesco offre alcune riflessioni sulle parole chiave che descrivono la vita e la missione dei discepoli.

“Di me sarete miei testimoni”

Mi sarete testimoni: queste parole, scrive il Papa, sono “il punto centrale”: Gesù dice che tutti i discepoli saranno suoi testimoni e che “saranno costituiti tali per grazia” e “la Chiesa, comunità dei discepoli di Cristo, non ha altra missione se non quella di evangelizzare il mondo, rendendo testimonianza a Cristo”. Francesco fa quindi notare che l’uso del plurale: “sarete testimoni” indica “il carattere comunitario-ecclesiale della chiamata”. E prosegue:

Ogni battezzato è chiamato alla missione nella Chiesa e su mandato della Chiesa: la missione perciò si fa insieme, non individualmente, in comunione con la comunità ecclesiale e non per propria iniziativa. E se anche c’è qualcuno che in qualche situazione molto particolare porta avanti la missione evangelizzatrice da solo, egli la compie e dovrà compierla sempre in comunione con la Chiesa che lo ha mandato.

E’ Cristo, Colui che dobbiamo testimoniare

Papa Francesco cita le parole di san Paolo VI nell’ Evangelii nuntiandi: “Evangelizzare non è mai per nessuno un atto individuale e isolato, ma profondamente ecclesiale”. Osserva poi che i discepoli “sono inviati da Gesù al mondo non solo per fare la missione, ma anche e soprattutto per vivere la missione; non solo per dare testimonianza, ma anche e soprattutto per essere testimoni di Cristo”.

I missionari di Cristo non sono inviati a comunicare sé stessi, a mostrare le loro qualità e capacità persuasive o le loro doti manageriali. Hanno, invece l’altissimo onore di offrire Cristo, in parole e azioni, annunciando a tutti la Buona Notizia della sua salvezza con gioia e franchezza, come i primi apostoli.

Francesco ricorda ancora san Paolo VI quando avvertiva che “l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri”, afferma quindi che per la trasmissione della fede è fondamentale “la testimonianza di vita evangelica dei cristiani”, ma che “resta altrettanto necessario” l’annuncio della persona e del messaggio di Cristo. Scrive nel messaggio:

Nell’evangelizzazione, perciò, l’esempio di vita cristiana e l’annuncio di Cristo vanno insieme. L’uno serve all’altro. Sono i due polmoni con cui deve respirare ogni comunità per essere missionaria. Questa testimonianza completa, coerente e gioiosa di Cristo sarà sicuramente la forza di attrazione per la crescita della Chiesa anche nel terzo millennio. Esorto pertanto tutti a riprendere il coraggio, la franchezza, quella parresia dei primi cristiani, per testimoniare Cristo con parole e opere, in ogni ambiente di vita.

“Fino ai confini della terra”

La missione affidata ai discepoli ha un carattere universale, da Gerusalemme si allarga fino ‘all’estremità della terra’. E Francesco fa una precisazione: essi “non sono mandati a fare proselitismo, ma ad annunciare; il cristiano non fa proselitismo.” Sono immagine della Chiesa “in uscita”. A causa delle persecuzioni a Gerusalemme, i primi cristiani si dispersero e “testimoniarono Cristo dappertutto”, osserva il Papa e prosegue:

Qualcosa di simile ancora accade nel nostro tempo. A causa di persecuzioni religiose e situazioni di guerra e violenza, molti cristiani sono costretti a fuggire dalla loro terra verso altri Paesi. Siamo grati a questi fratelli e sorelle che non si chiudono nella sofferenza ma testimoniano Cristo e l’amore di Dio nei Paesi che li accolgono.

Spingersi “fino ai confini della terra”, scrive ancora il Papa, è un’indicazione che “dovrà interrogare i discepoli di Gesù di ogni tempo”:

La Chiesa di Cristo era, è e sarà sempre “in uscita” verso i nuovi orizzonti geografici, sociali, esistenziali, verso i luoghi e le situazioni umane “di confine”, per rendere testimonianza di Cristo e del suo amore a tutti gli uomini e le donne di ogni popolo, cultura, stato sociale. In questo senso, la missione sarà sempre anche ‘missio ad gentes’, come ci ha insegnato il Concilio Vaticano II, perché la Chiesa dovrà sempre spingersi oltre, oltre i propri confini, per testimoniare a tutti l’amore di Cristo.

“Riceverete la forza dello Spirito Santo”

Di fronte ad una così grande responsabilità, Gesù promette ai suoi anche la grazia per farcela: lo Spirito Santo darà loro forza e sapienza. Senza lo Spirito nessun cristiano potrà dare piena testimonianza di Cristo:

Perciò ogni discepolo missionario di Cristo è chiamato a riconoscere l’importanza fondamentale dell’agire dello Spirito, a vivere con Lui nel quotidiano e a ricevere costantemente forza e ispirazione da Lui. Anzi, proprio quando ci sentiamo stanchi, demotivati, smarriti, ricordiamoci di ricorrere allo Spirito Santo nella preghiera, la quale – voglio sottolineare ancora – ha un ruolo fondamentale nella vita missionaria, per lasciarci ristorare e fortificare da Lui, sorgente divina inesauribile di nuove energie e della gioia di condividere con gli altri la vita di Cristo.

Le Pontificie Opere Missionarie suscitate dallo Spirito

Papa Francesco prosegue sollecitando a leggere alla luce dell’azione dello Spirito anche gli anniversari che, in tema di missione, ricorrono quest’anno: quello della Congregazione de Propaganda Fide, fondata nel 1622 e quello di tre Opere missionarie riconosciute come ‘pontificie’ cent’anni fa. Sono l’Opera della Santa Infanzia, iniziata dal vescovo Charles de Forbin-Janson; l’Opera di San Pietro Apostolo fondata dalla signora Jeanne Bigard per il sostegno di seminaristi e sacerdoti in terra di missione; e l’Associazione della Propagazione della Fede fondata 200 anni fa da una ragazza francese Pauline Jaricot la cui beatificazione si celebra in quest’anno giubilare. Di Pauline, Papa Francesco scrive:

Pur in condizioni precarie, lei accolse l’ispirazione di Dio per mettere in moto una rete di preghiera e colletta per i missionari, in modo che i fedeli potessero partecipare attivamente alla missione “fino ai confini della terra”. Da questa idea geniale nacque la Giornata Missionaria Mondiale che celebriamo ogni anno, e la cui colletta in tutte le comunità è destinata al fondo universale con il quale il Papa sostiene l’attività missionaria.

Una Chiesa tutta missionaria

Il Papa cita, infine, il beato Paolo Manna che, nato 150 anni fa, fondò l’attuale Pontificia Unione Missionaria, e auspica che le Chiese locali possano trovare un valido aiuto in tutte queste Opere “per alimentare lo spirito missionario”. Quindi conclude, ricordando Maria come Regina delle Missioni:

Cari fratelli e sorelle, continuo a sognare la Chiesa tutta missionaria e una nuova stagione dell’azione missionaria delle comunità cristiane. E ripeto l’auspicio di Mosè per il popolo di Dio in cammino: “Fossero tutti profeti nel popolo del Signore!”. Sì, fossimo tutti noi nella Chiesa ciò che già siamo in virtù del battesimo: profeti, testimoni, missionari del Signore! Con la forza dello Spirito Santo e fino agli estremi confini della terra.