Chiesa Cattolica – Italiana

Giornata internazionale della Radio, tre parole per il cambiamento

Andrea De Angelis e Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

“Queste sono le Nazioni Unite che chiamano i popoli del mondo”. Un messaggio telegrafico, quello andato in onda il 13 febbraio del 1946 sulle frequenze di UN New, che ancora adesso informa quotidianamente in otto lingue per oltre duemila stazioni partner in tutto il mondo. In ricordo del primo notiziario dell’Onu, ogni 13 febbraio si celebra la giornata internazionale della radio. Una ricorrenza in realtà recente, istituita dieci anni fa dall’Unesco in occasione del 65.mo anniversario di quella prima trasmissione. 

L’edizione 2021

Per quest’anno l’Unesco ha invitato le emittenti di tutto il mondo a concentrarsi su alcune tematiche di stretta attualità, all’interno dei palinsesti di oggi. Tre i punti fondamentali:

Evoluzione – Il mondo cambia, la radio si evolve. Un medium resiliente e sostenibile.
Innovazione – Il mondo cambia, la radio si adatta ed innova, tra tecnologie digitali e mobilità.
Connessione – Il mondo cambia, la radio si connette. Il suo ruolo è fondamentale in occasione di catastrofi naturali, crisi socioeconomiche, epidemie, come quella che stiamo vivendo.

L’insegnamento del Papa

Parole che si colgono nella filigrana del Messaggio del Papa per la 55.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, in cui si afferma che il lavoro dell’informazione deve svilupparsi “incontrando le persone dove e come sono”. Per Francesco la comunicazione è un luogo di incontro, di comunione, analogo a quella “catena di incontri” che permette da duemila anni di “comunicare il fascino dell’avventura cristiana”. In ottica cristiana dunque la radio, come gli altri media, si evolvono se puntano alla persona, alla realtà e verita della sua vita. Viceversa il Papa mette in guardia sui rischi di una comunicazione che innova tecnologicamente se stessa, ma smarrendo magari la connessione con l’essere umano, partorendo così – scrive – una informazione preconfezionata in redazione, “davanti al computer”, “senza più consumare le suole delle scarpe”, “senza mai uscire per strada” a vedere, incontrare, verificare, condividere.

Peer Francesco il web resta un’opportunità purché utilizzato con intelligenza e spirito critico. “Tale consapevolezza critica – afferma il Papa – spinge non a demonizzare lo strumento, ma a una maggiore capacità di discernimento”, con responsabilità dei contenuti diffusi e del “controllo che insieme possiamo esercitare sulle notizie false, smascherandole” così come, ribadisce, “tutti siamo chiamati a essere testimoni della verità”.

Giacomo Ghisani, vicedirettore generale del Dicastero per la Comunicazione

La Radio Vaticana 

In questa direzione i magistero di Papa Francesco – e quello via via maturato nei decenni fin dalla sua fondazione, giusto 90 anni fa – hanno chiarito nel tempo la vocazione internazionale della Radio Vaticana, che oggi trasmette in 41 lingue e il cui personale proviene da 69 Paesi. Uno status particolare che è testimoniato dal suo impegno in organismi come l’European Broadcasting Unione (EBU), la maggiore associazione mondiale dei media di servizio pubblico, di cui la Radio Vaticana è membro fondatore dal 1950 e nel cui board figura Giacomo Ghisani, vicedirettore generale del Dicastero per la Comunicazione e rappresentante legale della Radio Vaticana, che si sofferma sul valore di questa collaborazione internazionale:

Ascolta l’intervista a Giacomo Ghisani

R. – La Radio Vaticana ha sempre avuto una dimensione internazionale ed è uno degli asset che necessitano di una continua valorizzazione. Il fatto che noi siamo presenti all’ interno di una pluralità di organismi internazionali di teleradiodiffusione dimostra quanto questa dimensione sia presente. Cito l’European Broadcasting Union, ma anche l’Unione africana delle radiocomunicazioni. Vi è anche personale della Radio Vaticana che partecipa regolarmente a riunioni ed incontri del Unione Internazionale delle telecomunicazioni che è un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite che si occupa proprio di fungere come ente regolatore delle radiocomunicazioni. Ecco, la nostra presenza in queste dimensioni  credo che rappresenti molto bene questa apertura dell’emittente pontificia, che lo stesso cardinale Parolin nella messa di questa mattina (ieri, ndr) ha indicato come essere uno dei tratti distintivi e caratterizzanti della nostra esperienza, della nostra storia, ma anche del nostro futuro.
 

Una radio dunque in dialogo… Che ricaduta c’è su quello che è il tassello finale del percorso comunicativo, ovvero l’ascoltatore non solo italiano ma di tutto il mondo?

L’ascoltatore di tutto il mondo credo che ascoltando la Radio Vaticana possa fare questo tipo di esperienza, cioè da un lato vivere un senso di comunione e di comunanza perché il messaggio e il contenuto principale è lo stesso per tutti, ma nello stesso tempo però questo messaggio e questo contenuto, attraverso questa dimensione multilinguistica e multiculturale che è la Radio Vaticana, viene in qualche modo caratterizzato, adattato e pensato per la realtà specifica cui si deve rivolgere. Quindi questa attenzione alla comunità locale, questa attenzione all’ascoltatore finale, è uno degli elementi che caratterizzano in modo speciale il lavoro della Radio Vaticana. Quindi comunione da un lato e dall’altro però anche multiculturalismo. Che significa saper parlare non soltanto nella propria lingua ma proporre i contenuti in una visione che è adatta e che è propria all’ascoltatore.

Ascolta anche l’intervento di Giacomo Ghisani a “Tredici e tredici”
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