Frate Francesco di “Forza venite gente” riparte da Roma, per il tour dei 40 anni

Vatican News

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Frate Francesco spiega sempre al confratello Leone qual è la “Perfetta letizia” in musica, chiedendogli “Tu, scrivi che…”, e consola Chiara dicendole “Se ti avessi sarei ricco più di un re, ma, lo sai, la ricchezza non è fatta più per me”. E i ballerini, richiamati dalla Cenciosa, gridano tutti “Forza venite gente, che in piazza si va, un grande spettacolo c’è: Francesco al padre la roba ridà”. E il padre Pietro da Bernardone fa il controcanto: “Figlio degenerato che sei”. Ma il nuovo musical sulla vita del Poverello d’Assisi, a quarant’anni dalla prima messa in scena con la regia di Mario Castellacci e Michele Paulicelli come san Francesco, ha tante, coinvolgenti novità, per coinvolgere anche il pubblico più giovane.

Un’anteprima con tante novità

Lo si vedrà questa sera all’Auditorium della Conciliazione a Roma, da dove partirà l’anteprima tour della nuova commedia musicale “Forza venite gente” 40.mo anniversario. Le musiche originali di Michele Paulicelli, Giancarlo De Matteis e Giampaolo Belardinelli, sono state riorchestrate, ma soprattutto c’è stato un aggiornamento del copione, come spiega a Vatican News il regista Ariele Vincenti, “per far recitare frate Francesco, che parla con battute prese ”, e sono cambiate coreografie, costumi e scene.

Un’operazione partita un anno fa grazie alla passione del produttore Massimiliano Franco, che quando era uno scout sedicenne ha interpretato il Cencioso nella rappresentazione parrocchiale di “Forza venite gente”. “E’ lo spettacolo giusto per ripartire – ci dice – gioioso, pieno di passione e  di valori, che può riportare in teatro le famiglie e i giovani”. E giovani sono quasi tutti i 20 protagonisti dello spettacolo, gli attori e i ballerini, coordinati dalla coreografa Dalila Frassanito, a parte Mauro Mandolini, che interpreta quel Pietro di Bernardone che fu di Silvio Spaccesi nell’indimenticabile versione televisiva del 1991.

Dietro le quinte

Per garantire che l’anima e le spettacolari canzoni del musical originale rimanessero protagoniste, la direzione artistica è stata affidata a Michele Paulicelli, il frate Francesco del 1981 e anche dello spettacolo visto in tv e messo in scena sul sagrato della Basilica superiore di San Francesco ad Assisi. “Quello che è iniziato 40 anno fa è stato un cammino di scoperta, non certo un’operazione commerciale – ci racconta – tutto è partito da un pellegrinaggio sui luoghi francescani che ho fatto con l’amico Renato Biagioli. Abbiamo pensato di fare qualche canzone su San Francesco. Quando Mario Castellacci le ha ascoltate, è nata l’idea del musical”. Ma serviva cambiare qualcosa, per Paulicelli, che comunque a settembre è tornato a vestire i panni di frate Francesco nello spettacolo “originale”, perché oggi “i balletti sono diversi, e per farci apprezzare anche dal pubblico più giovane”.

Dopo la prima di stasera, il rinnovato “Forza venite gente” resterà a Roma fino a domenica 5 dicembre. Poi sarà a Milano, al Teatro Nuovo, il 18 e 19 dicembre, e tornerà a Roma dal 25 al 27. Dal 4 al 9 gennaio 2022 sarà al Teatro Alfieri, di Torino e a Napoli, Teatro PalaPartenope, il 15 gennaio. Altre date saranno a Bari, Firenze e Brescia.

Dal debutto del 9 ottobre 1981 al Teatro Unione di Viterbo, questo spettacolo ha avuto 3500 repliche, molte delle quali messe in scena da compagnie amatoriali, ed è stato visto da oltre 2 milioni e 500 mila spettatori. Soltanto a Roma, in Piazza San Giovanni, il 16 agosto del 2000, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, lo spettacolo raccolse 250 mila presenze, e a Padova, nello Stadio Appiani, insieme a Papa Giovanni Paolo II, assistettero alla rappresentazione, oltre 30,000 spettatori. Il cd delle musiche originali ha venduto, negli anni, centinaia di migliaia di copie in Italia e all’estero.

L’edizione più famosa, dalla quale è anche stata tratta la registrazione ufficiale, è quella messa in scena nel 1991 sul sagrato della Basilica Superiore di S. Francesco d’Assisi. Con Paulicelli, frate Francesco, Silvio Spaccesi, Pietro di Bernardone, Fiamma King la cenciosa, Roberto Bartoletti: Il lupo, Annamaria Bianchini: Santa Chiara, Rossana Rossi: La Morte. Annarita Pirastu: La Povertà. Roberto Bani: Il Diavolo.

Lasciamo che siano i protagonisti di questa nuova avventura a parlarcene. Iniziando dal regista Ariele Vincenti.

Ariele Vincenti, 40 anni dopo un musical su San Francesco come “Forza venite gente” è rimasto sempre giovane?

E’ rimasto giovane nei concetti e negli insegnamenti che ci può dare San Francesco ai nostri tempi, quasi forse sia più attuale oggi che ai suoi tempi. E’ uno spettacolo che non ha età.

Però forse aveva proprio bisogno di un restyling, 40 anni dopo…

Sì, calcolando che sono passati 40 anni, e la società è cambiata, abbiamo cercato di lavorare su un linguaggio diverso, più moderno, più asciutto, anche più semplice e più diretto. Forse il pubblico ha bisogno di questo, secondo me, nel 2021 con l’ingresso a gamba tesa delle piattaforme in streaming, delle serie televisive eccetera. Noi riteniamo che uno spettacolo come “Forza venite gente”, per arrivare a colpire di nuovo il cuore delle persone abbia bisogno di una modernità, nel linguaggio teatrale di oggi.

Questa modernità non è stata però cercata nelle canzoni, che sono state al massimo riarrangiate. Allora dov’è cambiato lo spettacolo?

La novità principale è stata quella di far recitare San Francesco, con battute che ho scritto studiando alcune sue biografie, preghiere, parole che diceva ai suoi confratelli, ho inserito anche i Fioretti di San Francesco e il discorso che lui fa al Papa quando va a chiedergli il permesso di fondare l’ordine dei Frati Minori. L’ho fatto anche per far arrivare in modo più diretto i suoi insegnamenti: secondo me oggi il teatro, l’arte in generale, ha bisogno di arrivare più immediatamente allo spettatore. Perché con l’arrivo nella nostra società dei social media, secondo me anche il teatro e l’arte in generale si devono adeguare a questo linguaggio più diretto e più efficace, forse.

Ma anche i dialoghi-scontri tra la Cenciosa e Pietro di Bernardone sono stati modificati e attualizzati?

Sì, ma partendo sempre da quello che era, non ci siamo inventati tanto, perché già c’era tanto, nel vecchio spettacolo, che comunque funzionava bene.  Però ho cercato soprattutto di dare anche una maggiore umanità al personaggio di Bernardone e anche della Cenciosa. Non dimentichiamoci che Bernardone è un padre che praticamente perde un figlio improvvisamente. Quindi ho cercato di fare un’analisi più umana di questo personaggio, un escursus drammaturgico ed emotivo per far sì che tutti i padri che vengono a vedere lo spettacolo possano in qualche modo riconoscersi, per i piccoli scontri che hanno con i figli e anche le sofferenze che un figlio può darti: amore e sofferenze.

Parliamo dei costumi: anche quelli sono stati attualizzati e modificati?

Sì, abbiamo fatto uno studio con il costumista Daniele Gelsi. Siamo partiti dal saio originale di San Francesco, che è esposto nella Basilica di Assisi, e abbiamo ricreato delle vesti abbastanza rattoppate, come erano quelli dei Frati Minori dell’epoca. E poi abbiamo fatto un lavoro storiografico sui costumi: gli amici di Francesco sono vestiti come erano vestiti gli aristocratici di allora.  C’è quindi la fusione tra il concetto moderno di regia e il cuore, lo spirito di quarant’anni fa, e secondo noi questa può essere una strada che funziona oggi

Da spettatore dello spettacolo “originale”, qual è la canzone che l’ha colpita, emozionata di più?

Io sono affezionato a tutte le canzoni: ce ne sono alcune che mi fanno piangere come “La povertà” o “Posso dire amore a tutti”, ma poi canzoni più spettacolari come “Forza venite gente” o come “La morte” o “Ventiquattro piedi siamo”. Però devo dire che anche “La luna” è molto emozionante. Tutte le canzoni hanno un grande significato per me.

In conclusione, quale messaggio lanciare ai giovani che in questi 40 anni non hanno visto questo spettacolo? Perché venire durante queste feste natalizie a vedere “Forza venite gente”?

Perché oltre a mettere in scena uno spettacolo che ha fatto epoca, noi raccontiamo la storia di un uomo, di un personaggio straordinario. Al di là che uno sia credente o non credente, io credo che quella di frate Francesco sia una storia importante da conoscere, perché può dare degli insegnamenti, soprattutto ai giovani di oggi attraverso messaggi importanti come l’umiltà, il perdono, la voglia di cambiare, di mettersi sempre in discussione. E poi il suo messaggio ecologista, fatto di rispetto della natura, degli animali. Credo poi che lo spettacolo non annoi mai, quindi giovani che verranno a vederlo sono sicuro si divertiranno ed emozioneranno, soprattutto.

Giovani sono anche gli attori: come li avete selezionati?

Abbiamo ricevuto 800 candidature per i diversi ruoli. Sono state fatte delle scremature e siamo arrivati a vedere un centinaio di candidati e tra questi abbiamo scelto questi giovani talentuosi. Il messaggio che vogliamo dare, insieme al produttore Massimiliano Franco è quello di aiutare anche questi giovani ventenni con talento, per dargli una possibilità. E’ stata una scelta produttiva e anche registica quella di lavorare con un gruppo di giovani per aiutarli dopo questo periodo molto difficile. Anche la coreografa Dalila Frassanito, che è stata molto importante nella costruzione dello spettacolo ha voluto fare la stessa scelta: formare un corpo di ballo con ballerini molto giovani.