Francesco: vocazioni in calo, prepariamo i laici a portare avanti un carisma

Vatican News

Adriana Masotti – Città del Vaticano

“Camminiamo insieme ‘Io sono venuto perché abbiano la vita’”: è questo il motto che ha guidato la preparazione del Capitolo, il 56.mo, che la famiglia agostiniana dei Recolletti sta vivendo in questi giorni e che prosegue l’opera di rinnovamento e di rivitalizzazione carismatica già iniziata da tempo.

San Giuseppe: un cuore che si prende cura 

Incontrando nella Sala Clementina i partecipanti al capitolo, il Papa propone loro di proseguire il cammino di sinodalità intrapreso, contemplando ancora una volta la figura di San Giuseppe, Protettore dell’Ordine. Di questo santo “molto caro” sottolinea due aspetti:

In primo luogo, vorrei che tenessimo presente che ogni consacrato, ogni religioso, ogni sacerdote è chiamato, come Giuseppe, ad avere un “cuore di padre”, cioè un cuore inquieto che si preoccupa di amare e curare i figli e le figlie che gli sono affidati, soprattutto i più fragili, quelli che soffrono, quelli che non hanno avuto l’esperienza dell’amore paterno; e non riposare finché non li porti a Dio, all’incontro con Lui.

Per essere padri, osserva Francesco, è però necessario sentirsi figli, “figli del Padre celeste, che ci ama e sa di cosa abbiamo bisogno”. E invita i presenti a rivolgersi con fiducia a Lui che ascolta i desideri del cuore e indica la via da seguire.

Fiducia, coraggio e creatività

Il secondo aspetto su cui Francesco richiama l’attenzione dei religiosi è il “coraggio creativo” di San Giuseppe. Di fronte alle difficoltà lui seppe fidarsi di Dio e offrirgli tutto di sè.

E Dio, a sua volta, si fidò di Giuseppe e gli diede la sua grazia per portare a termine la difficile missione che gli stava affidando. Così oggi, come nel giorno della nostra consacrazione, portiamo all’altare tutto ciò che siamo, e permettiamo al Signore di trasformarlo in un “sacrificio vivente, santo e a lui gradito”. E, dopo questa oblazione, andiamo in missione con fiducia, coraggio e creatività.

Come rispondere al calo di vocazioni

Parlando a braccio, il Papa aggiunge al suo discorso un’ampia riflessione sul tema delle vocazioni, riprendendo la preoccupazione espressa poco prima dal priore generale, padre Miguel Mirò, che nasce dalla mancanza di nuovi ingressi nell’Ordine. E’ qualcosa che sta accadendo a livello generale nella vita consacrata, afferma Francesco, “e questa è una realtà che non possiamo ignorare”. Sono tante le cause di questo calo numerico, osserva, “ma c’è una domanda che dobbiamo porci”:
Guardare al futuro, proiettare l’età che avete ora, e dire: su quattro ci saranno solo due province? Non abbiate paura di farvi questa domanda. Il giorno in cui non ci saranno più Agostiniani Recolletti, il giorno in cui non ci saranno abbastanza vocazioni sacerdotali per tutti, il giorno in cui, il giorno in cui… il giorno in cui arriverà quel giorno, abbiamo preparato i laici, abbiamo preparato il popolo a continuare il lavoro pastorale nella Chiesa? E tu, hai preparato le persone a portare avanti la tua spiritualità, che è un dono di Dio, a portarla avanti?
Francesco afferma che riguardo al futuro ha fiducia nel Signore, ma che è giusto preoccuparsi e soprattutto organizzarsi:
Prepariamoci a quello che succederà, e diamo il nostro carisma, il nostro dono a coloro che possono portarlo avanti. (…) Sì, manteniamo fermo il carisma, manteniamo ferma quella consacrazione di vita che abbiamo, sì, ma non facciamoci illusioni, no? E continuiamo a pregare, che il Signore mandi vocazioni, ma che ci prepari anche a dare il nostro dono quando siamo di meno, a chi può collaborare con noi. 

Il Signore cammina con noi

Papa Francesco ribadisce la certezza della vicinanza e dell’accompagnamento del Signore nel nostro cammino e conclude con l’incoraggiamento “ad andare avanti, fiduciosi nella promessa del Signore, per svolgere la missione della Chiesa nel mondo”.