Francesco: il Sinodo, un soffio dello Spirito che libera la Chiesa dalla mondanità

Vatican News

Adriana Masotti – Città del Vaticano

Come i discepoli, dopo l’Ascensione di Gesù, si ritrovavano nel Cenacolo ed erano “tutti uniti con un solo cuore”, così “anche noi siamo chiamati a incontrarci e a restare uniti”, arricchendoci l’un l’altro della diversità dei carismi e guardando verso gli altri, i fratelli. Papa Francesco lo dice ai partecipanti alle Giornate pastorali delle comunità cattoliche francofone nel mondo, in corso in questi giorni a Roma, in cui sono invitati a riflettere sul processo sinodale della Chiesa. “Forti delle nostre diversità culturali, delle differenze di approccio alla fede, diventiamo esperti nell’arte dell’incontro”, afferma il Papa.

Voi avete la grande opportunità di poterla vivere nei Paesi in cui vi trovate. Con i cristiani del luogo siete chiamati a formare un cuore solo, a essere una comunità non chiusa in sé stessa in un isolamento sterile, ma come parte attiva della Chiesa locale. Incontrare i volti, incrociare gli sguardi, condividere la storia di ciascuno: questa è la vicinanza di Gesù che siamo chiamati a vivere. Un incontro può cambiare una vita. Questo è importante: un incontro può cambiare una vita. E il Vangelo è pieno di questi incontri con Cristo che risollevano e risanano. L’incontro richiede apertura, coraggio, disponibilità a lasciarsi interpellare dalla storia dell’altro.

Il percorso sinodale è discernimento nell’ascolto dello Spirito

Il racconto degli Atti degli Apostoli, prosegue Francesco, ritrae i discepoli riuniti ‘assiduamente’ in preghiera e sottolinea che la preghiera “è necessaria per ascoltare ciò che lo Spirito vuole dire alla Chiesa”. Riferendosi al Sinodo, il Papa, sottolinea che il cammino di discernimento intrapreso è un discernimento spirituale ed ecclesiale “che si compie soprattutto nell’adorazione, nella preghiera”, nell’ascolto della Parola “e non a partire dalla nostra volontà, dalle nostre idee o dai nostri progetti”.

La sinodalità presuppone l’ascolto: dobbiamo sviluppare l’ascolto nella Chiesa. È così che Dio ci mostra la strada da seguire, facendoci uscire dalle nostre abitudini, chiamandoci a intraprendere nuove strade come Abramo. Abbiamo bisogno di ascoltare Dio che ci parla, e non solo di sentirlo in modo distratto.

Il Sinodo non è un parlamento

Se non ci fosse questo ascolto, osserva il Papa, si correrebbe il rischio “di ridurre questo tempo di grazia” ad una riunione, ad uno studio, o “a una specie di parlamento” e prosegue:

Il Sinodo non è un parlamento: sia chiaro; è un’altra cosa. Perché non è un parlamento? Perché il personaggio più importante al Sinodo è lo Spirito Santo. Noi parliamo, ma non è un parlamento. Il Sinodo è un momento di grazia, un processo guidato dallo Spirito che fa nuove tutte le cose, che ci libera dalla mondanità, dalle nostre chiusure, dai nostri schemi pastorali ripetitivi e dalla paura. Ci chiama a interrogarci su ciò che Dio vuole dirci in questo tempo, oggi, e sulla direzione nella quale desidera condurci.

Lo Spirito ci dà coraggio nell’annuncio e nella testimonianza

Riferendosi ancora al racconto degli Atti degli Apostoli, il Papa ricorda che nel giorno di Pentecoste i discepoli vengono descritti tutti colmi di Spirito Santo, liberi dalle proprie paure e pronti a compiere la missione loro affidata. Il Papa afferma:

Lo Spirito, che abita in noi, protegge dall’invecchiamento interiore, ci rende coraggiosi per portare il Vangelo a tutti, in modo sempre nuovo. Noi cristiani non possiamo accontentarci di essere illuminati e infiammati dallo Spirito, arricchiti dei suoi doni, senza sentirci chiamati a comunicare questo fuoco, a testimoniare le “meraviglie di Dio” nella nostra vita, con la qualità dei nostri incontri, del nostro ascolto e del nostro amore fraterno.

Il Papa sottolinea la necessità di porsi sotto la guida dello Spirito “per essere Chiesa in uscita, che non ha paura di andare verso l’estraneo”, che attende la Buona Notizia. E conclude affidando i presenti a Maria, Madre della Chiesa, e assicurando che l’esperienza delle loro comunità e i loro incontri “arricchiranno il movimento sinodale di tutta la Chiesa”.