Francesco: giù le mani dall’Africa, sia protagonista del suo destino

Vatican News

Nel suo primo discorso pronunciato a Kinshasa, il Papa ha sottolineato come il Paese abbia “una geografia ricca e variegata”, ma “una storia tormentata dalla guerra” e caratterizzata da “terribili forme di sfruttamento, indegne dell’uomo e del creato”. Ha poi definito questa terra “un diamante del creato” invitando ogni persona a rialzarsi, a “riprendere tra le mani, come un diamante” la propria dignità. Forte l’appello per i bambini sfruttati nelle miniere

Andrea De Angelis – Città del Vaticano 

Il continente africano “non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare”, ma “sorriso e speranza” del pianeta. L’Africa è come un diamante, le sue facce sono numerose, riflette la luce, è preziosa. Deve esserlo anche agli occhi del mondo, le cui mani avide e bramose di potere e denaro hanno troppo a lungo soffocato, e dalle mani e dai cuori degli africani deve partire quel riscatto che metta al centro il vero sviluppo umano, “una diplomazia dell’uomo per l’uomo”. Con questo forte appello il Papa ha iniziato il suo 40.mo viaggio apostolico che lo ha condotto nella Repubblica Democratica del Congo e lo porterà, venerdì 3 febbraio, in Sud Sudan. Parole che Francesco ha pronunciato a Kinshasa nell’incontro con le autorità, i rappresentanti della società civile ed il Corpo diplomatico, la cui eco ha raggiunto l’intero continente. 

Il colonialismo economico

Il Pontefice, parlando nel giardino del Palais de la Nation dopo l’incontro con il presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi, ha ricordato come lo sfruttamento nel corso dei decenni abbia cambiato forma, da politico ad economico, portando al paradosso che i frutti della terra rendono il Paese “straniero ai suoi abitanti”. A rendere possibile questo è “il veleno dell’avidità”, un dramma davanti al quale spesso “il mondo più progredito” volge lo sguardo dall’altra parte. “Il continente, il Paese però – prosegue – meritano spazio ed attenzione, rispetto e ascolto”: 

Giù le mani dalla Repubblica Democratica del Congo, giù le mani dall’Africa! Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare. L’Africa sia protagonista del suo destino! Il mondo faccia memoria dei disastri compiuti lungo i secoli a danno delle popolazioni locali e non dimentichi questo Paese e questo Continente. L’Africa, sorriso e speranza del mondo, conti di più: se ne parli maggiormente, abbia più peso e rappresentanza tra le Nazioni!

Francesco, in un discorso più volte accompagnato dagli applausi dei presenti, ha chiesto che vi sia “una diplomazia dell’uomo per l’uomo, dei popoli per i popoli”, che non dia spazio alle “mire di espansione e all’aumento dei profitti, ma alle opportunità di crescita della gente”. Dal Papa poi l’appello a non abituarsi a questa drammatica situazione: 

Guardando a questo popolo, si ha l’impressione che la Comunità internazionale si sia quasi rassegnata alla violenza che lo divora. Non possiamo abituarci al sangue che in questo Paese scorre ormai da decenni, mietendo milioni di morti all’insaputa di tanti. Si conosca quanto qui accade. I processi di pace in corso, che incoraggio con tutte le forze, siano sostenuti coi fatti e gli impegni siano mantenuti.

Uno sfruttamento indegno, un genocidio dimenticato

Il Papa ha definito la Repubblica Democratica del Congo come “un continente nel grande continente africano”, dove “sembra che la terra respiri”. Un luogo “immenso e pieno di vita”, che però “colpito dalla violenza come da un pugno nello stomaco, sembra da tempo senza respiro” ed è costretto a fare i conti con una storia caratterizzata dallo sfruttamento: 

Se la geografia di questo polmone verde è tanto ricca e variegata, la storia non è stata altrettanto generosa: tormentata dalla guerra, la Repubblica Democratica del Congo continua a patire entro i suoi confini conflitti e migrazioni forzate, e a soffrire terribili forme di sfruttamento, indegne dell’uomo e del creato. Questo Paese immenso e pieno di vita, questo diaframma d’Africa, colpito dalla violenza come da un pugno nello stomaco, sembra da tempo senza respiro. E, signor presidente, lei ha menzionato questo genocidio dimenticato. 

Francesco ha sottolineato come da tempo desiderasse recarsi qui in visita, da pellegrino di pace e riconciliazione: 

Io vengo a voi, nel nome di Gesù, come pellegrino di riconciliazione e di pace. Ho tanto desiderato essere qui e finalmente giungo a portarvi la vicinanza, l’affetto e la consolazione di tutta la Chiesa cattolica.

Papa Francesco e il presidente congolese

Un Paese in pace

L’Africa come un diamante. Il Papa ha utilizzato il più duro dei minerali conosciuti per invitare ogni cittadino congolese a rialzarsi, riprendendo la propria vita nelle mani e realizzando quanto è scritto nell’inno nazionale: 

Care donne e uomini congolesi, il vostro Paese è davvero un diamante del creato; ma voi, tutti voi, siete infinitamente più preziosi di ogni bene che sorge da questo suolo fecondo! Sono qui ad abbracciarvi e a ricordarvi che avete un valore inestimabile, che la Chiesa e il Papa hanno fiducia in voi, credono nel vostro futuro, in un futuro che sia nelle vostre mani e nel quale meritate di riversare le vostre doti di intelligenza, sagacia e operosità. Coraggio, fratello e sorella congolese! Rialzati, riprendi tra le mani, come un diamante purissimo, quello che sei, la tua dignità, la tua vocazione a custodire nell’armonia e nella pace la casa che abiti. Rivivi lo spirito del tuo inno nazionale, sognando e mettendo in pratica le sue parole: “Attraverso il duro lavoro, costruiremo un Paese più bello di prima; in pace”.

I diamanti, ha sottolineato il vescovo di Roma, abbondano in questa terra, “ricchezze materiali nascoste”, così come sono “racchiuse nei cuori” le ricchezze spirituali. Ognuno, da dentro deve partire per favorire “la pace e lo sviluppo”, facendo in questo modo la propria parte: 

Ed è proprio a partire dai cuori che la pace e lo sviluppo restano possibili perché, con l’aiuto di Dio, gli esseri umani sono capaci di giustizia e di perdono, di concordia e di riconciliazione, di impegno e di perseveranza nel mettere a frutto i talenti ricevuti. Dall’inizio del mio viaggio desidero dunque rivolgere un appello: ciascun congolese si senta chiamato a fare la propria parte!

Insieme agli altri, mai contro 

Francesco si è soffermato ancora su questa pietra preziosa, in particolare sulle sue “numerose facce armonicamente disposte”. Allora “pure questo Paese, impreziosito dal suo tipico pluralismo, ha un carattere poliedrico” ed è nelle differenze che bisogna operare per arrivare all’armonia: 

È una ricchezza che va custodita, evitando di scivolare nel tribalismo e nella contrapposizione. Parteggiare ostinatamente per la propria etnia o per interessi particolari, alimentando spirali di odio e di violenza, torna a svantaggio di tutti, in quanto blocca la necessaria “chimica dell’insieme”.

Il Pontefice ha ricordato come sia importante il saper accogliere come fratelli e sorelle e nel farlo ha citato un proverbio congolese: 

“Bintu bantu”: così, con molta efficacia, un vostro proverbio ricorda che la vera ricchezza sono le persone e le buone relazioni con loro. In modo speciale le religioni, con il loro patrimonio di sapienza, sono chiamate a contribuirvi, nel quotidiano sforzo di rinunciare a ogni aggressività, proselitismo e costrizione, mezzi indegni della libertà umana.

La politica sia un servizio trasparente

Il diamante è funzionale nel descrivere le caratteristiche della buona politica: trasparente e in grado di “riflettere in modo meraviglioso la luce che riceve”. Il politico per il Papa è allora chiamato a servire il suo popolo, senza mai cadere nella corruzione e nell’interesse di parte: 

Chi detiene responsabilità civili e di governo è dunque chiamato a operare con limpidezza cristallina, vivendo l’incarico ricevuto come un mezzo per servire la società. Il potere, infatti, ha senso solo se diventa servizio. Quant’è importante operare con questo spirito, fuggendo l’autoritarismo, la ricerca di guadagni facili e l’avidità del denaro, che l’apostolo Paolo definisce “radice di tutti i mali”. E nello stesso tempo favorire elezioni libere, trasparenti e credibili; estendere ancora di più la partecipazione ai processi di pace alle donne, ai giovani e ai gruppi marginalizzati; ricercare il bene comune e la sicurezza della gente anziché gli interessi personali o di gruppo; rafforzare la presenza dello Stato in ogni parte del territorio; prendersi cura delle tante persone sfollate e rifugiate.

Nel ricordare come “nella società, a oscurare la luce del bene sono spesso le tenebre dell’ingiustizia e della corruzione”, Francesco chiede ai presenti di favorire incessantemente ciò che è giusto ed equo, con particolare attenzione anche al ruolo dei media: 

Non bisogna stancarsi di promuovere, in ogni settore, il diritto e l’equità, contrastando l’impunità e la manipolazione delle leggi e dell’informazione.

L’educazione e la cura del creato

Come i diamanti hanno bisogno di essere lavorati, così anche gli uomini necessitano di una formazione. Utilizza sempre l’immagine del diamante il vescovo di Roma per sottolineare l’enorme importanza dell’educazione:

L’educazione è fondamentale: è la via per il futuro, la strada da imboccare per raggiungere la piena libertà di questo Paese e del Continente africano. In essa è urgente investire, per preparare società che saranno consolidate solo se ben istruite, autonome solo se pienamente consapevoli delle proprie potenzialità e capaci di svilupparle con responsabilità e perseveranza. Ma tanti bambini non vanno a scuola: quanti, anziché ricevere una degna istruzione, vengono sfruttati! Troppi muoiono, sottoposti a lavori schiavizzanti nelle miniere. Non si risparmino sforzi per denunciare la piaga del lavoro minorile e porvi fine.

Il diamante inoltre “richiama alla custodia del creato”. Francesco ricorda gli interventi urgenti volti a contrastare i cambiamenti climatici e la pandemia di Covid-19, ma la sua richiesta va oltre ed è strutturale:

Tanti hanno chiesto all’Africa impegno e hanno offerto aiuti per contrastare i cambiamenti climatici e il coronavirus. Sono certamente opportunità da cogliere, però c’è soprattutto bisogno di modelli sanitari e sociali che rispondano non solo alle urgenze del momento, ma contribuiscano a una effettiva crescita sociale: di strutture solide e di personale onesto e competente, per superare i gravi problemi che bloccano sul nascere lo sviluppo, come la fame e la malaria.

Il Papa nel primo discorso in Repubblica Democratica del Congo

Una ripartenza sociale inclusiva

Infine il Papa si sofferma su un ultimo aspetto del diamante: la sua durezza elevata e l’alta resistenza agli agenti chimici. Una qualità a cui sono chiamati anche i congolesi per fronteggiare le annose difficoltà e ripartire con coraggio:

In nome di Cristo, che è il Dio della speranza, il Dio di ogni possibilità che dà sempre la forza di ricominciare, in nome della dignità e del valore dei diamanti più preziosi di questa splendida terra, che sono i suoi cittadini, vorrei invitare tutti a una ripartenza sociale coraggiosa e inclusiva.

A chiedere questo processo è la storia del Paese, sono i suoi figli più giovani e Francesco afferma di essere accanto, con la preghiera, in questo nobile sforzo per un futuro armonioso: 

Lo chiede la storia luminosa ma ferita del Paese, lo supplicano soprattutto i giovani e i bambini. Io sono con voi e accompagno con la preghiera e con la vicinanza ogni sforzo per un avvenire pacifico, armonioso e prospero di questo grande Paese.

Il presidente congolese: pronti ad accogliere un messaggio di pace

“Sia benvenuto”: il presidente della Repubblica Democratica del Congo Felix Tshisekedi Tshilombo, lo ripete cinque volte al Papa, in francese e nelle altre quattro lingue nazionali del Paese, lingala, kikongo, kingwana, tshiluba. Descrive la nazione – 26 province in cui vivono oltre 450 tribù – dalla diversità culturale ricca e armoniosa, che non è stata “un fattore di separazione”, ma “fermento per l’avvento di una terra di pace e di ospitalità, nonché di accoglienza per i popoli dell’Africa e del mondo”. Ospitalità che negli ultimi tre decenni, si rammarica il capo dello Stato, “è stata minata dai nemici della pace e dai gruppi terroristici, soprattutto dei Paesi vicini”, e purtroppo da quasi trent’anni, la Repubblica Democratica del Congo è tormentata dalla violenza, mentre gruppi armati, potenze straniere interessate alle ricchezze del sottosuolo commettono crudeli atrocità, con il sostegno del Ruanda. Tshisekedi Tshilombo denuncia l’inazione e il silenzio della comunità internazionale che hanno portato alla morte più di 10 milioni di persone. Il capo dello Stato assicura che i congolesi continueranno a difendere l’integrità del loro Paese e che i valori di condivisione, equità e responsabilità potranno servire come base per costruire una società più giusta e umana. Il presidente accenna anche all’impegno del Governo “a includere i più poveri e svantaggiati nel sistema educativo nazionale rendendo effettivo il principio costituzionale dell’istruzione di base gratuita, che non era stato applicato per molti anni”. A tal proposito il capo dello Stato ringrazia la Chiesa cattolica per i servizi resi in tale ambito nel suo Paese, poi parla degli sforzi per combattere la corruzione e la fuga di capitali e della tutela dell’ambiente relativamente alla quale esalta i valori difesi nell’enciclica “Laudato si'”. Infine Tshisekedi Tshilombo sottolinea che il popolo congolese affronterà le sfide cui si trova dinanzi con determinazione. “La vostra visita pastorale contribuirà sicuramente a rafforzare questa determinazione – conclude rivolgendosi al Papa – e il nostro popolo è pronto ad accogliere il vostro messaggio di pace, speranza, conforto, rafforzamento e fratellanza”.