Francesco: Filippo Neri, il santo della gioia che rasserena

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Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Viene chiamato comunemente “Santo della Gioia”, come ricorda oggi Papa Francesco all’udienza generale, ma ai suoi tempi anche “giullare di Dio”. Eppure san Filippo Neri e i suoi compagni dell’Oratorio accompagnavano anche i malati alla “buona morte”. È uno dei tanti contrasti del terzo apostolo di Roma, dopo Pietro e Paolo, nato a Firenze ma diventato romano non ancora ventenne, e poi per 60 anni instancabile animatore di carità ed evangelizzazione in una città corrotta e pericolosa. L’Urbe tra il 1534 e il 1595, anno della morte di san Filippo, è anch’essa piena di contrasti, tra la miseria e i fermenti spirituali degli anni della Controriforma.

Da Firenze a Roma non ancora ventenne

È la Roma del Rinascimento quella che accoglie il giovane fiorentino, che sull’Arno, nel convento di San Marco, è entrato in contatto con la spiritualità del Savonarola. Poi sarà quella del passaggio al primo Barocco. Filippo alloggia a San Girolamo, in via Giulia, dove il centro dell’Urbe ha la faccia sporca delle periferie, e lavora come precettore in casa di un uomo d’affari fiorentino. Frequenta corsi di teologia e filosofia alla Sapienza, e poi va in pellegrinaggio continuo nei luoghi dei primi cristiani, come le catacombe o le antiche basiliche.

Missionario di carità ancor prima di essere prete

Di giorno è missionario di carità, con viso simpatico e cuore lieto porta a chi incontra il calore di Dio, senza essere un prete, accompagnandolo con un pezzo di pane o una carezza sulla fronte a chi soffre nell’Ospedale degli Incurabili. Di notte è mistico in ricerca, anima di fuoco persa in un dialogo talmente intimo con Dio, che il suo letto può essere a volte il sagrato di una chiesa, a volte la pietra di una catacomba.

I ragazzi di strada e l’Oratorio di Filippo Neri

Nel 1548, quando ha già 33 anni, collabora con il suo confessore, Persiano Rosa, alla fondazione della Confraternita della Santissima Trinità dei Pellegrini e dei convalescenti, che avrebbe assistito i poveri pellegrini dei Giubilei del 1550 e 1575. Viene ordinato sacerdote nel 1551, ma non cambia vita e stile: entra nella comunità dei preti della chiesa di San Girolamo della Carità, in pieno centro, dove inizia un servizio pastorale agli ultimi di Roma, nella direzione spirituale, nella confessione e nella spiegazione delle Sante Scritture. Accoglie un gruppo di ragazzi di strada, avvicinandoli alle celebrazioni liturgiche e facendoli divertire, cantando e giocando senza distinzioni tra maschi e femmine, in quello che sarebbe, in seguito, divenuto l’Oratorio. Che si sviluppa attorno alla Chiesa di Santa Maria della Vallicella, detta Chiesa Nuova per gli importanti restauri voluti proprio dal Neri.

Una congregazione secolare fatta di amici

L’Oratorio di san Filippo Neri, approvato da Papa Gregorio XIII nel 1575, è una comunità religiosa, non unita da voti ma soltanto dal vincolo di carità. Una congregazione secolare, che ha lo scopo di diffondere la partecipazione ai sacramenti e la lettura delle Scritture, formata da laici, preti, poveri e nobili, legati da forte amicizia. Insomma un “cenacolo” capace di coinvolgere coinvolgere Papi, cardinali, vescovi, preti, semplici fedeli, senza inserirli nella vita – in qualche modo separata – di un ordine religioso, ma interagendo spiritualmente con la vita e l’attività di ciascuno. Questo spiega la grande influenza esercitata dalla congregazione oratoriana sul suo tempo e il grande contributo che offre alla riforma della Chiesa.

Papa Francesco e i “fecondi contrasti” di san Filippo

Le attività dell’Oratorio vanno dalle letture spirituali alla predica di sermoni, dalla narrazione delle vite dei santi e dei padri della Chiesa a lezioni di storia della Chiesa, fino al canto di laudi spirituali e alla preghiera comune. L’accostamento quotidiano alle Scritture è però lo strumento privilegiato per una vera riforma della vita religiosa dei romani. E qui emergono tutti i fecondi contrasti di san Filippo, sottolineati da Papa Francesco, che nell’udienza generale di oggi, ricordandolo, si augura che “la letizia rasserenante, dono del Signore, accompagni e arricchisca il cammino” di tutti i fedeli.

Il messaggio per il quinto centenario della nascita

Al Neri il Papa dedica un messaggio il 26 maggio 2015, per il quinto centenario della nascita. “Innamorato dell’orazione intima e solitaria – scrive Francesco a padre Mario Alberto Aviles, procuratore generale della Confederazione dell’Oratorio di San Filippo Neri – egli insegnava nell’Oratorio a pregare in fraterna comunione”…

“Fortemente ascetico nella sua penitenza anche corporale, proponeva l’impegno della mortificazione interiore improntata alla gioia e alla serenità del gioco; appassionato annunciatore della Parola di Dio, fu predicatore tanto parco di parole da ridursi a poche frasi quando lo coglieva la commozione”

“Siate umili, state bassi, onorate gi inferiori”

Un padre che ai suoi ragazzi di strada ripeteva: “Figliuoli, siate umili, state bassi: siate umili, state bassi”, sottolineando che per essere figli di Dio “non basta solamente onorare i superiori, ma ancora si devono onorare gli eguali e gli inferiori, e cercare di essere il primo ad onorare”. Aveva in sé l’anima contemplativa di Maria ai piedi di Gesù, ma anche il piglio di Marta, quando diceva: “È meglio obbedire al sagrestano e al portinaio quando chiamano, che starsene in camera a fare orazione”. E aggiungeva: “Non è tempo di dormire, perché il Paradiso non è fatto pei poltroni”.

Appassionato annunciatore della Parola di DIo

Un “appassionato annunciatore della Parola di Dio”, definisce san Filippo Neri il Pontefice nel suo messaggio, cosa che fece di lui un “cesellatore di anime”. Un padre spirituale che nel suo agire era caratterizzato “dalla fiducia nelle persone, dal rifuggire dai toni foschi ed accigliati, dallo spirito di festosità e di gioia, dalla convinzione che la grazia non sopprime la natura ma la sana, la irrobustisce e la perfeziona”. E, prosegue Papa Francesco:

“Amava la spontaneità, rifuggiva dall’artificio, sceglieva i mezzi più divertenti per educare alle virtù cristiane, al tempo stesso proponeva una sana disciplina che implica l’esercizio della volontà per accogliere Cristo nel concreto della propria vita”

La Gaudete et exultate e i santi dell’umorismo

Un vero Pastore “con l’odore delle pecore”, grazie al quale, riconosce il Papa, “l’impegno per la salvezza delle anime tornava ad essere una priorità nell’azione della Chiesa” che comprese di nuovo “che i Pastori dovevano stare con il popolo per guidarlo e sostenerne la fede”. Un apostolo canonizzato già nel 1622, che Francesco cita anche nella sua esortazione apostolica Gaudete et exsultate del marzo 2018 sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo. Dove scrive che: “Il santo è capace di vivere con gioia e senso dell’umorismo” e il cristiano, “senza perdere il realismo, illumina gli altri con uno spirito positivo e ricco di speranza” perché la fede è “gioia nello Spirito Santo”. E poi aggiunge: “Ordinariamente, la gioia cristiana è accompagnata dal senso dell’umorismo, così evidente, ad esempio, in san Tommaso Moro, in san Vincenzo de Paoli o in san Filippo Neri. Il malumore non è un segno di santità”.

San Filippo e le piume di gallina

Il Pontefice argentino cita san Filippo Neri anche nell’omelia della Messa del mattino a Casa Santa Marta del 12 maggio 2016, dove parla del peccato della chiacchiera, dello sparlare contro gli altri. Racconta un episodio della vita di san Filippo Neri. “Una donna è andata a confessarsi” per aver sparlato, ma il santo, “che era allegro, buono, anche di manica larga, le dice: ‘Signora, come penitenza, prima di darle l’assoluzione, vada a casa sua, prenda una gallina, spiumi la gallina e poi vada per il quartiere e semini il quartiere con le piume della gallina e poi torni’”. Il giorno dopo, la signora torna e dice: “Ho fatto quello, padre, mi dà l’assoluzione?”. Ma san Filippo risponde: “No, manca un’altra cosa, signora, vada per il quartiere e prenda tutte le piume” perché, commenta Papa Francesco: “Lo sparlare è così: sporcare l’altro”. Infatti “quello che sparla, sporca, distrugge la fama, distrugge la vita e tante volte senza motivo, contro la verità”.

“State buoni se potete” e “Preferisco il Paradiso”

Due i film italiani che raccontano la vita del santo: State buoni se potete, del 1983, regia di Luigi Magni, con Johnny Dorelli che interpreta san Filippo Neri e la colonna sonora di Angelo Brabduardi con “Vanità di vanità” e lo sceneggiato televisivo del 2010, Preferisco il Paradiso, di Giacomo Campiotti e interpretato da Gigi Proietti.