Francesco: curare è una missione che unisce scienza e umanità

Vatican News

Gabriella Ceraso – Città del Vaticano

Spirito di servizio, efficienza pubblica ma soprattutto umanità e vicinanza per contrastare la cultura dello scarto. A questo guarda Francesco nel messaggio che fa giungere ai partecipanti alla due giorni di lavori a cura dal ministero della Salute italiana, a vent’anni dalla prima Conferenza nazionale del 2001. L’ obiettivo è confrontarsi e rilanciare alcuni temi forti, tra cui, salute mentale quale condizione per lo sviluppo, responsabilità pubblica relativa al diritto alla cura e funzionamento trasparente dei servizi nel rispetto dei diritti di cittadinanza.

Una missione che richiede importanti requisiti

Nel suo messaggio il Papa pone in luce innanzitutto l’impegno dei medici e degli operatori sanitari ai quali è richiesta “consapevolezza dei requisiti professionali e umani” per la cura di “fratelli e sorelle” che la pandemia ha messo particolarmente alla prova con effetti “devastanti”. Dunque, auspica Francesco, non solo serve potenziare il sistema sanitario sul fronte tecnico ma anche la rete di Associazioni che sono accanto ai malati e alle loro famiglie, perché – riafferma –  al centro c’è sempre la cura della persona che ha bisogno sì di conoscenza scientifica ma anche di tenerezza e vicinanza:

È tanto importante coinvolgere il contesto vitale nel quale si trova inserito il paziente, affinché non gli venga a mancare il calore e l’affetto di una comunità. La stessa professionalità medica trae beneficio dalla cura integrale della persona. Curare il prossimo, infatti, non è solo un lavoro qualificato, ma una vera e propria missione, che si realizza pienamente quando la conoscenza scientifica incontra la pienezza dell’umanità e si traduce nella tenerezza che sa avvicinare e prendere a cuore gli altri.

Nell’esistenza ferita è la bellezza della dignità umana 

A questo si aggiungono altri dolorosi aspetti circa la salute mentale: l’assenza spesso di speranza e il rischio dello stigma. Servano dunque questi giorni di confronto, tra esperti e istituzioni, nel pensiero del Papa, a suscitare, in chi ne ha la responsabilità, “una rinnovata sensibilità nei confronti di chi soffre disagi di salute mentale, per infondere maggior fiducia in tanti nostri fratelli e sorelle segnati dalla fragilità”:

 Si tratta anche di favorire il pieno superamento dello stigma con cui è stata spesso marchiata la malattia mentale e, in generale, di far prevalere la cultura della comunità sulla mentalità dello scarto, secondo cui si prestano cure e attenzioni maggiori a chi apporta vantaggi produttivi alla società, dimenticando che quanti soffrono fanno risplendere, nelle loro esistenze ferite, la bellezza insopprimibile della dignità umana.

L’ultimo augurio, che è anche un incoraggiamento da parte di Francesco, è che questa Conferenza, in un momento difficile come quello attuale segnato dalla pandemia, rafforzi la convinzione che non si può “lasciare indietro nessuno” e sia una spinta a proseguire “sulla feconda via della cura solidale”.