Francesco: coinvolgere laici e famiglie nella pastorale

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Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Una pastorale familiare non teorica ma pratica, agganciata alle ferite e ai problemi della gente, quindi non riservata ad “una élite” ma affidata a coppie di laici e famiglie con figli, quali “soggetti attivi di evangelizzazione”, testimoni validi della missione del matrimonio, adeguatamente formati. È lo spunto sul quale Papa Francesco, attraverso un videomessaggio, invita a riflettere i partecipanti al Forum online, promosso dal Dicastero per i Laici, la famiglia e la vita, dal titolo A che punto siamo con l’applicazione di Amoris laetitia?. L’iniziativa, avviata nell’ambito dell’Anno speciale “Famiglia Amoris Laetitia”, prende il via oggi fino al 12 giugno e vi partecipano circa 350 delegati di pastorale familiare di 60 Conferenze episcopali, 30 movimenti internazionali e diocesi del mondo. 

Un momento di dialogo tra pastori e laici

Per il Papa, il Forum rappresenta “un momento essenziale di dialogo” tra pastori e laici, che “si pone in continuità con il cammino sinodale” e che “deve potersi concretizzare nelle Chiese locali” attraverso “cooperazione, condivisione di responsabilità, capacità di discernimento e disponibilità a farsi prossimi alle famiglie”. L’auspicio di Francesco è infatti che l’incontro diventi “un momento di fecondità” per mettersi “in ascolto delle necessità concrete delle famiglie” e “aiutarci a vicenda nell’avviare i processi necessari per rinnovare l’annuncio della Chiesa”.

Le sfide concrete delle famiglie

Non sono poche, infatti, le “sfide concrete” che vivono le famiglie, colpite in pieno dalle problematiche della pandemia ma dimostratesi “un segno dei tempi” per Chiesa e società. Sfide che già il doppio Sinodo sulla Famiglia (2014-2015) aveva fatto emergere: “Pressioni ideologiche che ostacolano i processi educativi, problemi relazionali, povertà materiali e spirituali e, in fondo, tanta solitudine per la difficoltà di percepire Dio nella propria vita”. Queste difficoltà, sottolinea il Pontefice, “stentano ancora ad essere affrontate e richiedono un rinnovato slancio pastorale in alcuni ambiti particolari”:

Penso alla preparazione al matrimonio, all’accompagnamento delle giovani coppie di sposi, all’educazione, all’attenzione nei confronti degli anziani, alla vicinanza alle famiglie ferite o a quelle che, in una nuova unione, desiderano vivere appieno l’esperienza cristiana

Un ascolto attivo

Ciò che serve, secondo il Papa, è “creare una rete che, nella complementarità delle vocazioni e degli stati di vita, in spirito di collaborazione e comunione ecclesiale, possa annunciare il Vangelo della famiglia nella maniera più efficace, rispondendo ai segni dei tempi”. Per farlo è necessario chiamare in causa le stesse famiglie: “La Chiesa è invitata anzitutto a un ascolto attivo delle famiglie e al tempo stesso a coinvolgerle come soggetti della pastorale”, dice nel filmato in spagnolo.

“Occorre mettere da parte ogni annuncio meramente teorico e sganciato dai problemi reali delle persone, così come l’idea che l’evangelizzazione sia riservata a una élite pastorale. Ogni battezzato è soggetto attivo di evangelizzazione”

Famiglie che accompagnano altre famiglie

“Famiglie intere con i figli possono farsi valide testimoni per accompagnare altre famiglie, fare comunità, spargere semi di comunione tra le popolazioni che ricevono la prima evangelizzazione, contribuendo in maniera determinante all’annuncio del kerygma”, insiste Papa Francesco.

“Per portare l’amore di Dio alle famiglie e ai giovani, che costruiranno le famiglie di domani, abbiamo bisogno dell’aiuto delle famiglie stesse, della loro esperienza concreta di vita e di comunione”

“Abbiamo bisogno – aggiunge il Papa – di sposi accanto ai pastori, per camminare con altre famiglie, per aiutare chi è più debole, per annunciare che, anche nelle difficoltà, Cristo si rende presente nel Sacramento del matrimonio per donare tenerezza, pazienza e speranza a tutti, in ogni situazione di vita”.

La “Chiesa domestica”

Nel matrimonio, così come il sacerdozio, viene conferita agli sposi “una missione particolare nell’edificare la Chiesa”. È perciò “importante, per i giovani, vedere con i propri occhi l’amore di Cristo vivo e presente nell’amore degli sposi, che testimoniano con la loro vita concreta che l’amore per sempre è possibile!”, afferma il Pontefice.

La famiglia è “Chiesa domestica”, luogo in cui agisce la presenza sacramentale di Cristo tra gli sposi e tra i genitori e i figli. In questo senso, l’amore vissuto nelle famiglie è una forza permanente per la vita della Chiesa, costantemente arricchita dalla vita di tutte le Chiese domestiche. Pertanto, in virtù del Sacramento del matrimonio, ogni famiglia diventa a tutti gli effetti un bene per la Chiesa.

I pastori coinvolgano le famiglie

Sposi e ministri ordinati, vescovi specialmente, sono pertanto chiamati “a cooperare in maniera feconda nella cura e nella custodia delle Chiese domestiche”. “Noi pastori – esorta il Papa – dobbiamo lasciarci illuminare dallo Spirito, affinché si realizzi in questo annuncio salvifico da parte di coppie di sposi che spesso ci sono, sono pronte, ma non vengono chiamate. Se invece le chiamiamo, le chiamiamo a lavorare con noi, se diamo loro spazio, esse possono dare il loro contributo alla costruzione del tessuto ecclesiale”.

L’obiettivo è, dunque, realizzare una Chiesa “famiglia di famiglie”. Papa Francesco la descrive con una metafora:

“Come la trama e l’ordito del maschile e del femminile, nella loro complementarietà, concorrono a formare l’arazzo della famiglia, analogamente i Sacramenti dell’ordine e del matrimonio sono entrambi indispensabili per edificare la Chiesa quale “famiglia di famiglie””

Formare bene i laici 

Da qui l’invito a fare uno “sforzo particolare” per la formazione dei laici, in modo speciale sposi e famiglie, appunto, “affinché comprendano meglio l’importanza del loro impegno ecclesiale, ossia il senso della missione che scaturisce dall’essere sposi e famiglia”.

Tante famiglie non sono consapevoli del grande dono che hanno ricevuto nel Sacramento…. Quando una famiglia scopre pienamente questo dono, sente il desiderio di condividerlo con altre famiglie, perché la gioia dell’incontro con il Signore tende a diffondersi e genera altra comunione, è naturalmente missionaria.