Francesco agli Istituti secolari: siate nelle strade dove i diritti sono calpestati

Vatican News

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

In mezzo alla gente con lo stile di Dio, contemplandolo nella preghiera, seguendo la vocazione di frontiera “a volte custodita nella discrezione del riserbo”. Francesco offre queste indicazioni ai partecipanti all’assemblea generale della Conferenza mondiale degli Istituti secolari che si apre oggi a Roma. Una tre giorni che ruota intorno al tema: “Il servizio dell’autorità e la sinodalità”. Forte l’accento del Papa sull’aprire strade anche quando manca la forza perchè non si è riconosciuti come pastori e soprattutto, ricorda, in “contesti ecclesiali bloccati dal clericalismo, che è una perversione”, ma non solo.

Penso alle società dove i diritti della donna vengono negati e dove voi, come è successo anche in Italia con la beata Armida Barelli, avete la forza per cambiare le cose promuovendone la dignità. Penso a quei luoghi, che sono tanti, nella politica, nella società, nella cultura, in cui si rinuncia a pensare, ci si uniforma alla corrente dominante o al proprio comodo, mentre voi siete chiamati a ricordare che il destino di ogni uomo è legato a quello degli altri. Non c’è un destino solitario.

Lo stile di Dio

La riflessione del Papa parte dalla parola “secolarità”, missione e vocazione di una Chiesa in uscita, una Chiesa “non lontana, non separata dal mondo, ma immersa nel mondo e nella storia per esserne sale e luce, germe di unità, di speranza e di salvezza”. Una Chiesa chiamata all’ascolto e alla partecipazione nello “stile di Dio”.

La vostra peculiare missione vi porta ad essere in mezzo alla gente, per conoscere e comprendere quello che passa nel cuore degli uomini e donne di oggi, per gioire insieme e per patire insieme, con lo stile della vicinanza.

Camminando con gli uomini

Una partecipazione, afferma il Papa, che si coniuga con la contemplazione, testimoniando con gesti d’amore la tenerezza di Dio.

Siete chiamati a vivere tutta la precarietà del provvisorio e tutta la bellezza dell’assoluto nella vita ordinaria, per le strade dove camminano gli uomini, dove più forte è la fatica e il dolore, dove i diritti sono disattesi, dove la guerra divide i popoli, dove viene negata la dignità.

Una strada da percorrere con il coraggio e la forza che viene dalla preghiera perché, spiega il Papa, “l’incontro orante con Gesù vi riempie il cuore della sua pace e del suo amore, che potrete donare agli altri”.

Insieme come popolo di Dio

Francesco sottolinea ancora una volta l’importanza di essere “cercatori di senso con tutti gli uomini e le donne di questo tempo, custodi della gioia di una misericordia fatta carne nella nostra vita”. “La Chiesa – afferma il Papa – non è un laboratorio per tranquillizzarsi e riposare, la Chiesa è missione”. 

Questo percorso richiede di scardinare consuetudini che non parlano più a nessuno, di rompere schemi che imbrigliano l’annuncio, suggerendo parole incarnate, capaci di raggiungere la vita delle persone perché nutrite della loro vita e non di idee astratte.

Seme e lievito

L’ultima raccomandazione del Papa riguarda l’atteggiamento da tenere, rendendo presente al mondo “la secolarità con mitezza, senza rivendicazioni ma con determinazione e con quell’autorità che viene dal servizio”. Sempre in ascolto dello Spirito.

Il vostro sia il servizio del seme, il servizio del lievito, il servizio nascosto e, al tempo stesso, evidente che sa morire dentro le vicende – anche ecclesiali – perché possano cambiare dal di dentro e portare frutti di bene.

Senza stancarsi, conclude Francesco, di portare nel mondo “l’annuncio di una vita nuova, di una fraternità universale e di una pace duratura”.