Francesco agli imprenditori argentini: è il lavoro a dare dignità all’uomo

Vatican News

Michele Raviart – Città del Vaticano

“Il lavoro esprime e alimenta la dignità dell’essere umano, gli consente di sviluppare le capacità che Dio gli ha donato, lo aiuta a tessere relazioni di scambio e di aiuto reciproci, gli permette di sentirsi collaboratore di Dio per prendersi cura di questo mondo e svilupparlo, lo fa sentire utile alla società e solidale con i suoi cari”. Ad affermarlo è Papa Francesco in un videomessaggio pronunciato in spagnolo, in occasione del 57.mo colloquio dell’IDEA, l’Istituto per lo sviluppo aziendale in Argentina, in corso di svolgimento a Buenos Aires fino a venerdì.

L’indispensabile dialogo tra imprenditori e i lavoratori

Francesco ai partecipanti al convegno, che ogni anno dal 1974 riunisce leader aziendali nazionali e internazionali, funzionari governativi, accademici, leader di Ong e leader sindacali, quest’anno sul tema: “Realizziamo un’Argentina sostenibile”, ribadisce che, “al di là della fatica e delle difficoltà”, il lavoro “è il cammino di maturazione, di realizzazione della persona, che mette le ali a sogni migliori” e per questo è importante che “il dialogo tra gli imprenditori e i lavoratori sia non solo indispensabile, ma anche fecondo e promettente”.

Offrire fonti di lavoro diversificate per tutti

Il Papa ricorda quindi “la nobile vocazione dell’impresario che cerca con creatività di produrre ricchezza e di diversificare la produzione, rendendo possibili al tempo stesso la creazione di posti di lavoro”. Il grande obiettivo, spiega, è quello di “offrire fonti di lavoro diversificate che permettano a tutti di costruire il futuro con la fatica e l’ingegno”. “Chi non ha lavoro”, infatti, “sente che gli manca qualcosa, gli manca quella dignità che dà proprio il lavoro, che unge di dignità”.

Guardare avanti verso la famiglia

In questo senso poi, “non si può vivere di sussidi”, che “possono essere solo un aiuto provvisorio”. Il Papa, ci tiene a precisare, non propone quindi “una vita senza fatica” o che disprezza “la cultura del lavoro”, come qualcuno ha sostenuto. “Immaginate se si può dire questo di un discendente di piemontesi”, ricorda, che non sono venuti nel nostro paese con l’intento di essere mantenuti, ma con un enorme desiderio di rimboccarsi le maniche per costruire un futuro per le loro famiglie”. E’ in quella che investivano i migranti, che non mettevano soldi in banca, ma in mattoni e terreno: “Guardavano avanti – conclude – verso la famiglia”.