Chiesa Cattolica – Italiana

Francesco: acclamiamo Maria per quanti non hanno pace

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

Nella Basilica di San Pietro, dove sono raccolti in preghiera 5mila fedeli nel primo giorno del nuovo anno, celebrando la Messa della Solennità di Maria Madre di Dio, Papa Francesco offre un’ampia riflessione sul senso dell’incarnazione di Dio, quindi rivolge il suo pensiero a Benedetto XVI scomparso ieri.

Oggi affidiamo alla Madre Santissima l’amato Papa emerito Benedetto XVI, perché lo accompagni nel suo passaggio da questo mondo a Dio.

Poi la preoccupazione del Papa è per quanti stanno affrontando dure prove in aree di conflitto, fra stenti e soprusi, e non possono celebrare le festività natalizie. E invita ad acclamare, “per quanti non hanno pace”, Maria, “la donna che ha portato al mondo il Principe della pace”.

L’anno, che si apre nel segno della Madre di Dio e nostra, ci dice che la chiave della speranza è Maria, e l’antifona della speranza è l’invocazione Santa Madre di Dio.

“Preghiamo la Madre in modo speciale per i figli che soffrono e non hanno più la forza di pregare, per tanti fratelli e sorelle colpiti dalla guerra in tante parti del mondo, che vivono questi giorni di festa al buio e al freddo, nella miseria e nella paura, immersi nella violenza e nell’indifferenza”

Maria ascolta sempre le nostre richieste

Ma ricordando l’invocazione alla Vergine nell’Ave Maria “Madre di Dio, prega per noi peccatori”, che i fedeli recitano nelle situazioni più disparate, “nelle lingue più diverse, sui grani del rosario e nei momenti del bisogno, davanti a un’immagine sacra o per la strada”, il Pontefice assicura che a quest’invocazione la Mamma Celeste “sempre risponde, ascolta le nostre richieste”, dandoci anche speranza, di cui abbiamo bisogno come la terra ne ha della pioggia.

L’amore concreto di Dio per gli uomini

Nella sua omelia, Francesco, parlando di Dio fattosi uomo e che in Maria “si è legato per sempre alla nostra umanità come un figlio alla mamma”, tanto che “la nostra umanità è la sua umanità”, cita la Gaudium et spes, precisando che con l’incarnazione Cristo si è unito “in certo modo ad ogni uomo Ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo”. Nascendo da Maria Vergine, insomma, si è reso “in tutto simile a noi fuorché nel peccato”.

Ecco che cosa ha fatto Dio nascendo da Maria: ha mostrato il suo amore concreto per la nostra umanità, abbracciandola realmente e pienamente. Fratelli, sorelle, Dio non ci ama a parole, ma coi fatti; non “dall’alto”, da lontano, ma “da vicino”, dal di dentro della nostra carne, perché in Maria il Verbo si è fatto carne, perché nel petto di Cristo continua a battere un cuore di carne, che palpita per ciascuno di noi!

Fare come i pastori: andare e vedere

Attraverso Maria, chiarisce il Papa, “la pace di Dio vuole entrare nelle nostre case, nei nostri cuori, nel nostro mondo”. Per accoglierla, suggerisce Francesco, bisogna fare come i pastori di Betlemme, “persone povere e forse anche piuttosto rudi”, che “hanno riconosciuto per primi il Dio vicino, il Dio venuto povero che ama stare con i poveri”, che sono andati e hanno visto per primi la Madre con il Bambino. L’invito del Papa, allora e di “andare e vedere”.

Sporcarci le mani per fare del bene

Anzitutto andare, senza indugio, imitando i pastori che, ricevuto l’annuncio della nascita di Cristo da un angelo, non esitarono a mettersi in cammino “per andare a vedere un Bambino adagiato in una mangiatoia”. “Perché di fronte alle cose importanti bisogna reagire prontamente – sollecita il Pontefice – non rimandare; perché ‘la grazia dello Spirito non comporta lentezze’”.

Per accogliere Dio e la sua pace non si può stare fermi e comodi aspettando che le cose migliorino. Bisogna alzarsi, cogliere le occasioni di grazia, andare, rischiare.

Francesco esorta, dunque, a darsi da fare e non sperare soltanto che le cose cambino, perché nella Chiesa e nella società, tanti aspettano il bene che ciascuno può dare.

E, di fronte alla pigrizia che anestetizza e all’indifferenza che paralizza, di fronte al rischio di limitarci a rimanere seduti davanti a uno schermo con le mani su una tastiera, i pastori oggi ci provocano ad andare, a smuoverci per quel che succede nel mondo, a sporcarci le mani per fare del bene, a rinunciare a tante abitudini e comodità per aprirci alle novità di Dio, che si trovano nell’umiltà del servizio, nel coraggio di prendersi cura. Fratelli e sorelle, imitiamo i pastori: andiamo!

Tenere aperti gli occhi di fronte a ciò che conta

E poi vedere. Il Papa sottolinea che è importante “abbracciare con lo sguardo, restare, come i pastori, davanti al Bambino in braccio alla Madre. Senza dire nulla”, semplicemente restando in silenzio, adorando e accogliendo “con gli occhi la tenerezza consolante di Dio fatto uomo”.

All’inizio dell’anno, tra le tante novità che si vorrebbero sperimentare e le molte cose che si vorrebbero fare, dedichiamo del tempo a vedere, cioè ad aprire gli occhi e a tenerli aperti di fronte a quel che conta: a Dio e agli altri. Sentiamo … abbiamo il coraggio di sentire lo stupore dell’incontro, che è lo stile di Dio, cosa ben differente dalla seduzione del mondo, che ti tranquillizza. Lo stupore di Dio, l’incontro, ti dà pace; l’altro soltanto ti anestetizza e ti dà tranquillità.

Trovare il tempo per stare con Dio e ascoltare gli altri

Spesso, presi dalla fretta, non troviamo il tempo per sostare “un minuto in compagnia del Signore per ascoltare la sua Parola, per pregare, per adorare, per lodare” e nemmeno, osserva Francesco, “per ascoltare la moglie, il marito, per parlare con i figli” o dedicare spazio agli anziani o ai nonni, “per guardare la profondità della vita e riscoprire le radici”. Occorre, allora, imparare a vedere, imitare i pastori e per questo chiederci se siamo capaci “di vedere chi ci vive accanto, chi abita il nostro palazzo, chi incontriamo ogni giorno nelle strade”. Imparare “a capire con il cuore”, imparare a vedere.

Maria Madre di Dio pone davanti ai nostri occhi il Signore venuto in mezzo a noi, conclude il Papa, non resta che riscoprire “nello slancio di andare e nello stupore di vedere i segreti per rendere quest’anno davvero nuovo e vincere la stanchezza del rimanere o la falsa pace della seduzione”.

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