Festival della Dottrina sociale : l’audacia di credere nel futuro

Vatican News

Luca Collodi – Verona

“La pandemia ha scosso la società del benessere dal torpore di credere che sia possibile una realtà non vera e di vivere individualmente ed egoisticamente, senza rendersi conto che le cose possono andare male, indipendentemente dalla nostra volontà”. E’ il manifesto che apre l’XI edizione del Festival della Dottrina Sociale in corso alla Fiera di Verona fino a domenica prossima sul tema: “Audaci nella speranza. Creativi con coraggio”. “La pandemia ha reso ancora più evidente ciò che la crisi economica e sociale in precedenza aveva evidenziato e cioè che la vita non è quella che abbiamo in mente o che vorremmo che fosse ma é quella che è nella sua verità e nella sua durezza.” Tra i temi al centro del dibattito la sanità, la democrazia, giovani e famiglia, economia e ambiente.

Audacia e creatività

“L’ottimismo, afferma il padre gesuita Francesco Occhetta, fondatore della ‘Comunità di Connessioni’, per sua natura è una disposizione psicologica che guarda alla realtà solo dal suo lato migliore, a rischio di creare illusione, con il pericolo di non comprendere la lezione di vita che abbiamo ricevuto”. “Il futuro è il coraggio di ricostruire con una dimensione di speranza e creatività che nella Bibbia è il fondamento per realizzare, non solo con parole nuove ma anche con progetti, un mondo in cui si può vivere in maniera inclusiva rispetto ai temi che ci pone la storia”. “Abbiamo il dovere – spiega ancora – non solo di promuovere questo modello ma anche di testimoniarlo ai giovani che hanno una sfida davanti a loro, quella della scomposizione della democrazia liberale che dopo il Covid potrebbe portare verso una democrazia ambientale, cogliendo così anche la sfida e l’opportunità che la Chiesa sta testimoniando”. “E’ dunque possibile rigenerare la democrazia attraverso i territori, che rappresentano virtuosismi che vanno connessi. Operazione che va fatta dal basso in un sistema che il Papa chiama ‘processo’, nel quale possono nascere volti nuovi, competenze e strutture. I padri costituenti hanno già vissuto questo, avendo- conclude padre Occhetta – il compito di rilanciare la fiducia e la speranza dopo le rovine della Guerra”.

Democrazia ed elite

“Il baricentro della Dottrina sociale della Chiesa, prosegue il professor Flavio Felice, docente di Storia delle Dottrine Politiche all’Università del Molise e membro del Comitato scientifico delle Settimane sociali, è la persona e non è possibile immaginare un processo democratico che non abbia al centro la persona umana”. “La pandemia sta mettendo a dura prova le democrazie che devono prendere delle decisioni di interesse comune, dovendo nello stesso tempo rispettare il diritto di ciascuno. Ciò – spiega il professore – non è impossibile, ma certamente è una grande sfida quella che la pandemia sta imponendo alle istituzioni democratiche. La democrazia, oggi in crisi, è un processo di inclusione sociale”. “Una democrazia – continua Felice – che non includesse sarebbe la democrazia degli altri e dunque una democrazia percepita come oligarchia e come una cristallizzazione delle elite. Quando la democrazia non si riesce a rinnovare, allora non è più inclusiva, ed è quello che sta accadendo. Il problema – conclude – non è l’esistenza delle elite, ma il fatto che siano sempre le stesse a scegliere a chi trasferire il loro potere”.

Ascolta l’intervista a Flavio Felice

Il valore dei diritti

“Spero che i 20 anni di presenza militare della coalizione internazionale in Afghanistan non siano andati perduti. Lo dico pensando a tutti quei ragazzi sia italiani, 53 caduti più 723 feriti e mutilati, e le migliaia di soldati della coalizione internazionale”. Così il generale Giorgio Battisti, già Capo di Stato Maggiore missione Isaf in Afghanistan, per il quale la generazione che è nata durante la presenza italiana nel Paese, che ha conosciuto un modo di vivere diverso, abbia possibilità di trarre spunto da questa nostra presenza non per un modello di vita o istituzionale, ma soprattutto per trovare stimoli per poter rivendicare i propri diritti, soprattutto le donne. “La speranza, guardando al popolo afghano, è – afferma – oggi difficile da immaginare con il freddo e la fame, la grave carestia che stanno interessando il Paese con gli aiuti internazionali finanziari che sono stati bloccati . La democrazia è un valore che nasce dalla cultura, dalla storia, dalla religione di ogni popolo”. “Noi europei – conclude il generale – ci abbiamo messo circa mille anni per arrivare ad uno schema di democrazia più o meno equilibrato. La Costituzione inglese risale infatti al 1100. Portarla nel giro di pochi anni nel mondo non ha senso. Esportarla, secondo il nostro punto di vista, ritengo che non possa avere un grande successo”.

Ascolta l’intervista al generale Giorgio Battisti

La speranza

Il Festival della Dottrina Sociale si è aperto nella serata di giovedì scorso con un incontro, moderato dal direttore di Avvenire Marco Tarquinio, tra il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Gualtiero Bassetti, e l’economista Giulio Tremonti, già ministro. Il porporato ha ricordato la sua paura di morire, colpito da Covid nei mesi scorsi, e il desiderio di chiedere al Signore un “supplemento di partita per adempiere ancora qualche occasione di bene”. Bassetti ha ricordato la figura del venerabile don Tonino Bello. “Chi ha speranza, ha sottolineato il cardinale citando lo scomparso vescovo di Molfetta, cammina, non sfugge, si incarna nella storia senza paura, con la grinta del lottatore che cambia e non subisce la storia”. Per l’economista Tremonti la speranza deve servire il bene comune e non può essere messa al servizio dei banchieri e degli algoritmi della rete.