Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Svolta nella guerra civile che oppone il governo etiope al Fronte Popolare di liberazione del Tigray. Alcune settimane fa i miliziani erano arrivati a minacciare addirittura la capitale Addis Abeba. Ora invece le truppe regolari – è stato annunciato – hanno ripreso il controllo delle città di Dessié e Kombolcha, nella regione di Amhara, confinante a sud ovest col Tigray. I due centri erano stati conquistati dai ribelli in ottobre. I reparti etiopi, comandati personalmente dal primo ministro Abiy Ahmed, sarebbero entrati anche in altre località strategiche per la loro vicinanza ad Addis Abeba. La situazione denota l’emergenza della situazione per l’Etiopia. Lo stesso premier è stato costretto a scendere in campo in prima persona per evitare che il conflitto assumesse una via di non ritorno per l’esercito etiope.
Guerra e carestia
Il conflitto iniziato più di un anno fa, visti gli ultimi sviluppi, non accenna dunque a diminuire di intensità e ci si aspetta ora una reazione del Fronte di Liberazione. I ribelli non confermano l’avanzata dell’esercito e parlano delle proprie posizioni come ormai stabilizzate e consolidate. Intanto centinaia di migliaia di abitanti tigrini continuano a subire le conseguenze della peggior carestia degli ultimi dieci anni, sia a causa delle violenze armate, sia dell’endemica siccità che colpisce l’intero Corno d’Africa. La mancanza cronica di cibo convinse il governo nel giugno scorso a proclamare una tregua unilaterale, proprio per cercare di ravvivare il comparto agricolo.
La preghiera del Papa
Più di una volta il Papa ha espresso preoccupazione e pregato per la fine del conflitto in Etiopia, invitando al dialogo. All’Angelus domenicale del 7 novembre scorso il Pontefice ha parlato delle notizie che giungono dal Corno d’Africa, in particolare dall’Etiopia “scossa da un conflitto che ha causato numerose vittime e una grave crisi umanitaria”. Il Santo Padre ha invitato tutti alla preghiera per quelle “popolazioni così duramente provate” rinnovando il suo appello “affinché prevalgano – ha detto – la concordia fraterna e la via pacifica del dialogo”.