Chiesa Cattolica – Italiana

Emergenza umanitaria in Etiopia: violenze su donne e bambini

Gabriella Ceraso – Città del Vaticano

“La gravita’ e la portata dei crimini sessuali commessi sono particolarmente scioccanti, equivalenti a crimini di guerra e forse a crimini contro l’umanita’ “.Sono pesanti le parole del segretario generale di Amnesty Agne’s Callamard, a margine della presentazione in queste ore del Rapporto nato da decine di testimonianze raccolte tra le giovani donne della regione devastata dalla guerra del Tigrai. Schiavitù, mutilazioni e violenze come arma per degradare e disumanizzare, abusi che sono stati indagati dalle autorita’ etiopi, con almeno tre soldati condannati per stupro e altri 25 che stanno affrontando accuse simili. I presunti autori infatti sarebbero le truppe della vicina Eritrea, e forze di sicurezza e milizie della regione etiope di Amhara, vicina al Tigrai.

Un conflitto che non risparmia nessuno

La crisi innescata, tranne brevi parentesi, dagli scontri iniziati nel novembre scorso dopo che il primo ministro Abiy Ahmed ha inviato l’esercito federale per rimuovere le autorita’ regionali dal Tigre’ People’s Liberation Front (TPLF), non ha precedenti, si sta estendendo e non risparmia nessuno. Di queste ore è anche la forte preoccupazione dell’Unicef alla notizia dell’uccisione di oltre 200 persone, tra cui più di 100 bambini, in attacchi contro sfollati che avevano trovato rifugio in una struttura sanitaria e in una scuola nella regione degli Afar (nell’Etiopia settentrionale) in settimana. È riportato che siano state distrutte anche forniture alimentari essenziali in un’area che sta già registrando livelli di emergenza di malnutrizione e insicurezza alimentare”. A denunciare è il direttore generale dell’Unicef, Henrietta Fore. 

“L’intensificazione dei combattimenti ad Afar e in altre aree vicine al Tigray – dove gli scontri stanno dilagando da settimane – è disastrosa per i bambini. Segue mesi di conflitto armato in tutto il Tigray che hanno messo circa 400.000 persone, tra cui almeno 160.000 bambini, in condizioni simili alla carestia. Quattro milioni di persone – afferma Henrietta Fore – sono in crisi o in livelli di emergenza di insicurezza alimentare nel Tigray e nelle regioni limitrofe di Afar e Amhara. Più di 100.000 sono stati i nuovi sfollati a causa dei recenti combattimenti, che si aggiungono ai 2 milioni di persone già sradicate dalle loro case”.

L’Unicef chiede un cessate il fuoco immediato

Secondo le stime dell’Unicef il numero dei bambini che soffriranno di grave malnutrizione per il prossimo anno è in aumento di 10 volte. L’impegno è di dispiegare forniture di emergenza e squadre mobili per la salute e la nutrizione in tutta l’Etiopia settentrionale per fornire assistenza urgente, ma i combattimenti – afferma la Fore – devono cessare. “La catastrofe umanitaria che si sta diffondendo nel nord dell’Etiopia è causata dal conflitto armato e può essere risolta solo dalle parti in conflitto. L’Unicef chiede a tutte le parti di porre fine ai combattimenti e di attuare un immediato cessate il fuoco umanitario. Soprattutto, chiediamo a tutte le parti di fare tutto ciò che è in loro potere per proteggere i bambini dai pericoli”.

Chiamata alle armi del premier Abiy Ahmed

Ma l’ultimo appello del premier etiope non lascia ben sperare. Abiy Ahmed, ha lanciato un appello ai suoi cittadini ‘abili’ affinche’ si uniscano alle forze armate negli scontri in atto nel Tigre’ e nelle vicine regioni. “E’ il momento giusto per tutti gli etiopi, idonei e maggiorenni – ha dichiarato –  di unirsi alle forze di difesa, alle forze speciali e alle milizie e mostrare il loro patriottismo”. Non è accaduto dunque quanto dichiarato dal premier nei mesi scorsi, cioè la promessa di una rapida vittoria: la guerra è invece ripresa con particolare vigore a giugno quando le forze tigrine hanno riconquistato la capitale regionale Mekele costringendo l’esercito etiope a un rapido ritiro. Da allora il Fronte di Liberazione si e’ spinto a Est e a Sud e non ha mai avuto seguito il cessate il fuoco unilaterale proclamato dal governo per l’ingresso degli aiuti umanitari.

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