Chiesa Cattolica – Italiana

Economy of Francesco, al via la Summer School su economia e beni comuni

Debora Donnini – Città del Vaticano

“L’economia che da secoli si occupa di beni privati ora deve focalizzarsi di più sui beni comuni”, e per bene comune si intende un bene è che consumato contemporaneamente da più persone ed è anche un bene scarso. Con queste parole Paolo Santori, tutor della Summer School di The Economy of Francesco, offre una panoramica del percorso formativo che si tiene nella sede della LUMSA a Gubbio, dal titolo “Ripensare l’economia a partire dai beni comuni”. Dal 29 agosto al 4 settembre, una serie di lezioni frontali e workshop scandiranno le giornate col pensiero rivolto anche all’evento internazionale del prossimo 2 ottobre ad Assisi, che la mattina sarà gestito a livello nazionale in ciascun Paese e il pomeriggio vivrà incontri “virtuali” a livello internazionale.

Ascolta l’intervista a Paolo Santori

Nell’Economy of Francesco si vogliono riportare al centro della scienza economica quei beni comuni globali come l’atmosfera, le foreste, gli oceani, la biodiversità, per questo, spiega Santori, si è organizzato un corso annuale on-line invitando professori da tutto il mondo –  la cosiddetta Economy of Francesco School di cui è anche coordinatore – e come conclusione questa Summer School, dove ci saranno due lezioni su questo tema da parte di Robert Frank, un economista americano, e del premio Nobel Joseph Stiglitz, sul tema delle disuguaglianze, sulle nuove povertà delegate al Covid anche in relazione ai beni comuni. Questa dei beni comuni, sottolinea Santori, è una questione su cui si riflette da anni, basti pensare ad un articolo, uno dei principali, “La tragedia dei beni comuni”, che è del ’68 e che già nel 1911, di beni comuni si era occupata una delle prime economiste donne, l’americana Katharine Coman.

Economy of Francesco Summer School

L’economia comportamentale al centro

Alla Summer School i circa 35 partecipanti sono per la maggior parte dottorandi in economia, ma anche filosofi e sociologi, e il carattere è interdisciplinare. Il primo giorno, ad esempio, si attingerà alle fonti del pensiero economico francescano, che ha introdotto riflessioni molto interessanti sui beni comuni, sul tema della proprietà, ma principalmente l’oggetto di studio sarà quello della disciplina cosiddetta “behavioral economics”, “l’economia comportamentale”: si farà molta teoria dei giochi, molti esperimenti, perché il problema è cercare di capire come coordinare le azioni individuali e iniziare a ragionare con prospettive di gruppo, proprio per la gestione di questi beni comuni. Quindi, l’idea è che i ragazzi vadano via da questo corso portandosi degli strumenti che potranno utilizzare anche nelle loro realtà, nei percorsi di studio, ma anche nelle realtà accademiche perché la gestione dei beni comuni ha un livello economico ma anche politico.

Sulle orme dei francescani

Rispondendo alla domanda se le masterclass, i villaggi, le scuole, in sintesi i diversi incontri che compongono The Economy of Francesco, possano essere considerati un laboratorio permanente, Santori spiega che possono essere visti in questo modo, ma anche come un periodo in cui giovani economisti, che hanno sensibilità per il bene comune che parta dai poveri, possano arricchirsi, in due o tre anni, per poi tornare nelle università e nei luoghi di lavoro portando alcuni messaggi e fare quello che ha chiesto Papa Francesco, cioè “trasformare i luoghi di lavoro in cantieri di speranza”. Ovviamente, oltre allo studio, ai laboratori, ai vari workshop e conferenze, sono state previste anche delle visite culturali in alcune città significative come Assisi, Gubbio, Sansepolcro. Quello francescano è, infatti, un pensiero ricco sia a livello di teoria economica che pratica. I francescani sono stati, ad esempio, i grandi teorici del giusto prezzo, e a livello pratico basti pensare ai Monti di Pietà, cioè queste proto istituzioni finanziarie il cui scopo era rendere bancabile chi bancabile non era – i poveri, gli esclusi – e toglierli dall’usura. Quindi, è un’economia a misura d’uomo che parte dagli ultimi.

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