Dubai, all’Expo giovani di fedi diverse vivono la fratellanza

Vatican News

Alessandro Di Bussolo – Dubai

“Fratellanza umana in azione”, è il tema scelto per il secondo Festival promosso all’Expo 2020 di Dubai dal ministero per la Tolleranza e la Coesistenza degli Emirati Arabi Uniti, e l’Alto Comitato della Fratellanza Umana, per promuovere nel concreto i principi del Documento sulla Fratellanza Umana firmato tre anni fa ad Abu Dhabi dal Papa e dal Grande Imam di Al-Azhar, massima autorità dell’Islam sunnita, dalla libertà religiosa al rifiuto del terrorismo.

Quattro giorni di confronto tra giovani, leader religiosi e politici

Dal 2 fino al 5 febbraio, nella settimana nella quale viene celebrata la seconda Giornata internazionale della Fratellanza Umana del 4 febbraio, giorno della firma della Dichiarazione, una quarantina di giovani da tutti i continenti e di diverse fedi e i rappresentanti delle grandi religioni mondiali insieme ai decisori politici, è il proposito degli organizzatori, “si confrontano su come attuare i principi di coesistenza pacifica e fraternità tra le persone di diverse culture e nazionalità, lavorando insieme su progetti che servono la società e il mondo, assicurando un futuro migliore per tutti”.

Il “Salotto dei giovani”: Coltivare la Fratellanza umana

La mattina del 2 febbraio, nel Padiglione dei Giovani dell’Esposizione Universale, sul tema “Coltivare la Fratellanza umana”, il ministro per gli Affari Giovanili negli Emirati Arabi Uniti Shamma Al Mazrui,  il giudice Abdulsalam, segretario generale dell’Alto Comitato della Fratellanza umana, e Andrea Fontana, ambasciatore dell’Unione Europea negli Emirati Arabi Uniti, hanno dialogato con una quarantina di giovani venuti da tutto il mondo, accolti grazie al progetto “Youth Majlis”, il salotto dei giovani.

Iniziativa di Ue, Emirati e Alto Comitato della Fratellanza

Si tratta di un’iniziativa in collaborazione tra l’Alto Comitato della Fratellanza Umana, l’Unione europea e l’Autorità federale della gioventù degli Emirati Arabi Uniti, nata dal desiderio di dare ai giovani la possibilità di costruire legami più forti in tutto il mondo e legata all’impegno dell’Unione europea di celebrare il 2022 come Anno della Gioventù”. Lo Majlis dei giovani, spiegano gli organizzatori, “mira a riunire giovani e decisori in un dialogo coinvolgente su ciò che è necessario per coltivare la fraternità umana in diversi settori”. Ogni relatore ha spiegato come ha cercato di coltivare i diversi pilastri della fraternità umana nel suo campo d’azione, e i giovani partecipanti hanno poi posto domande in un dialogo aperto, che ha permesso un vero scambio di idee.

Promuovere i principi del Documento sulla Fratellanza Umana

Il tutto all’interno del programma del secondo Festival della Fratellanza umana, che mira a promuovere i principi del Documento sulla Fratellanza Umana per la pace mondiale e la convivenza comune, firmato il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi, “come la pace, la libertà di credo, la tolleranza, l’etica, la protezione dei luoghi di culto, la lotta al terrorismo, la cittadinanza attiva, le relazioni Est-Ovest, i diritti delle donne, i diritti dei bambini, la protezione delle persone vulnerabili”.

La sessione di pittura sotto la cupola di Al Wasl

Nel pomeriggio, una ventina di giovani studenti universitari degli Emirati e di altri Paesi del mondo, musulmani, indù, cristiani ed ebrei, sono stati protagonisti per quattro ore di una sessione di pittura, guidati dalle artiste internazionali del gruppo “We love art”. In una sala all’interno del Padiglione degli Emirati Arabi Uniti, che si affaccia sulla grande cupola aperta di Al Wasl, cuore pulsante dell’Expo, hanno dipinto insieme nello spirito della Fratellanza umana. Seguendo le indicazioni iniziali di Denise Schmitz, artista fondatrice di “We love art”, e delle sue collaboratrici, ma secondo la propria personale sensibilità, hanno riprodotto sulla tela la Gioconda di Leonardo, la Persistenza della memoria di Dalì e il volto di un cammello di un artista marocchino.

Maria dalla Russia: uniti dall’arte, linguaggio universale

Maria Yandulova, architetto e artista russa di “We Love art”, che ha studiato in Italia e sposato un compagno di studi italiano per poi trasferirsi con lui a Dubai, è convinta che sia “bello che noi artisti che veniamo da tanti Paesi diversi possiamo insegnare a questi ragazzi le tecniche affinate nei nostri Paesi. Qui negli Emirati non ci sono altre scuole d’arte, è una cosa nuova anche per loro”. Ed è entusiasta dell’iniziativa, perché “l’arte è un linguaggio che unisce le nazioni, non ha barriere religiose, di età o di sesso. Siamo tutti uguali, abbiamo lo stesso pennello, lo stesso colore che applichiamo attraverso i nostri occhi, portando sulla tela le nostre emozioni. E questo è bello. Attraverso l’arte ci capiamo, parliamo la stessa lingua”.

Zahra: “Fratellanza è avere la mente aperta”

Accanto a lei Zahra Khalifa, del ministero della Tolleranza e Coesistenza degli Emirati, impegnata in gruppi per la tolleranza in università, ci dice che “quello che facciamo è mettere insieme gli studenti e gli atenei, farli conoscere e costruire la tolleranza nella pratica quotidiana”. Nel contesto degli Emirati Arabi, spiega, “tolleranza è sinonimo di fratellanza, ed è il significato di questa sessione di pittura. Per noi tolleranza non è solo sopportare qualcuno che non si conosce o non ci piace ma è essere curiosi, imparare ad amare quella persona che è diversa da te e avere la mente aperta, per comprendere e imparare da differenti culture e persone differenti, anche se non sei d’accordo con loro. Così non rimani chiuso solo con quelli come te e della tua stessa cultura. E’ vivere in armonia e imparare gli uni dagli altri, perché il mondo migliora solo se uniamo le forze”.

La lezione di Leonardo e Salvador Dalì

Il titolo scelto per la sessione di pittura è “Lamasat”, che in arabo significa “essere in contatto”, “e qui lo facciamo attraverso l’arte – spiega – che è un linguaggio universale, ed è davvero facile unire le persone in questo modo. Anche gli artisti sono persone che uniscono culture differenti, perché sono famosi. La scelta di far dipingere la Monna Lisa di Leonardo è perché è uno dei dipinti più conosciuti e amati nella storia. E Salvador Dalì, che descrive il tempo come illusione, ci spiega che viviamo in una realtà che si muove molto velocemente, e ci fa capire che non è tempo di perdere la connessione tra noi. Il cammello poi è il simbolo del deserto, che fa parte del nostro ambiente, da difendere dai cambiamenti climatici”.