Difendere istruzione e formazione, vittime della pandemia

Vatican News

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Le ripercussioni della crisi sociosanitaria legata alla pandemia ricadono su tutti i settori e non solo su quello determinante dell’occupazione. Bisogna mettere a fuoco le conseguenze negative nel campo dell’istruzione e della formazione. E il punto – è stato ribadito al webinar – è che  si tratta di conseguenze che hanno un’onda lunga e che dunque si faranno sentire nei prossimi mesi e prossimi anni.

La piattaforma di dialogo

Il webinar ha rappresentato un’occasione di incontro e di confronto, sui temi educativi più urgenti, tra istituzioni europee, delegati della Comece e responsabili dell’Istruzione e Formazione Permanente (Ifp). Hanno partecipato tra gli altri Janine Costa, della Rappresentanza Permanente del Portogallo all’Ue;  Joao Santos, della Commissione europea;  Miriam Lexmann  deputata del Parlamento europeo; Denis Leclerc,  dell’Associazione Maisons Don Bosco;   Paolo Nardi, della Associaizone COMETA Formazione;  Alfredo Garmendia, Centro San Viator, Red EBI e HETEL.

La mancata scolarizzazione

Siamo di fronte a un’emergenza educativa per molti studenti che non hanno potuto frequentare la scuola durante i mesi più duri di lockdown. I partecipanti sono stati d’accordo nel raccomandare che si cominci  a tracciare un bilancio in tema di  mancato apprendimento perchè questo rappresenta un’ipoteca sulle generazioni future. I prossimi passi in questo settore sono fondamentali per il futuro dei cittadini europei e le giovani generazioni. La formazione dei giovani – è stato sottolineato – è essenziale perché la ripresa auspicata trovi cittadini e società  più resilienti e pronte per le sfide future.

Il piano di azione avviato

L’obiettivo è tradurre nel concreto i principi e le linee programmatiche contenute nella Dichiarazione di Osnabrück recentemente adottata sull’istruzione e la formazione professionale. Si tratta del documento firmato a novembre 2020 nella città tedesca della bassa Sassonia, da ministri responsabili dell’istruzione e formazione professionale (VET) negli Stati membri dell’Ue, le parti sociali europee e la Commissione europea.  Il documento, che sostituisce le conclusioni di Riga del 2015, definisce nuove azioni politiche in materia di Ifp per il periodo 2021-25. Integra e rende operativa la visione e gli obiettivi strategici della raccomandazione del Consiglio europeo sull’istruzione e la formazione professionale per la competitività sostenibile, l’equità sociale e resilienza.

Un impegno decennale

Nella dichiarazione di Osnabrück i ministri promettono di contribuire alla ripresa post-Covid 19.  E’ fondamentale – hanno sottolineato i rappresentanti delle istituzioni europee –   il dialogo, come quello promosso dal webinar, per capire come sviluppare ulteriormente l’area europea dell’istruzione e della formazione attraverso sistemi innovativi. E’ importante, anzi urgente,  assicurare sistemi orientati al futuro per sostenere la transizione digitale e quella verde per migliorare l’occupazione e la competitività, stimolando la crescita economica. Dalla Commissione europea è arrivato l’ennesimo appello a considerare il ruolo fondamentale delle politiche, anche nazionali, per l’istruzione e la formazione, nei nuovi orientamenti strategici per la crescita sostenibile dell’Unione.

L’allarme per le discrepanze sociali

Tra le conseguenze della pandemia purtroppo c’è la crescita delle disuguaglianze e delle discrepanze sociali. C’è  l’annosa  questione – ha ribadito la Comece – di non lasciare indietro gli studenti che non riescono, per la situazione economica delle famiglie, a tenere il passo degli aggiornamenti tecnologici.  In particolare,  la  formazione professionale – è stato ricordato – ritorna centrale per lo sviluppo socio-economico dello spazio europeo in un quadro di azione per il prossimo decennio. Tanto più in considerazione della pandemia, deve essere centrale la combinazione tra istruzione e formazione pratica, per comprendere prima ancora che accompagnare le esigenze attuali e future della società e dell’economia. In definitiva, serve – è stato raccomandato – una formazione inclusiva e di qualità, ma anche una nuova cultura di apprendimento permanente.