Dialogo tra cattolici e ebrei, Cei: approfondirlo è chiave dell’identità cristiana

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Michele Raviart – Città del Vaticano

“Realizzerò la mia buona promessa”. È questo passaggio tratto dalla “Lettera agli esiliati” del profeta Geremia il tema dalla 33.ma Giornata del dialogo tra cattolici ed ebrei, che si celebra oggi. “Un’importante occasione per curare il rispetto, il dialogo e la conoscenza della tradizione ebraica” “soprattutto in questo tempo – ed episodi come i cori nazisti e la svastica sulla bara dopo un funerale a Roma all’insaputa del parroco lo dimostrano – in cui purtroppo “assistiamo a deprecabili manifestazioni di cancellazione della memoria e di odio contro gli ebrei”. Così si legge nel messaggio della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della Cei, per questa occasione, pubblicato lo scorso primo dicembre. 

Vivere positivamente nella realtà

In particolare, dalla Lettera di Geremia agli ebrei esiliati a Babilonia – in cui il profeta unisce alle “indicazioni su come vivere il tempo dell’esilio” una promessa per il futuro – possono essere tratte indicazioni sulla situazione attuale. “La comunità in esilio aveva una duplice tentazione: perdere ogni speranza e costruire una comunità chiusa, distaccata e ripiegata su se stessa”, scrivono i vescovi italiani. Allo stesso modo nel tempo della pandemia “come credenti, abbiamo avuto le stesse tentazioni: perdere la speranza e chiuderci in comunità sempre più autoreferenziali”. L’invito di Geremia, invece, era “a stare positivamente nella realtà”.

L’ospitalità è al centro delle tradizioni ebraica e cristiana

Inoltre, ed è un altro spunto fornito dalla Cei, “gli esiliati si danno da fare per il Paese, lavorano, investono energie per la terra, persino pregano il Signore per il benessere di quel Paese”. “L’ospite e lo straniero”, ricordano, sono “una risorsa per il Paese”; lo straniero è una benedizione e l’ospitalità, “così centrale nelle tradizioni ebraica e cristiana, può essere lo “stile” con cui oggi i credenti stanno nella storia e animano la società”.

Un elemento chiave dell’identità cristiana

“Questa giornata, come direbbe Papa Francesco, non serve per creare degli spazi, ma serve per avviare dei processi”, spiega don Giuliano Savina, direttore dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei. “E’ molto importante il dialogo ebraico-cristiano”, ribadisce, “in quanto la posta in gioco è l’acquisizione della coscienza dei cristiani dei loro legami con il gregge di Abramo e delle conseguenze che ne derivano sul piano dottrinale, per la disciplina, la liturgia, la vita spirituale della Chiesa e addirittura per la sua stessa missione nel mondo oggi. Dobbiamo affermare una cosa molto importante, che non è ancora acquisita: il dialogo con gli ebrei è un elemento chiave dell’identità cristiana e necessita di un investimento nella pastorale”.

Ascolta l’intervista integrale a don Giuliano Savina, intervenuto a Radio Vaticana con Voi

Gli eventi di oggi in tante diocesi

Iniziative sul tema di questa Giornata di dialogo sono in programma in molte diocesi italiane. A Perugia il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo della città e presidente della Cei, dialogherà con Marco Cassuto Morselli, presidente della Federazione delle Amicizie ebraico-cristiane e la professoressa Annarita Caponera, docente di ecumenismo ad Assisi. Al Museo Ebraico di Roma il convegno “Ebraismo e cristianesimo alla prova della pandemia”, vedrà coinvolto il cardinale vicario Angelo De Donatis, il rabbino capi della comunità ebraica di Roma Riccardo di Segni e il cardinale Josè Tolentino de Mendonça, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa.  Il Centro Giovanni Paolo II per il dialogo interreligioso, insieme all’istituto ecumenico dell’Angelicum consegnerà poi, in una cerimonia online, il premio per gli studi cattolico-ebraici al reverendo Ryan Muldoon, sacerdote nell’arcidiocesi di New York, per la sua tesi su “La terra dei nostri padri nella fede: Il ruolo teologico della terra di Israele per il dialogo ebraico-cattolico contemporaneo”.

Maria Vingiani e Jules Isaac, pionieri del dialogo

Al fine di favorire la preparazione alla Giornata odierna, inoltre, l’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei ha preparato un Sussidio per le diocesi in cui, oltre a un commento al già citato passo di Geremia e a uno schema di liturgia della Parola incentrata su questo tema, ci si propone di ricordare due figure che molto hanno fatto per favorire l’amicizia tra le due religioni. Maria Vingiani, che promosse il celebre incontro tra Papa Giovanni XXIII e lo storico ebreo francese Jules Isaac, che aprì il percorso verso la Dichiarazione conciliare Nostra aetate e lo stesso Isaac, che con il suo libro “Gesù e Israele” contribuì a superare molti pregiudizi tra le due fedi. Ricordiamo che proprio il 17 gennaio del 2016 Papa Francesco visitò il Tempio Maggiore di Roma, in quella che è stata la terza visita del Pontefice, dopo Giovanni Paolo II nel 1986 e Benedetto XVI nel 2010.