Davos, chiuso il Forum ma restano le preoccupazioni per inflazione e disuguaglianze

Vatican News

Se sarà recessione, sarà un atterraggio morbido, rassicurano dal vertice economico mondiale. L’economista Becchetti: la vera soluzione strutturale all’inflazione è il passaggio alle fonti rinnovabili. E sull’acuirsi delle disuguaglianze rilancia l’economia cooperativa, dove si crea valore in maniera molto più sostenibile; più attenzione a sanità e istruzione

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Il World Economic Forum di Davos si chiude con la prospettiva di un 2023 che andrà “meglio di quanto si temesse” per la crescita, almeno stando alle parole di Kristalina Georgieva, presidente del Fondo monetario internazionale. Sarà necessaria, tuttavia, una opportuna “prudenza”.

Se sarà recessione, sarà un ‘atterraggio morbido’

I policy maker riuniti all’ultima giornata di lavoro del Forum economico mondiale concordano: se sarà recessione, si tratterà comunque di un atterraggio morbido. In sintesi, da Davos arriva un quadro che dice di una spesa corrente sotto controllo e di una spinta agli investimenti (spendendo i soldi del Recovery Fund europeo e di altre facilities europee). L’economista Leonardo Becchetti, docente all’università di Roma “Tor Vergata”, fa il punto sul messaggio complessivo che giunge dal vertice in Svizzera e avanza proposte per la riduzione delle profonde disuguaglianze sociali che si sono acuite anche in Italia.

Ascolta l’intervista a Leonardo Becchetti

Professore, la presidente della Bce, Lagarde, ha dichiarato a Davos che contro l’inflazione si farà “ciò che è necessario”. La soddisfa?

Il problema è che sembra si continui ad ignorare il fatto che questa inflazione è diversa, quindi non è la Banca Centrale che riduce l’inflazione aumentando i tassi, ma è la riduzione del prezzo dell’energia; quindi un’inflazione dal lato dell’offerta, le cui dinamiche dipendono soprattutto dalle dinamiche del prezzo dell’energia. Infatti siamo arrivati al picco, come si dice, proprio perché i prezzi stanno cominciando a scendere. Quindi, la vera soluzione strutturale all’inflazione è il passaggio alle fonti rinnovabili, ridurre la nostra dipendenza dalle fonti fossili, come ha ben capito il presidente americano Biden, che ha varato un enorme piano di incentivi alle rinnovabili, che ha chiamato Inflaction Reduction Act. È lì che si gioca il grosso della partita.

Pare che le prospettive per l’economia mondiale siano in fase di miglioramento, almeno secondo il Fondo Monetario Internazionale, che però avverte: ‘dobbiamo essere cauti’…

Questo miglioramento delle previsioni riflette il fatto che sembra siamo arrivati al picco dei prezzi del gas, i prezzi ora stanno scendendo. I Paesi stanno diversificando le fonti di energia, il progresso tecnologico sta cambiando con estrema rapidità e quindi dobbiamo avere un po’ di pazienza, ma penso che la situazione stia sicuramente migliorando, anche perché i Paesi europei hanno diversificato le fonti di produzione; sono stati sorpresi, nel momento in cui ovviamente c’era una forte dipendenza dalla Russia. Oggi questa dipendenza, anche a livello di gas, non c’è più perché è stata diversificata; abbiamo posto le condizioni per uno sgonfiamento dei prezzi e una riduzione dell’inflazione.

Il Primo ministro olandese ha esortato alcuni Paesi tra cui l’Italia a ridurre il proprio debito perché sta danneggiando la crescita economica nel lungo periodo. L’invito è a introdurre cambiamenti nel settore pensionistico, per esempio…

L’Olanda è l’ultimo Paese che può parlare da questo punto di vista perché la sua concorrenza fiscale all’interno dell’Unione europea riduce la capacità dei Paesi di ridurre il debito e droga un po’ la situazione; quindi prima di tutto l’Europa dovrebbe fare un atto di chiarezza e di trasparenza ed evitare queste concorrenze interne fiscali. Dopodiché, bisogna essere attenti, bisogna fare del debito buono, una spesa buona e con il PNRR abbiamo dimostrato che è possibile finanziare anche grossi progetti e investimenti infrastrutturali nell’Unione europea senza avere poi delle conseguenze molto negative sul fronte dei mercati finanziari e del debito perché poi la Banca centrale europea sa intervenire. Continuando su questa strada a mio avviso non c’è nessun problema di impatto sulla crescita.

Il rapporto Oxfam, che è stato pubblicato proprio in occasione del World Economic Forum di Davos, ha messo in luce che dal 2020 l’1% della popolazione più ricca si è accaparrata il 63% della ricchezza globale. Come cercare di porre un riequilibrio nelle forti disuguaglianze che si sono generate?

Bisogna intervenire sulla diseguaglianza ex-ante, cioè prima del pagamento delle tasse, e su quella ex-post, dopo il pagamento delle tasse. La riduzione ex-post avviene con la progressività fiscale che quindi è molto importante, la riduzione ex-ante arriva invece con l’accesso universale all’istruzione, alla sanità. È molto importante nei prossimi mesi che il nostro Paese ponga questa attenzione alla istruzione universale, alla salute e soprattutto a curare quelle che sono ormai le gravi diseguaglianze del nostro sistema sanitario nazionale che è un fiore all’occhiello ma purtroppo l’accesso non è più così facile come un tempo e, soprattutto, dopo il Covid c’è l’intasamento anche del settore pubblico della sanità per cui oggi abbiamo una doppia corsia: le persone che hanno reddito possono accedere al privato e quindi accelerare i tempi delle cure, le persone che non hanno reddito hanno delle file d’attesa lunghissime e quando le situazioni sono molto gravi hanno dei tempi veramente lunghi.

Sappiamo che oggi in Italia le diseguaglianze di salute sono molto forti tra territori e sappiamo che ci sono forti migrazioni sanitarie e che l’aspettativa di vita è diversa a seconda dei livelli di istruzione. Credo che bisogna lavorare molto da questo punto di vista e soprattutto anche far vincere quel modello di economia che crea valore in modo meno diseguale e lo distrugge meno, lo fa restare sul territorio e nel tempo. Si tratta di incentivare quella che noi chiamiamo l’economia civile, l’economia cooperativa, un’economia dove si crea valore in maniera molto più sostenibile.

C’è anche la questione dei tassi. La sostenibilità dei mutui per alcune fasce sta diventando un serio problema…

Ripeto, non è che abbiano questo effetto così forte sull’inflazione però è normale che i tassi crescano in periodi di alta inflazione perché l’inflazione agisce anche per portare a valore il rendimento negativo di risparmi e quindi con tassi reali negativi, il valore dei BTP, dei Bond crolla. Quindi è evidente che quando un tasso aumenta c’è un doppio effetto: da una parte purtroppo peggiora la situazione dei debitori e quindi chi ha i mutui eccetera… Dall’altra però migliora la situazione dei creditori. E non sono solo le banche, sono tutti i cittadini che hanno per esempio titoli di Stato italiani o che le acquistano sul mercato.