Chiesa Cattolica – Italiana

Dalla cura per la terra, una speranza per i più fragili

Cecilia Seppia – Città del Vaticano

Ottavio dice che la terra è la sua casa e l’agricoltura il suo lavoro. La passione di Simona sono le marmellate e le creme spalmabili, e quella di nocciole assicura, “è davvero buonissima”. A Marco, invece, piace stare a contatto con gli animali: in particolare con gli asini, che accudisce fin da piccoli. C’è poi chi, come Vincenzo, preferisce dedicarsi all’orto: seminare, zappare e innaffiare le verdure, destinate alla vendita. Simone adora le fragole che coltiva in serra: vederle spuntare, dopo averle tanto curate, è per lui una specie di prodigio di fronte al quale non smette di stupirsi, peccato che al momento della raccolta, una la mette nel cestino, l’altra in bocca perché “sono troppo buone, è impossibile resistere!” E come dargli torto!

Il progetto delle fattorie sociali

Tutti questi ragazzi, accolti dalla Fondazione “Oltre il Labirinto” di Treviso, soffrono di disturbi dello spettro autistico, ma come ci racconta il presidente Mario Paganessi, nella cura della terra, trovano ogni giorno una “cura” alla loro patologia, mettendo a segno piccoli grandi progressi e miglioramenti, capaci di regalare gioia agli operatori che li seguono, alle famiglie, agli amici ma anche la prospettiva di una vita normale. “Portiamo avanti il progetto delle Fattorie Sociali (Farm4Autism) da diversi anni e ogni volta, cerchiamo di arricchirlo con attività diverse, laboratori – afferma Paganessi -. Fondamentale in questi luoghi è il contatto con la natura che riesce a stimolare nelle persone con disabilità mentale, capacità emotive e comportamentali e offrire loro una risorsa di inclusione, un futuro lavorativo in autonomia ma soprattutto l’esperienza, spesso preclusa, di recuperare la dignità, di sentirsi parte attiva nella società. Noi diciamo sempre: ‘cura la terra e la terra curerà te, rispetta la terra e la terra ti rispetterà’ e questo ‘slogan’ vale certo per i nostri ragazzi ma, come sostiene il Papa, dovrebbe essere un imperativo per tutti gli uomini, per tentare di recuperare quell’alleanza tra l’umanità e l’ambiente che farebbe bene ad entrambi e che oggi sembra essersi spezzata”.

Prima di seminare, i ragazzi preparano il terreno

Difendere la terra prendendosi cura dei più fragili

“Oltre il Labirinto”, nasce nel 2009, ben prima della pubblicazione dell’enciclica Laudato si’, eppure, afferma il presidente, “ci sentiamo una comunità che vive pienamente le parole di Francesco” quando dice che: non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani, soprattutto i poveri, i fragili, gli emarginati dalla società… “Tutto è collegato. Per questo si richiede una preoccupazione per l’ambiente unita al sincero amore per gli esseri umani e un costante impegno riguardo ai problemi della società”. (LS, 91).

L’impegno dei ragazzi nelle fattorie inizia al mattino presto

Una goccia in mezzo al mare

“Quando nell’enciclica si parla di ecologia integrale – prosegue Paganessi – quando il Papa dice che l’uomo è parte integrante della natura, dell’ambiente in cui vive e guai a pensarci come qualcosa di altro dal Creato, ecco questi concetti rispecchiano in pieno il nostro modo di agire. Il progetto di salvare il mondo è senza dubbio ambizioso, ma non ci si può tirare indietro, solo perché fa paura o perché si pensa di non essere in grado. Noi magari siamo una goccia in mezzo al mare, è vero, ma abbiamo capito l’urgenza non solo terapeutica per i nostri ragazzi, di tornare alla terra, tornare a dialogare con essa. I nostri ragazzi sono tra quei soggetti fragili, deboli di cui parla il Santo Padre, come debole è oggi la natura, ma insieme diventano forti!”

La coltivazione delle piante a crescita veloce danno molta soddisfazione ai ragazzi

Agricoltura e laboratori

I giovani ospiti della Fondazione, nata dall’intuizione comune di genitori di bambini autistici, che hanno messo le proprie competenze a servizio di un bene più grande, lavorano all’aperto per nove mesi l’anno, oltre ovviamente a partecipare a tanti laboratori, come quello di cucina che ha avuto un grande successo: coltivano orti, seminano piante in serre, raccolgono frutti. Si accorgono che lavorare la terra è impegnativo, faticoso, ma anche tanto gratificante. Inoltre per chi come loro ha difficoltà a relazionarsi col mondo esterno, a capirlo, a comunicare con gli altri, l’agricoltura diventa un porto sicuro. Imparano il linguaggio delle piante e la loro autostima cresce al passo di una pianticella di pomodoro. Comprendono il ciclo della vita e se ne sentono parte. “Questo porta benessere – afferma Paganessi – inclusione sociale, riduzione delle stereotipie di comportamenti e l’acquisizione di competenze tecnico-operative specifiche che possono, in casi ad alto funzionamento, essere replicati e declinati in un’attività più grande e dunque generare inclusione lavorativa”. Per questo molte aziende del territorio, in Veneto, hanno deciso di sostenere la Fondazione, dando vita a progetti di impresa sociale e divenendo così parte di quel circolo virtuoso che è in grado davvero di operare un’inversione di rotta.

I ragazzi della fondazione impegnati nel confezionamento di prodotti biologici

La scelta di realizzare prodotti biologici

Ognuno nella fattoria ha il suo compito preciso, regole da rispettare, turni da seguire, ma tutti sono accomunati dal desiderio di alzarsi la mattina, vestirsi e correre a lavorare. E’ un richiamo antico e potente quello che arriva dalla terra! Tra l’altro in questo podere di Treviso, si realizzano solo prodotti biologici, che prevedono cioè la totale assenza di inquinanti e di elementi esterni a quelli che la natura già offre e tutti sono ottenuti con tecniche produttive nel pieno rispetto delle risorse naturali, della vita degli organismi viventi, nella salvaguardia della biodiversità. Tutte tematiche contenute nella Laudato si’ che ispirano da sempre la Fondazione “Oltre il Labirinto”.

Le molteplici attività all’interno della fondazione

Parte di un disegno più grande

“Spesso i nostri ragazzi non hanno coscienza di tutto questo – afferma Paganessi – ma io credo che in qualche modo sappiano di contribuire con il loro lavoro, alla cura della nostra Casa comune. Certo, tutti i nostri prodotti sono biologici e inoltre noi lavoriamo con esperti e maestri di bottega che utilizzano tecniche di produzione pienamente rispettose dell’ambiente, così per l’olio, per il gelato, per la crema di nocciole. Mettiamo in campo anche progetti di riciclo. Ad esempio coi tappi di sughero, che andrebbero altrimenti buttati via chissà dove, e invece col recupero del sughero noi creiamo cose bellissime, realizziamo addirittura pannelli per l’edilizia o mobili, cassetti… Quello che traspare dai volti dei nostri giovani è sempre la gioia, la felicità pura di far parte di qualcosa di più grande di loro! Guardandoli al lavoro o impegnati in varie attività verrebbe quasi da dire che pur nella difficoltà sono loro i veri protagonisti della conversione ecologica e da loro possiamo imparare tanto”.

Oggetti ottenuti dal riciclo di materiali
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