Chiesa Cattolica – Italiana

Da Lampedusa a Milano: i barconi dei migranti diventano violini grazie ai detenuti

Alessandro Di Bussolo – Opera (Milano)

Quante cose può contenere un pezzo di legno coperto di vernice scrostata e rovinato dalla salsedine. In quei dieci barconi spiaggiati a Lampedusa, arrivati al carcere milanese di Opera in una fredda ma limpida mattina di fine febbraio, su due Tir che hanno attraversato l’Italia, c’è il suono struggente delle onde, il sangue versato dai migranti che non ce l’hanno fatta, la speranza di una nuova vita per chi quella traversata alla fine l’ha superata. E ci sarà, dopo più di 300 ore di sapiente lavoro, la magia della musica di un violino, di una viola o di un violoncello, che porteranno attraverso le note, in tutto il mondo, il dramma di chi è costretto a lasciare la sua casa e i suoi affetti per fuggire da guerre, povertà o carestie.

Il lavoro di cinque detenuti, nel laboratorio di liuteria

Se poi ad operare questa metamorfosi saranno le mani di cinque detenuti del carcere di Opera, impegnati nel laboratorio di liuteria e falegnameria sotto la guida dell’artigiano che ha creato la prima “croce di Lampedusa” e dal liutaio che ha plasmato il primo “violino del mare”, la rinascita, la rigenerazione e perfino il riscatto saranno completi.

Una persona detenuta al lavoro nel laboratorio di liuteria

Un’iniziativa della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti

“Metamorfosi” è infatti il nome dato al “progetto di progetti” promosso dalla Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, in collaborazione con il Ministero dell’Interno, l’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli e la Casa di Reclusione Milano – Opera, e presentato questa mattina nel carcere alle porte della metropoli lombarda. Dal legno di dieci barconi prelevato dal molo Favaloro di Lampedusa e donati dal ministro Luciana Lamorgese ad Arnoldo Mosca Mondadori – l’imprenditore milanese che dieci anni fa ha creato la Fondazione, che in Italia e all’estero sostiene le fasce più fragili della società – nasceranno crocifissi, rosari e strumenti musicali per far suonare l’”Orchestra del mare”.

Due barconi nel giardino del carcere, per le scuole

Un progetto di reinserimento sociale perché la “trasformazione” avverrà nella falegnameria dove prestano servizio alcune persone detenute, coordinate dall’artigiano Francesco Tuccio e dal liutaio Enrico Allorto. Ma anche culturale per creare consapevolezza, soprattutto tra i giovani, di una realtà “spesso rimossa – spiega Mondadori – o guardata con indifferenza e affrontata in modo ideologico”. Grazie alla collaborazione della direzione del carcere di Opera, due barconi saranno a disposizione di scuole e gruppi perché i migranti possano testimoniare come si viaggia ammassati in più di novanta su barche di 9 metri.

Un barcone viene adagiato nel giardino del carcere di Opera

Il viaggio della Croce di Lampedusa

Con il legno di altre barche è stata creata la Croce di Lampedusa, simbolo dell’odissea dei migranti: 2 metri e 60 centimetri, 25 chili di dolore, che non si è mai fermata dal 9 aprile 2014, quando Papa Francesco l’ha benedetta in Vaticano. Da quel giorno viaggia di mano in mano, genera incontri e solidarietà tra popoli di varie culture e religioni. E’ affidata ad una staffetta spontanea che l’ha accompagnata in oltre 2400 tra chiese, santuari, luoghi di culto in Europa e nel mondo. Altre cinque croci di Lampedusa sono già in viaggio nei cinque continenti, ma con il legno nuovo saranno intagliati rosari e crocifissi da appendere alle pareti delle scuole. “L’obiettivo – ribadiscono i promotori – è combattere l’indifferenza con l’arte, la cultura e la preghiera”.

Barconi sotto sequestro, destinati alla demolizione

E la sfida, chiarisce ancora Arnoldo Mosca Mondadori, è offrire “una testimonianza culturale di un dramma epocale attraverso i legni simbolo dell’immigrazione, dando allo stesso tempo lavoro ai detenuti”. A Lampedusa le imbarcazioni in legno utilizzate per raggiungere la porta d’Europa restano sotto sequestro per anni. “Queste barche dovevano essere distrutte – chiarisce il presidente della Fondazione, che il Papa, nell’udienza del 4 febbraio, ha salutato come “il mio amico” – noi le abbiamo chieste per trasformarle in simboli del dramma dell’immigrazione e farne strumento di cultura”.

Il violino del mare appena completato nel laboratorio del carcere di Opera

Il primo “Violino del mare” suonato davanti al Papa

Il primo “Violino del mare” realizzato dal maestro liutaio Enrico Allorto con i detenuti assunti nel laboratorio dalla Cooperativa Casa dello Spirito e delle Arti, è stato presentato all’inizio di febbraio a Francesco, che ha incontrato la Fondazione per i suoi dieci anni di vita. Davanti al Papa, nella Sala Clementina del palazzo apostolico, è stato suonato da Carlo Parazzoli, primo violino dell’accademia di Santa Cecilia, che ha eseguito i “canto del legno”, composto dal maestro Nicola Piovani.

Entro il 2023 altri sette violini, una viola e un violoncello

Per celebrare l’arrivo dei dieci barconi nel carcere di Opera, il “Violino del mare” viene suonato invece da Carlo Lazzaroni, docente al Conservatorio di Modena. Nel Laboratorio dove oggi operano Vincenzo, Claudio, Nicolae e Andrea, nel corso del 2022, saranno realizzati un secondo violino, la prima viola e il primo violoncello, che completeranno un quartetto d’archi. Nel corso del 2023 le persone detenute realizzeranno con lo stesso legno 6 violini. L’Orchestra del mare sarà così completata entro la fine del 2023 e sarà prestata alle ensemble che ne faranno richiesta.

Una “Orchestra del mare” che suonerà in tutto il mondo

Orchestre anche straniere ed artisti di fama li utilizzeranno per concerti in tutto il mondo. “Così porteranno con loro – prosegue Mondadori – una cultura della conoscenza, dell’accoglienza e dell’integrazione attraverso la bellezza e le armonie. E’ un progetto che parla attraverso l’arte e la spiritualità, andando oltre qualsiasi strumentalizzazione politica di un tema così delicato, davanti al quale bisogna fare prima di tutto silenzio”. “Nei giorni scorsi ho assistito sull’isola a uno sbarco di persone migranti – racconta ancora il presidente della Fondazione – e ho toccato le loro mani gelate. Tremavano dal freddo, c’erano bambini. Se un politico usa queste persone per avere voti, è da cacciare. Di fronte a questa umanità si deve tacere e fare i conti con noi stessi”.

Il direttore del carcere: “Un recupero di dignità umana”

Il direttore del carcere di Opera, Silvio Di Gregorio, sottolinea che il progetto Metamorfosi “può offrire una ulteriore opportunità di cambiamento alle persone detenute, se lo vorranno. Costoro avranno l’occasione di una rilettura ‘sapienziale’ del proprio crimine mentre, con infinita pazienza, piallano e levigano i legni dei migranti che tanto raccontano delle umane sofferenze. Il tempo dedicato a questo lavoro li aiuterà a recuperare la propria dignità umana e, quindi, a cambiare i punti cardinali della propria vita, prendendosi cura della comunità civile e contribuendo con il proprio lavoro al ‘progresso materiale o spirituale della società’, come recita la Costituzione italiana”.

Cartabia: “Una seconda occasione per persone e legno”

Tra i messaggi inviati alla presentazione del progetto, quello del ministro della Giustizia, Marta Cartabia, che ringrazia per un’iniziativa che “intreccia le speranze e i drammi dei migranti con le attese e i dolori dei detenuti, nel linguaggio universale della musica”. Oggi, spiega, “diamo una seconda vita ad assi all’apparenza irrecuperabili, che potranno essere sublimate in strumenti musicali. Allo stesso tempo diamo una seconda occasione a chi, mentre espia la sua pena, lavorerà per trasformare quei barconi” in strumenti musicali.

Lamorgese: “Così istituzioni e società civile camminano insieme”

L’iniziativa, sottolinea il ministro dell’Interno Lamorgese nel suo messaggio, “evidenzia la capacità di istituzioni e società civile di camminare insieme verso un impegno comune: offrire un nuovo progetto di vita grazie al lavoro di chi sta espiando la propria pena nel carcere di Opera ed in altri istituti penitenziari che aderiranno al progetto. Il fatto che il legno dei barconi arrivati a Lampedusa prenderà la forma di strumenti musicali assume un forte valore simbolico, un segno di speranza come i presepi già realizzati per il Natale 2021”.

Un progetto aperto a nuovi contributi

Mondadori e i suoi collaboratori cercano “aziende disponibili ad aiutarci per rendere questo progetto sempre più ampio, per dare lavoro ed arrivare con il suo potente messaggio a più persone possibile”. La donazione dei 10 barconi è stata possibile anche grazie alla sensibilità di diverse realtà istituzionali, tra cui l’agenzia delle Dogane diretta da Marcello Minenna con il funzionario dell’agenzia lampedusana Luca Benini, la prefettura di Agrigento e la procura della Repubblica presso il Tribunale della città siciliana.

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