Da dentro un bunker a Kiev mentre i russi entrano con i blindati ucraini

Vatican News

Andrea De Angelis – Città del Vaticano 

Nessuno pensava a un simile scenario. Le parole di Nello Scavo, nel corso del programma Radio Vaticana con Voi, non lasciano spazio a dubbi: Kiev è sotto attacco, di fatto a sorpresa. Se il Donbass poteva essere diventato, negli ultimi giorni, un ingresso probabile dei russi in Ucraina, lo stesso non si può dire per quanto riguarda i bombardamenti in corso nella capitale. Il giornalista inviato di Avvenire in Ucraina ha una lunga esperienza in zone di guerra. Il suo lavoro di inchiesta per quanto concerne i flussi migratori nel Nord Africa e nei Balcani lo ha portato a vivere da quasi due anni sotto scorta. In particolare le inchieste realizzate per far conoscere all’opinione pubblica gli abusi commessi contro le persone migranti in Libia. Oggi si trova dunque a Kiev, per raccontare ancora una volta ciò che sta accadendo, ora dopo ora. 

Ascolta l’intervista a Nello Scavo

Nello, raccontaci innanzitutto come è trascorsa la notte nella capitale ucraina.

Una notte di bombardamenti, di scambi di colpi in vari punti della città e adesso ci prepariamo ad affrontare quella che per Kiev sarà probabilmente la giornata più dura e difficile. I carri armati russi sono tra i venti e i trenta chilometri di distanza, ma ci sono già gruppi di incursori arrivati nel centro della città. Questa mattina abbiamo avuto una notizia da fonti abbastanza attendibili di alcuni blindati ucraini conquistati dalle forze russe, che ora con le insegne ucraine stanno entrando in centro città. Questo servirà a disorientare ancora di più la popolazione che sta cercando rifugio negli scantinati e nei bunker. Senza dimenticare la notizia di alcuni caccia russi partiti dalla Russia in queste ore per dirigersi sopra di noi. 

Blindati ucraini conquistati dai russi, dunque, diretti verso il centro di Kiev. 

Sì, una tecnica di combattimento che i russi utilizzano spesso. Naturalmente non è sufficiente a disarticolare una città, a conquistarla. Ma contribuisce a creare il terrore: chi si troverà davanti un mezzo blindato con le insegne ucraine, non saprà chi ha davanti. Questo cambia completamente la situazione sul campo, anche perché molti uomini di Kiev stanno arruolandosi nelle cosiddette milizie civili, che però non si sa bene come saranno coordinate. Il timore è che nel giro di un paio di giorni si possa arrivare ad una guerra casa per casa. 

Intere famiglie a rischio, anche le scuole e le metropolitane sono luoghi di rifugio?

Sì, è così. Le metropolitane sono quasi un luogo di rifugio naturale per tante persone. In città rimane chi non è potuto scappare, ieri abbiamo visto file chilometriche di vetture e soprattutto centinaia di persone disperate fare l’autostop, supplicando gli automobilisti di fermarsi e farle salire a bordo. Persone che provavano ad aprire le portiere per trovare la salvezza, disposte ad andare ovunque purché lontane da Kiev. Noi ora ci troviamo in un luogo abbastanza sicuro, siamo in un bunker, con noi ci sono donne, minori, animali domestici. Il lavoro che fanno le mamme è encomiabile, cercano di fare vivere ai bambini quanto accade come un gioco, ben sapendo che fuori da qui c’è tutt’altro tipo di gioco. 

Le persone si sentono abbandonate dalla comunità internazionale oppure si aspettavano quanto sta accadendo?

Posso dirti che nessuno a Kiev si aspettava un attacco alla capitale. La città è impreparata, ci sono colonne di persone ai bancomat, alle farmacie. I cittadini della capitale davano per scontato che la guerra avrebbe riguardato i territori indipendentisti. Per quanto riguarda il rapporto con l’Occidente, documentiamo la speranza di chi si aspetta l’intervento esterno per porre fine al conflitto, che però così diventerebbe ancora più largo. Non sappiamo cosa accadrà, tutto è davvero imprevedibile.