Chiesa Cattolica – Italiana

Cura degli oceani, sinodalità e formazione al centro dell’Assemblea dell’Oceania

Si avvia a conclusione l’appuntamento continentale svoltosi a Suva, nelle isole Fiji, seconda tappa del percorso sinodale in preparazione alla Plenaria dei vescovi in Vaticano. Nel corso dei lavori è stato presentato il contributo della commissione teologica locale sui tre temi scelti dall’Assemblea, e l’apporto delle Chiese di rito orientale presenti nei Paesi della regione del Pacifico per la crescita sinodale di tutta la Chiesa

di Sr Bernadette Reis, fsp – Suva, Fiji

Cura degli oceani, sinodalità e formazione alla missione, sono i tre temi principali su cui si è concentrata l’Assemblea continentale del Sinodo dell’Oceania che ha l’obiettivo di raccogliere le proposte, da inviare alla Segreteria generale del Sinodo, legate alla cultura, alla sensibilità, al modo di vivere la fede nel concreto delle realtà sociali ed ecclesiali del proprio continente.  Per un ulteriore approfondimento sui tre temi scelti, un gruppo di teologi ha presentato ai partecipanti all’Assemblea, un video con i risultati della loro “riflessione teologica comunitaria”. 

Il contributo della Commissione teologica

“Il nostro gruppo – spiega a Vatican News Sandie Cornish, docente senior presso la Scuola di Teologia dell’Università Cattolica Australiana e membro del Segretariato della FCBCO, Federazione delle Conferenze episcopali cattoliche dell’Oceania, per l’Assemblea di Suva -, era composto da donne e sacerdoti, religiosi e laici. Persone provenienti da Fijii, Papua Nuova Guinea, Nuova Zelanda e Australia. Le nostre discipline teologiche comprendevano la Scrittura, la teologia pratica, la teologia sistematica e l’insegnamento sociale cattolico. Abbiamo potuto offrire ai vescovi qualcosa della teologia che proviene da questa regione per aiutarli nella loro riflessione”. “Queste opportunità di riflessione teologica comune nella regione dell’Oceania sono rare – ha continuato Cornish – perciò è stato davvero bello potervi partecipare”.

L’intervento della dottoressa Sandie Cornish all’Assemblea

La cura degli oceani

Gli abitanti delle nazioni situate nell’Oceano Pacifico hanno sviluppato relazioni con tutte le forme di vita che li circondano, anche il modo in cui gli isolani intendono Dio è influenzato dal luogo in cui vivono. Il gruppo teologico ha ricordato all’Assemblea che la Creazione è stata definita da san Bonaventura come il “Libro della Creazione” in cui si rivela la “relazione tra il Padre e il Figlio/Parola, uniti nello Spirito”. Gli antichi popoli dell’Oceania conoscevano “gli elementi fondamentali del sole, della luna, delle stelle, del vento, delle correnti oceaniche e delle nuvole come guide che consentivano loro di percorrere l’oceano piuttosto che considerarli come ostacoli”. Potevano leggere il mondo naturale come un libro che si rivela, permettendo loro di stringere un legame con la Creazione”. Paradossalmente, la vulnerabilità di queste nazioni insulari è dovuta all’analfabetismo nei confronti del “Libro della Creazione”. Tuttavia, afferma il gruppo, la Parola attraverso la quale è stato creato l’universo è anche la stessa Parola che è diventata vulnerabile fino alla morte.

Membri del gruppo di discernimento e scrittura del documento sintesi dell’Oceania

Il cammino verso una Chiesa più sinodale

Secondo la Commissione teologica, “la Chiesa sta subendo una trasformazione nell’autocomprensione, passando da un’ecclesiologia specchio di una società diseguale, giuridica e difensiva, a quella che fa riferimento a un popolo umile e pellegrino, fatto di persone che camminano insieme come discepoli missionari”. I teologi del gruppo hanno spiegato ai partecipanti all’Assemblea che la sinodalità sta richiamando i cristiani alle loro radici, “abbraccia ciò che è stato fondamentale per la Chiesa primitiva: camminare insieme nel discepolato, nella comunità, nell’unità pur nella diversità e nella trasformazione guidata dallo Spirito…. La sinodalità intende la Chiesa cattolica come una comunità in cammino sulla via della verità”. La sua identità si fonda sul battesimo e “la conversione è quel processo attraverso il quale la Chiesa si sforza continuamente di aderire a Cristo”.

L’importanza della formazione 

Riguardo al terzo tema scelto, il gruppo teologico ha presentato la formazione come ciò che “incoraggia, sostiene e prepara l’intero Popolo di Dio – laici, religiosi o clero – a rispondere all’invito ricevuto nel battesimo a partecipare alla missione di Dio”. Tutti i cattolici battezzati, per partecipare alla missione della Chiesa, hanno bisogno di una formazione che li aiuti a “leggere i segni del nostro tempo, interpretarli alla luce del Vangelo e rispondere ai bisogni delle persone, dei luoghi e delle creature dell’Oceania”. Inoltre, tale formazione deve essere adattata a ogni persona e situazione.

Alcuni vescovi cattolici della Federazione delle Conferenze episcopali di Oceania partecipanti all’Assemblea

Quali i possibili contenuti della formazione in Oceania

I teologi hanno poi sollevato alcune questioni riguardanti gli attuali modelli di formazione, offrendo anche spunti per modelli futuri. Un esempio specifico: “L’Oceania ha bisogno di persone capaci di discernimento che sappiano leggere il Libro della Creazione – hanno detto i teologi – persone che comprendano le forze geopolitiche, culturali ed economiche in gioco nella regione, che abbiano competenze interculturali e che siano impegnate nell’incontro, nel dialogo e nell’accompagnamento. Persone fondate sulle Scritture e sulla loro interpretazione nella tradizione teologica, compresa la Dottrina sociale cattolica. Infine, il continente ha bisogno di persone che accettino con gioia l’invito a partecipare alla missione di Dio. E la formazione ci aiuta ad essere queste persone”.

L’apporto delle Chiese cattoliche orientali

Tra i delegati che partecipano all’Assemblea continentale dell’Oceania per il Sinodo, ci sono anche i rappresentanti delle diverse Chiese cattoliche orientali tra cui monsignor Mikóla Bichók, che guida l’eparchia a Melbourne dei Santi Pietro e Paolo della Chiesa greco-cattolica ucraina, uno dei cinque riti orientali presenti nei Paesi della regione del Pacifico. In un’intervista a Vatican News, il vescovo Bychok ha condiviso la sua esperienza del processo sinodale e alcuni temi emersi durante le consultazioni precedenti a livello locale.

Monsignor Mykola Bychok

Un’esperienza sinodale consolidata

“Il processo sinodale per la nostra Chiesa è molto importante – ha esordito monsignor Bychok – perché siamo una Chiesa sinodale come anche le altre Chiese orientali”. Ha spiegato che i vescovi tengono i propri Sinodi ogni anno “in modo da poter condividere ciò che stiamo vivendo” e identificare “gli elementi positivi e quelli negativi”. Questo, ha proseguito il vescovo, permette alla Chiesa cattolica ucraina di condividere ora la propria esperienza di come una Chiesa possa vivere in modo sinodale. Oltre al Sinodo annuale, il vescovo Bychok ha spiegato che ogni cinque anni si tiene un Consiglio plenario nel quale “non solo i vescovi, i sacerdoti, ma anche i laici” discutono insieme un tema specifico.

Insieme verso la stessa direzione 

Un tema importante emerso durante il processo di consultazione locale è il fatto che, dice ancora il vescovo, “come Chiese orientali, abbiamo il nostro rito, le nostre tradizioni, ma apparteniamo alla Chiesa universale”. Partecipare all’Assemblea di Suva con i vescovi di rito latino e di altri riti orientali presenti nella regione, ha permesso a monsignor Bychok di vivere una “fase speciale della Chiesa universale, perché ci sono vescovi provenienti da tutta l’Oceania, un vero esempio di Chiesa sinodale in cui si cerca di pensare insieme.” Ha ammesso che a volte i vescovi non sono d’accordo tra loro, ma che alla fine, ciò che emerge da queste discussioni produce “risultati speciali non solo per noi, ma per tutta la Chiesa in Oceania. Penso che questo movimento verso un’unica direzione sia il miglior frutto per noi e il miglior frutto del processo sinodale per tutta la Chiesa”.

Exit mobile version
Vai alla barra degli strumenti