Chiesa Cattolica – Italiana

Crisi Covid: al fianco dei nuovi poveri

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

Povertà croniche e nuove povertà. Mai come in questo tempo di pandemia si era visto un aumento costante di famiglie indigenti a causa della crisi economica scatenata dal Covid-19. Una situazione che impegna oltre misura le organizzazioni e le associazioni che operano nel campo della solidarietà, spesso una solidarietà mirata nei confronti dei cosiddetti “nuovi poveri”, cioè coloro che non sono abituati ad un decadimento drastico e improvviso del tenore economico. A singoli e famiglie servono soprattutto pacchi alimentari. A queste fasce sociali in difficoltà, si spera momentanea, vengono in soccorso le organizzazioni del Terzo Settore. Tra queste c’è Unipromos, associazione di promozione sociale, presieduta da Domenico Mamone. L’organismo, con sedi in tutta Italia, sta moltiplicando i suoi interventi, come conferma Luca Cefisi, coordinatore delle attività di Unipromos.

R. – La nostra organizzazione sta cercando con i propri mezzi di contribuire alla gestione della crisi economica che l’emergenza Covid ha provocato. Sappiamo che esiste una crescita delle famiglie in stato di bisogno e che hanno necessità di pacchi alimentari. Questa è una cosa sconvolgente, dato che non stiamo parlando di persone in condizione storica di marginalità, ma stiamo parlando di chi ha perso il lavoro, ai quali le garanzie di emergenza, di reddito non bastano, non sono sufficienti o non sono facilmente accessibili in certi casi. E abbiamo problemi di pacchi alimentari, che, per esempio, la nostra sede di Reggio Emilia sta distribuendo con continuità, Lo stesso stanno facendo altre nostre sedi.

Possiamo dire quindi che nuovi poveri si stanno aggiungendo agli ultimi che sono i senzatetto, quelli verso i quali normalmente si rivolge l’attività…

R. – Noi abbiamo sempre cercato di non concentrarci sulle situazioni di estremo bisogno. Pensiamo ad una società amichevole dove tutto si risolve. Unipromos nasce dall’iniziativa di alcuni piccoli imprenditori, soprattutto agricoli, e quindi abbiamo lavorato sull’agricoltura sociale, sull’inserimento di figure a rischio nel lavoro agricolo, abbiamo lavorato sulla distribuzione di mascherine. Pensiamo che non ci sia una separazione netta tra più bisognosi e meno bisognosi, che stanno un po’ meglio. C’è un ventaglio di bisogni e cerchiamo quindi di operare a 360 gradi e, avendo, per fortuna, una certa capacità di intervento, qualcosa abbiamo fatto in questi anni un po’ dappertutto in Italia.

C’è bisogno soprattutto, come lei ha detto, di beni di prima necessità o anche di qualcos’altro di importante?

Ci sono mancanze un po’ dappertutto, perché la crisi dovuta al Covid ha colpito di sorpresa tutti. Abbiamo visto anche andando a integrare con le risorse del privato sociale, strutture sanitarie anche importanti. Ad esempio, in un importante ospedale romano siamo intervenuti per fornire dei letti mobili di cui avevano necessità. Insomma, non c’è una parte marginale, mentre gli altri stanno bene. Ripeto vi è tutto un sistema che ha delle falle e con la solidarietà e una visione complessiva dobbiamo in qualche maniera arginare le falle. Il Terzo Settore in Italia è importante, ha un ruolo fondamentale, che spesso non viene riconosciuto, ma tiene in piedi e completa sia il mercato sia lo Stato. Noi facciamo cose che spesso il mercato non sa fare o lo Stato non riesce a fare.

Qual è la famiglia tipo alla quale avete dato aiuto?

R. – C’è di tutto, c’è una situazione comunque di mercato del lavoro già fragile, fatto spesso di precariato. Poi ci sono ovviamente figure più deboli.

Facendo una sorta di previsione i prossimi mesi come si presentano e di che cosa avete bisogno voi per esprimere la vostra solidarietà nei confronti delle classi disagiate?

R. – Credo che l’obiettivo principale sia quello di una solidarietà diffusa. Che siamo noi, che sia una delle tante altre organizzazioni o associazioni del privato sociale italiano, non importa. C’è bisogno di dedicare un po’ di tempo a donare in denaro, donare in tempo, donare in attività attraverso organizzazioni serie. Ce ne sono molte che garantiscono la serietà dell’attività. Tutti possiamo e dobbiamo fare qualcosa. Alla fine non si tratta solo di essere buoni, si tratta di essere responsabili e partecipare, quindi, ad uno sforzo collettivo che ci riguarda tutti. 

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