Covid: piano della Croce Rossa per mezzo miliardo di vaccinazioni

Vatican News

Marco Guerra – Città del Vaticano

La Federazione internazionale della Croce Rossa – Mezza Luna Rossa (FICR) ha presentato oggi da Ginevra il suo piano di supporto a un accesso equo ai vaccini COVID-19. L’iniziativa che avrà un costo di 100 milioni di franchi svizzeri (oltre 92 milioni di euro) mira a sostenere l’immunizzazione di 500 milioni di persone e a moltiplicare gli sforzi, insieme ai governi nazionali, per arrivare alle comunità più vulnerabili e difficili da raggiungere, sia nei paesi piu’ ricchi che in quelli in via di sviluppo.

Distribuzione disuguale

Secondo un’analisi della Croce Rossa, la stragrande maggioranza delle dosi di vaccino COVID-19 somministrate finora sono state consegnate in Paesi ad alto reddito. In particolare, quasi il 70% delle dosi di vaccino somministrate finora si è verificato nei 50 paesi più ricchi del mondo. Al contrario, solo lo 0,1% delle dosi di vaccino sono state somministrate nei 50 paesi più poveri. L’FIRC avverte che questa disuguaglianza è allarmante e potrebbe potenzialmente avere un effetto devastante sul tasso di mortalità.

Rischio prolungamento della pandemia

Jagan Chapagain, segretario generale della FICR ha spiegato in conferenza stampa che “questo è allarmante perché è ingiusto, e perché potrebbe prolungare o addirittura peggiorare questa terribile pandemia”. “L’equa distribuzione dei vaccini COVID-19 tra e all’interno dei Paesi è più di un imperativo morale – ha proseguito Chapagain – è l’unico modo per risolvere l’emergenza di salute pubblica più urgente del nostro tempo. Senza un’equa distribuzione, anche coloro che sono vaccinati non saranno al sicuro”.

Volontari già attivati in 66 Paesi

L’FIRC avverte che, se ampie sacche del globo rimangono non vaccinate, il virus COVID-19 continuerà a circolare e a mutare. Questo potrebbe portare all’emergere di varianti che non rispondono ai vaccini, permettendo al virus di infettare persone che potrebbero essere già state vaccinate. Croce Rossa fa sapere che, nell’ambito del piano, saranno sostenuti gli sforzi per costruire la fiducia nei vaccini e per contrastare la disinformazione sulla loro efficacia, “un intervento che è sempre più importante dato che i tassi di esitazione dei vaccini salgono in tutto il mondo”. I volontari della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa raggiungeranno anche comunità e individui che sono economicamente, socialmente o geograficamente isolati per assicurare il loro coinvolgimento. Il personale addestrato sarà, in molti Paesi, responsabile della consegna fisica dei vaccini ai gruppi a rischio e vulnerabili. In questo contesto, già 66 società nazionali della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa sono o saranno coinvolte in campagne di vaccinazione, e altre decine sono in discussione con i loro governi.

Gli appelli del Papa e della Chiesa

E proprio sul tema della distribuzione e dell’accesso ai vaccini lo scorso 22 gennaio la Pontificia Accademia per la Vita ha riaffermato in una nota l’invito a scongiurare la corsa al vaccino, a promuovere una sinergia tra Stati per la distribuzione delle dosi e a non tagliare fuori i Paesi più poveri e quindi le persone più vulnerabili. “Serve – si legge nel testo – individuare con urgenza “opportuni sistemi per la trasparenza e la collaborazione”. Anche Papa Francesco in più occasioni ha ribadito la necessità di una distribuzione equa del vaccino. “Sarebbe triste – ha detto Francesco in un’udienza generale dello scorso agosto – se nel vaccino per il Covid-19 si desse la priorità ai più ricchi”.

Covax e Croce Rossa: identificare vaccini più idonei

E in contemporanea al piano della Croce Rossa, l’iniziativa internazionale Covax, promossa dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) per garantire un equo accesso globale ai vaccini contro il Covid-19, ha annunciato ieri di aver già assegnato un totale di 337 milioni di dosi ai Paesi più poveri, a cui saranno consegnate nella prima metà del 2021.  In un documento di previsione preliminare di distribuzione dei vaccini, la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (CEPI), la GAVI (l’Alleanza mondiale per i vaccini), e l’Oms hanno annunciato che l’assegnazione coprirà una media del 3,3% della popolazione totale di oltre 140 Paesi che accederanno al primo ciclo di consegne. Tuttavia, COVAX ha anche lanciato una serie di avvertimenti sui ritardi nella procedura di elenco delle somministrazioni di emergenza dell’Oms, le interruzioni nelle filiere di approvvigionamento e gli ostacoli relativi alla logistica.

“Quasi ogni giorno abbiamo notizie su nuovi vaccini e queste sono buone notizie. Ora abbiamo vaccini con un’efficacia altissima come Pfiser e Moderna che arrivano al 95%, e poi c’è il russo Sputnik che ha un’efficacia del 90%. Abbiamo un’ambia batteria di vaccini il problema è portarli nei Paesi in via di sviluppo, in queste aree servono vaccini che non hanno bisogno della catena del freddo con frigoriferi a meno 80 gradi, come l’AstraZeneca e il Johnson and Johnson. Nei prossimi mesi dobbiamo indentificare i vaccini più facili da distribuire in condizioni difficili”, spiega a Vatican News Emanuele Capobianco, direttore globale del dipartimento salute della Federazione internazionale della Croce Rossa.

Ascolta l’intervista a Emanuele Capobianco

“In una pandemia ogni Paese è vulnerabile, il virus ha ucciso tantissimo in America Latina e nel mondo Occidentale. L’Asia ha risposto meglio perché ha avuto l’esperienza di altre pandemie” afferma ancora Capobianco, che poi si sofferma su le categorie sociali più fragili presenti in tutti i Paesi, “l’obiettivo è portare i vaccini nei posti più remoti del mondo ma anche tra le popolazioni più vulnerabili, con queste intendo migranti, senzatetto, anziani che non possono deambulare; stiamo individuando queste categorie con i governi”.

I meccanismi di solidarietà

Il direttore del dipartimento salute della Croce Rossa loda infine il clima di collaborazione internazionale che ha portato alla creazione di Covax: “Questa istituzione multilaterale ha l’obiettivo di portare 2 miliardi di vaccini nelle zone povere grazie al finanziamento dei Paesi più ricchi. Il meccanismo di solidarietà internazionale c’è e sta funzionando ma ha bisogno di maggior supporto finanziario e politico”.