Covid-19: la quarta ondata colpisce soprattutto l’Europa

Vatican News

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

I numeri parlano chiaro. La quarta ondata è in pieno svolgimento e i governi sono chiamati ad adottare difficili decisioni per porre un freno ai contagi. Spiccano i dati della Russia dove c’è un nuovo record giornaliero di decessi: 1251. Preoccupante anche la situazione in Germania con oltre 65 mila casi solo ieri. Ma secondo il Koch Institut i dati reali sarebbero il doppio. La regione della Sassonia è il primo Land tedesco che sta pensando di introdurre un nuovo lockdown generale. Anche in Austria drammatico aumento dei contagi: 14 mila nell’ultimo giorno. Annunciata la chiusura a Salisburgo e in tutto il nord del Paese da lunedì. Allo studio del governo di Vienna nuove severe misure generali, oltre all’isolamento già in vigore per le persone non vaccinate. Quanto all’Italia, per la prima volta dallo scorso 8 maggio, si è tornati a superare la soglia dei 10 mila positivi al Covid con 72 decessi.

Quali misure adottare?

Adozione del nuovo green pass e terza dose di vaccino per tutti sono le misure più immediate allo studio dei governi. In pratica in futuro per i non vaccinati potrebbe non bastare il documento che accerta un tampone negativo, ma occorrerebbe anche un certificato di avvenuta guarigione o vaccinazione. Si accelera poi sulla somministrazione della terza dose di siero, inizialmente prevista solo per gli ultra sessantenni e per le categorie a rischio o in condizione di particolare fragilità. Questi i primi passi per porre un deciso freno ai contagi e alleggerire le terapie intensive negli ospedali, che cominciano a tornare in difficoltà. Più prudenza invece su possibili nuovi lockdown in un momento in cui l’economia sembra sta lentamente riprendendo quota, ma è certo che, se la situazione contagi dovesse peggiorare, chiusure e limitazioni negli spostamenti potrebbero essere nuovamente adottate.

Armonizzare tutela della salute e ripresa economica

Quali rischi comporta questa seconda ondata di Covid? Secondo il professor Roberto Cauda, direttore del Reparto di Malattie Infettive del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, siamo in una situazione ben diversa dalle prime ondate, durante le quali il vaccino non era ancora diffuso. E’ importante – afferma – che tutti accedano alla somministrazione di siero anti-Covid. Solo così potremo evitare nuove misure più severe e penalizzanti per l’economia e, allo stesso tempo, salvaguardare la salute pubblica.

Ascolta l’intervista al professor Roberto Cauda

Professor Cauda, possiamo dire che siamo ufficialmente nella quarta ondata di Covid?

Credo proprio di sì, del resto con la ripresa dei contagi c’era poco da dubitarne. Evidentemente questo era nell’aria, perché c’è un numero importante di italiani non ancora vaccinati: 7 milioni, di cui 2 milioni e mezzo al di sopra dei 50 anni, quindi candidati ad un rischio maggiore di forme gravi. E c’è anche il fatto – cosa non secondaria – che con l’autunno e l’inverno si sta più al chiuso e il virus circola di più.

Oltre al vaccino, quindi la terza dose o la prima per chi non si è ancora vaccinato, si sta lavorando su farmaci per curare i contagiati?

A corollario di quanto già detto vorrei dire che siamo in una situazione totalmente diversa dalle prime ondate di pandemia, perché mentre nel passato all’aumento dei contagi corrispondeva un aumento dei ricoveri in ospedale, in area medica, terapia intensiva, e un aumento dei decessi, tutto questo fortunatamente oggi è validamente contrastato da quell’80% e più di italiani che si è vaccinato. Mi permetto anche di aggiungere e consigliare l’uso un po’ più puntiglioso dei mezzi di prevenzione, come la mascherina, il distanziamento, la cautela, di cui forse ci siamo un po’ dimenticati in quest’ultimo periodo visto anche l’andamento favorevole della pandemia. E poi sì, esistono farmaci, uno, che dovrebbe arrivare in tempi piuttosto brevi, è un inibitore della replicazione virale, e un altro, che ha tempi più lunghi, che è un inibitore delle proteasi. Ma bisogna evitare di confondere il vaccino con la terapia. Il vaccino riduce l’infezione e previene dalle forme gravi della malattia. Per quanto riguarda i farmaci, già oggi disponiamo di farmaci efficaci anche iniettabili, i cosiddetti monoclonali: questi ed altri impediscono che si sviluppino forme gravi, l’ospedalizzazione tanto per intenderci, in chi si è infettato. Quindi siamo su due binari diversi, ma non devono questi nuovi farmaci, quelli che ci sono e quelli che verranno, indurre le persone a non vaccinarsi.

Alla luce della situazione attuale, sembra che non sia possibile armonizzare. Salute ed economia: nel senso che o si chiude tutto e ci si salva dai contagi o si riapre salvando si l’economia, ma facendo aumentare i casi di coronavirus…

Con la percentuale di vaccinati che abbiamo raggiunto e anche se quelli che non si sono vaccinati si vaccinassero, e mantenessero, in attesa dell’estensione della vaccinazione all’età pediatrica, le misure di prevenzione e le cautele anche per quelle attività che si sono riaperte, io credo che potremmo vivere tutti una vita più serena e non avremmo problemi economici. È chiaro che il momento è delicato e bisogna far sì che i nostri comportamenti siano tali da non precludere la ripresa economica, che si sta verificando, e al tempo stesso non pagare un prezzo alto in termini di sanità.