Corpus Domini, a Campobasso torna la “Città dei Misteri” in processione

Vatican News

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

C’è sant’Antonio Abate che “resta saldo davanti alle seduzioni del demonio” che però tenta per tutta la sfilata la “donzella”, san Michele che con la sua spada rovescia il trono e il diavolo che c’è seduto sopra, san Leonardo circondato da bambini vestiti da detenuti, lui che ne è il protettore, Abramo con la lunga barba e Isacco sulla sua mano. Sono solo alcuni dei Misteri di Campobasso che tornano in processione dopo due anni di pandemia, per la festa del Corpus Domini. Una tradizione che risale alla seconda metà del 1700 e che prima si era fermata solo davanti alle guerre. Una festa che non è solo folklore, ma ricchezza di spiritualità e anche preghiera.

Tredici “ingegni” che pesano quasi mezza tonnellata

Nel centro storico del capoluogo del Molise, per circa quattro chilometri, dalle 10 alle 12.30, tredici “macchine” o “ingegni” alte fino a sei metri e dal peso di mezza tonnellata, portate da una dozzina di robusti campobassani, vedono protagonisti figuranti adulti ma soprattutto bambini come “statue viventi”. I ragazzini, angioletti ma anche santi e diavoli, sono imbragati in strutture in ferro lavorato molto elastico, e all’incedere dei tredici misteri, sembrano volare in cielo. L’ultima edizione, nel 2019, ha richiamato più di 100 mila visitatori, non solo dal Molise.

Guarda il video dei Misteri di Campobasso

I Misteri di Campobasso in Piazza San Pietro, nel 1999

E il 27 giugno del 1999, alla vigilia del Grande Giubileo del Duemila, i tredici misteri, ideati dal genio di Paolo Saverio di Zinno, che per un anno riposano nel Museo dei Misteri, hanno sfilato anche in Piazza San Pietro, sotto gli occhi di san Giovanni Paolo II. “I ‘Misteri’ – disse allora Papa Wojtyla dopo la preghiera dell’Angelus – non hanno solo un carattere folkloristico, ma rivestono soprattutto un valore religioso. Infatti, con lo stesso ordine della loro sequenza, invitano a meditare sulla storia della salvezza”. Aggiunse che oltre all’Immacolata Concezione e l’Assunzione di Maria, i Misteri “raffigurano Santi particolarmente cari alla devozione popolare, e pongono in luce le meraviglie compiute nell’uomo lungo i secoli dall’amore misericordioso di Dio”. E si augurò “che queste significative forme di religiosità popolare, sgorgate da comunità ricche di fede, continuino ad essere anche oggi validi strumenti di evangelizzazione”.

Dalla Messa nel Museo al saluto nella piazza del municipio

La grande giornata tanto attesa da Campobasso inizia alle 8 con la Messa presieduta dall’arcivescovo Giancarlo Bregantini, sul piazzale del museo, affollato degli “ingegni” e dei figuranti che si preparano a salire. Alle 9 è prevista la “vestizione” e, alle 10, l’inizio della sacra rappresentazione itinerante, con diverse pause lungo il percorso. Ad animare l’incedere delle macchine, che sembrano danzare sulle note del Mosè di Rossini, i diavoli dei misteri di san Michele e sant’Antonio Abate, che “spaventano” e irridono il pubblico e gli altri figuranti. Oggetto della loro attenzione soprattutto la “donzella” ragazza che se riesce a non ridere per tutto il percorso, alla fine viene premiata. (Qui puoi ascoltare la puntata di Strada Facendo sui Misteri di Campobasso)

Anche un bambino ucraino tra i 57 sui Misteri

Tradizioni popolari che rendono solo più animata una festa che è nel cuore dei campobassani da secoli. Alle 13 è in programma la benedizione dell’arcivescovo di Campobasso-Bojano ai Misteri dal Palazzo municipale e alle 13.45 il rientro dei Misteri al Museo. In una conferenza stampa all’inizio della settimana, il presidente dell’ associazione Misteri e Tradizioni, Liberato Teberino, che organizza la manifestazione, ha spiegato che più di 110 bambini si sono presentati per salire sugli ingegni, ma ne potranno salire solo 57, quarantatrè per la prima volta, tra i quali anche un piccolo dall’Ucraina. 

Bregantini: ammirarli è una gioia, raccolgono il lavoro di tutti

L’arcivescovo Giancarlo Bregantini, un trentino che dal 2007 è il pastore della diocesi di Campobasso-Bojano, è uno dei più grandi sostenitori dei Misteri, che da alcuni anni accompagna, nella settimana precedente il Corpus Domini, con una Tenda dell’adorazione eucaristica, ogni anno in una piazza o chiesa diversa della città. Ecco come parla della Festa del Corpus Domini e dei Misteri di Campobasso a Vatican News:

Ascolta l’intervista all’arcivescovo Giancarlo Bregantini

Cosa dirà alla fine della processione ai campobassani, nel suo intervento dal Palazzo del municipio?

Dirò tre cose: innanzitutto un grazie alla mano di Dio che ci ha protetto in questi due anni, perché tutto sommato è stata una situazione a Campobasso, abbastanza dignitosa. Poi l’entusiasmo di poter riprendere sotto la parola rinascita, spirituale, interiore, motivazionale. Non un grazie per una cosa che finisce, ma di una crescita che è nata proprio dall’interno. E questa crescita, è il terzo punto, è dovuta anche al fatto che ci sono dei Santi tra cui per esempio San Rocco, la Madonna stessa, San Leonardo che sono sempre stati dei protettori per la città di Campobasso. Rocco è il patrono che ha vinto la peste. Quindi noi questa domenica diremo grazie a chi ci ha dato che la possibilità di rinascere. Questo è il senso profondo, che poi va ovviamente allargato a tutto quello che è solidarietà, capacità di ascolto, vicinanza a chi ha perduto il lavoro, solidarietà con i giovani, capacità di guardare ai valori autentici. Vedo che mai come oggi c’è bisogno di ridire “grazie” e insieme “Coraggio” alla gente.

Coraggio che ha avuto anche un bambino ucraino, che è ospite della generosità dei campobassani e che ha chiesto di salire su un ingegno, quindi diventare un angelo dei misteri. Molti hanno fatto richiesta di partecipare ma non hanno trovato posto. Cosa spinge secondo lei queste persone voler partecipare in prima persona alla processione?

L’alto numero di bambini è una bellissima cosa perché dimostra quanto sia radicata nell’animo popolare. L’ esperienza che noi abbiamo fatto ci dice proprio che queste realtà sono favolose dal punto di vista della rimotivazione interiore. I tanti bambini dimostrano che festa è a festa di tutti: c’è il nonno, c’è il bambino, c’è l’uomo, c’è la persona che ha sofferto. È bello: i tredici Misteri sono un pezzetto di storia di popolo, di città.

Ma cosa sono oggi i Misteri di Campobasso, folklore, fede, tradizione, esibizione o tutte queste cose insieme?

Sono partiti da un bisogno di esprimere la fede nell’Eucaristia, perché l’Eucaristia è un mistero. I nostri antichi, già nel 1600, poi nel 1700 l’hanno perfezionata, hanno creato una scia di persone, di luoghi e segni, che rappresentano ciò che l’Eucaristia è. Sono misteri che svelano il Mistero, segni che parlano del segno, volti che parlano del volto di Dio in Cristo Gesù presente misteriosamente nell’Eucaristia. E lo fanno attraverso una serie di passaggi molto belli, che rappresentano la storia di questa gente, le chiese di questa città molto nobile e insieme la straordinaria forza che hanno le realtà espressive come le statue. In fondo il folklore da’ vigore alla fede, e la fede attualizza il folklore.

I Misteri di Campobasso sono arrivati anche a San Pietro nel 1999, il 27 giugno, prima del Giubileo del Duemila, e Giovanni Paolo II all’Angelus, dopo averli visti, disse che queste forme di religiosità popolare possono essere anche validi strumenti di evangelizzazione…

Molto vero! Giovanni Paolo II ha aperto questa strada, Papa Francesco l’ha portata avanti. Nell’Evangelii Gaudium ci sono dei paragrafi bellissimi sul fatto che la religiosità popolare, quella vera, profonda, esprime un mistero, che è Cristo Gesù, esprime lo sguardo a Dio, l’attesa di qualcosa di più grande, il dolore che l’uomo vive. Sono tutte modalità molto attuali di rendere vero il Vangelo tramite un’immagine, una statua, i colori, i volti ed questa è la forza espressiva perenne che la ha religiosità popolare.

Lei, nel giorno del Corpus Domini, saluta e benedice i figuranti con una Messa alle 8 proprio davanti al Museo dei Misteri e dove escono gli ingegni e poi verso le 12.30 fa un saluto alla popolazione dal municipio. In questa occasione, due o tre anni fa, ha anche sottolineato il ruolo di catechesi che hanno questi quadri viventi ideati dal genio artistico di Paolo Saverio Di Zinno. Ci vuole ripetere cosa disse?

L’ho fatto perché altrimenti la gente che li vede per la prima volta, rischia di restare nel folklore, all’immagine estetica. In realtà ciascuno di essi è un pezzetto del volto dell’Eucaristia. Abramo è il sacrificio, ha una barba lunghissima bianca bellissima e in alto ha un bimbo che rappresenta suo figlio Isacco, un angioletto. Leonardo ricorda la drammaticità del carcere, lui libera i carcerati, e l’Eucarestia è la capacità di liberare dall’egoismo, dalla paura, dall’ autoreferenzialità le persone, perché divengono capaci di solidarietà. Il mistero di San Michele rappresenta lui che con la spada rende il diavolo impotente, lo incatena e lo uccide. E si vedono alcune sedie molto belle, ricchissime, però rovesciate. Catechesi efficacissima, perché basta guardare quelle sedie e capisci come il potere sia fragile. A ricordo di quello che dice la Madonna nel Magnificat: abbatte i potenti dai troni e innalza gli umili.

Una catechesi che poi lei ha cercato di proseguire istituendo una Tenda dell’Adorazione eucaristica…

La Tenda che noi poniamo per questi otto giorni in mezzo a una piazza o in una chiesa, varia di luogo in luogo, di anno in anno. Ma l’idea è questa: l’Eucaristia è il Signore Gesù che ci viene a visitare, si pone accanto a noi, si fa lui stesso pane, tenda, casa e vive quelle esperienze che viviamo noi. I misteri raccolgono i lavori della gente, la Tenda li raccoglie e li rende adorazione. Nel silenzio anche notturno con le confessioni accanto, con il silenzio di chi adora tutta la notte ed è molto bello nella tenda vedere quanti giovani si affacciano, quanta gente entra silenziosamente, per un periodo, senza calcolare, ma attratti anche da quelle luci e quei segni, quelle immagini che noi facciamo. Si è creato un elemento in più che non ha disturbato la tradizione, ma l’ha arricchita e l’ha resa vera, sempre più eucaristica, sempre più evangelica.

Quest’anno la Tenda è tornata, insieme ai Misteri. Con quale partecipazione e coinvolgimento della popolazione?

Una bella partecipazione. Noi abbiamo preso come immagine una frase di fra Immacolato Brienza (carmelitano scomparso nel 1989 dopo quasi 50 anni vissuti in un letto per un osteomielite deformante, ndr), che è stato dichiarato venerabile dal cardinale Semeraro qui l’11 maggio. Una sua lettera l’abbiamo posta come cuore della Tenda, in questi giorni nella chiesa della Libera. Fra immacolato scrive: “Nell’Eucaristia, mi sento con Dio, anzi mi sento in Dio, e Dio lo sento in me”. C’è tutta la mistica eucaristica di fra Immacolato e con lui di tanti mistici carmelitani. Il fatto che la Tenda è nel cuore della città diventa un messaggio per dire: là dove tu vivi ti puoi sentire in Dio, puoi sentire Dio in te. Mai come oggi, c’è bisogno di questa alleanza fatta presenza. Ieri c’era tantissima gente anche nella processione. E dopo la Messa delle 8 apro l’adorazione che dura fino a mezzanotte, e il sabato tutta la notte. Noi siamo molto contenti di questa ripresa generale, spirituale e anche pastorale. Veramente diciamo grazie a Dio.

La festa del Corpus Domini, ma soprattutto quest’anno i Misteri con la processione, tornano dopo due anni di pandemia. Che invito vuol fare a chi non si trova a Campobassano a unirsi per il Corpus Domini?

La gioia che ho avuto io la prima volta che ho visto questi misteri, sarà la gioia di chi viene a trovarci, anche da lontano. La fama dei Misteri di Campobasso si è diffusa ormai da tanto tempo però ha sempre bisogno di essere declamata e dire: Signore, tu sei il mistero della vita, rendici capaci di dire la nostra vita e renderla un mistero concreto di quello che tu sei, attraverso i gesti quotidiani della nostra vita, lacrime, dolori e attività. Per cui tutta la storia di un popolo è qui dentro. Ecco perché vi dico venite: godiamoci insieme una mattinata di luce che di solito c’è sempre stato un sole grande. L’immagine poi degli angeli in cielo, dell’azzurro del cielo, le immagini meravigliose della storia di queste geniali costruzioni di Di Zinno, questo artista del 1700 che morto tre secoli fa, lui ci dice che è possibile rendere questa festa uno dei massimi momenti della spiritualità popolare dell’Italia.