Chiesa Cattolica – Italiana

Congresso Eucaristico, musica e liturgie ma anche solidarietà per orfani e profughi

Ágnes Gedő e Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

È stata una cerimonia “universale”, tuttavia impregnata della tradizione e della storia dell’Ungheria, la Messa di apertura di ieri del 52..mo Congresso eucaristico internazionale a Budapest. Presieduta dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, alla celebrazione hanno presenziato anche il cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente di Comece, e alcuni patriarchi delle Chiese orientali, tra cui il cardinale Béchara Boutros Raï, capo dei cattolici libanesi. Presenti pure i rappresentanti ecumenici, come il metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento per le Relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca.

La Prima Comunione di 2.100 bambini

Ma a colpire, più della presenza delle autorità civili ed eccelsiastiche, è stata la partecipazione alla Messa di 2.100 bambini di tutta l’Ungheria che hanno ricevuto la Prima Comunione. Accanto a loro, gli studenti delle Scuole cattoliche della diocesi di Esztergom-Budapest che ogni anno inaugurano l’anno scolastico con una celebrazione e che questa volta hanno aperto il loro anno di studi con la cerimonia solenne del Congresso eucaristico, alla quale hanno partecipato attivamente leggendo le preghiere dei fedeli nelle diverse lingue.

“È stata una celebrazione davvero commovente”, racconta Márk Aurél Érszegi, giornalista vaticanista ed ex primo addetto dell’Ambasciata Ungherese presso la Santa Sede, tra i responsabili per la preparazione della visita del Papa. “Per me, in particolare, è stato emozionante perché tra i bimbi che hanno ricevuto la Prima Comunione c’era anche mio figlio. La presenza dei bambini ha dato all’evento un’atmosfera familiare, ma anche molto tradizionale, con un focus sulla comunità ungherese”.  “Soprattutto – aggiunge – è stato bello vedere insieme la Chiesa d’Occidente e la Chiesa d’Oriente insieme, è stato il simbolo dell’universalità della Chiesa calata però nella realtà dell’Ungheria”.

Musica, storia e arte

Ad arricchire la celebrazione, inoltre, i momenti musicali: dai canti in gregoriano intonati dal coro composto da mille elementi, agli inni popolari risalenti al XVIII secolo o le musiche contemporanee, composte appositamente per il Congresso. 

Accanto al grande palco, allestito nella Piazza degli Eroi, svettava la Croce della Missione, simbolo dell’evento, realizzata nel 2007 in occasione della Missione Cittadina dall’artista orafo Csaba Ozsvári, scomparso nel 2009. Un’opera di 3 metri e 20 centimetri, in legno di quercia e rivestita di una lamina bronzea nella quale sono incastonate una reliquia della santa Croce e le reliquie dei santi ungheresi, da sant’Adalberto al santo re Stefano, da san Tommaso Becket al beato Papa Innocenzo XI e alla beata Anna Kolesár. “La croce è uno dei simboli più belli e più interessanti. È un pezzo prezioso di oreficeria, realizzato da questo artista purtroppo scomparso prematuramente, considerato un santo da tutti coloro che lo hanno conosciuto”. L’opera d’arte è stata portata in pellegrinaggio in tutto il bacino dei Carpazi, quindi anche nei Paesi limitrofi all’Ungheria, ospitata in varie comunità parrocchiali: “È divenuto un segno di fratellanza e di unità” in vista del Congresso Eucaristico, ma soprattutto in vista dell’arrivo di Papa Francesco a Budapest, spiega Érszegi. 

L’attesa per l’arrivo del Papa

E sulla visita del Papa, che domenica 12 settembre concluderà l’evento eucaristico celebrando la Messa finale per poi volare in Slovacchia, il giornalista riporta “la grande attesa” per questa presenza di un Pontefice in Ungheria, trent’anni dopo il viaggio di Giovanni Paolo II. “Non è una cosa scontata che il Santo Padre partecipi al Congresso internazionale. Inizialmente eravamo in pochi a sognare che questa possibilità potesse divenire realtà. Siamo tutti molto contenti che Papa Francesco abbia accettato l’invito a venire e celebrare la Santa Messa di chiusura di questo evento internazionale, insieme a tanti ungheresi ma anche fedeli provenienti da altri Paesi”.

Lo scenario in cui il Papa celebrerà la Messa è quello della Piazza degli Eroi, la più grande piazza del centro storico di Budapest, dove un monumento riassume in sé l’origine e la storia del popolo ungherese. “Sulla colonna che sovrasta l’altare vi è l’arcangelo Gabriele che porta nelle sue mani la doppia Croce e la Sacra Corona, ricordando così che il re Santo Stefano ha ricevuto la corona dalle mani del Papa e che quindi l’Ungheria alle origini della sua esistenza nazionale aveva già avuto un legame fortissimo con la sede Apostolica. Quindi non si può parlare dell’Ungheria come Stato, come nazione cristiana senza ricordare la sua forte vicinanza alla Santa Sede e con il successore di Pietro. È un fatto non solo storico, ma anche presente molto vissuto nel quotidiano”. Nella sua breve tappa a Budapest, Francesco, prima della Messa, si recherà al Museo delle Belle Arti per l’incontro con le autorità civili, i vescovi ungheresi, i rappresentanti del Consiglio ecumenico delle Chiese e delle comunità ebraiche dell’Ungheria. Anch’esso un sito intriso di storia e di memoria, custodendo tra le sue mura numerose opere d’arte internazionali, alcune provenienti anche dall’Italia.

Gesti di solidarietà 

Ad arricchire il Congresso Eucaristico di Budapest sono inoltre i gesti di solidarietà che hanno accompagnato l’avvio dell’evento e che si svolgeranno anche in questa settimana. Il primo è stato il pranzo che si è svolto giorni fa nella piazza intitolata a San Giovanni Paolo II con circa 600 persone svantaggiate. Organizzato dal cardinale Peter Ërdo e dalla Caritas ungherese, con l’aiuto delle Forze Armate ungheresi, “è stato un momento di grandissima convivialità”, spiega Érszegi. L’iniziativa è stata replicata in diverse diocesi di tutta l’Ungheria, dove, tra l’altro, le comunità locali hanno organizzato incontri di festa con esibizioni musicali per rendere ancora più piacevole questo incontro con persone che hanno difficoltà nella vita.

Altre iniziative concrete di solidarietà sono quelle che la popolazione ungherese rivolge ai profughi afghani, seguendo l’invito del Papa all’Angelus di ieri. “L’Ungheria, come tanti altri Paesi, ha contribuito al salvataggio all’evacuazione di tante persone dell’Afghanistan, non soltanto dei propri cittadini ma anche di città di altri Paesi ma anche di profughi afghani, collaboratori del contingente ungherese presente per vent’anni con la Nato. L’Ungheria ha fatto la sua parte, di solito cerchiamo il modo migliore per aiutare come possibile. La filosofia degli aiuti ungheresi non è quella di aiutare le persone a fuggire, ma di aiutare a vivere una vita dignitosa nei propri Paesi d’origine”, per esempio tramite programmi e borse di studio, corsi professionali o altri gesti di rilevanza internazionale.

Aiuto per i bambini orfani dei genitori a causa del Covid

Tra i gesti di solidarietà, il vaticanista annovera anche la fondazione istituita dal presidente János Áder per tutti i bambini che sono rimasti orfani di uno o di entrambi i genitori, morti a causa del Covid-19. Intitolata ad un noto sacerdote ungherese, che durante le guerre mondiali spese ogni forza a favore dei più piccoli, la fondazione non vuole essere una sorta di orfanotrofio, bensì “un’iniziativa che vuole prendersi cura dei bambini, aiutandoli a studiare, a mandarli in vacanza e fare tutte quelle cose che un genitore può fare per i figli”. 

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