Comunicazione al servizio del Vangelo: 50 anni fa moriva don Alberione

Vatican News

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Sono passati 50 anni dalla morte del Beato Giacomo Alberione scomparso a Roma il 26 novembre del 1971. La sua vita è scandita da due ideali. Il primo si lega alla ricerca di una profonda intimità con Dio, attuata attraverso l’impegno di una sempre più piena conformazione a Gesù sull’esempio dell’apostolo San Paolo. Il secondo è connesso ad uno scopo cruciale: far pervenire attraverso i mezzi di comunicazione la Parola di Dio al maggior numero di uomini e donne. Nato il 4 aprile del 1884 a San Lorenzo di Fossano (Cuneo) da una famiglia di contadini, don Alberione vive l’esperienza determinante della sua esistenza nella notte del 31 dicembre del 1900. Nel corso di una lunga adorazione eucaristica, vive una intensa esperienza spirituale. Percepisce con chiarezza la sua futura missione: testimoniare l’amore di Gesù Cristo utilizzando tutti i mezzi di comunicazione. Agli inizi del ‘900 l’analfabetismo era molto diffuso: erano pochi coloro che sapevano leggere. In questo contesto, nel 1914, dà inizio alla “Famiglia Paolina” con la fondazione della Pia Società San Paolo. Un primo frutto seguito nel corso degli anni dalla nascita di case editrici e di catene di librerie. Don Alberione vuole portare la Bibbia al popolo di Dio: la diffonde, la spiega. 

Seguire l’esempio di San Paolo

Il fondatore della Famiglia paolina utilizza molteplici mezzi per evangelizzare: libri, immagini, musica, cinema, stazioni radiofoniche, canali televisivi. Tutti a servizio della Parola di Dio. Gli Istituti, fondati dall’apostolo dei mass media, gradualmente abbracciano il mondo intero. La sua esperienza terrena si conclude il 26 novembre del 1971. Prima di tornare alla casa del Padre, riceve il saluto di Papa Paolo VI, giunto in visita privata al suo capezzale. Don Alberione, definito da Papa Montini “una meraviglia del nostro secolo” viene proclamato Beato da San Giovanni Paolo II domenica 27 aprile del 2003. Il nome della Famiglia che ha fondato si lega a quello dell’Apostolo delle genti. Se San Paolo fosse vissuto in un’altra epoca, come ha detto il vescovo e teologo monsignor Wilhelm Emmanuel von Ketteler nel XIX secolo, probabilmente sarebbe stato un giornalista. Un comunicatore per arrivare a tutti, senza distinzioni, come il Beato Alberione.

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Iniziative nel cinquantesimo della morte

Sono diverse le iniziative che scandiscono il cinquantesimo anniversario della morte di don Giacomo Alberione. Lo scorso primo novembre l’urna con il suo corpo è stata trasferita sull’altare dedicato a Gesù Maestro, nella chiesa superiore di Santa Maria Regina degli Apostoli. Durante la Messa, presieduta dal cardinale Angelo De Donatis il porporato ha indicato una direttrice: quella della povertà evangelica. Si deve guardare, ha detto,ad essa. Il beato Alberione, ha affermato il vicario del Papa per la Diocesi di Roma, “lo intuì meravigliosamente”. 

L’incontro con Papa Francesco

Nella giornata del 25 novembre la Famiglia Paolina è stata ricevuta in Vaticano da Papa Francesco che ha ricordato il 50.mo anniversario dalla morte del Beato Alberione. “Questo anniversario – ha detto il Pontefice – è per la Chiesa, e particolarmente per voi, un’occasione propizia per fare memoria delle grandi cose operate dallo Spirito Santo nel Beato Alberione e mediante lui, e per riaffermare l’importanza del suo carisma nel contesto attuale, nella prospettiva della nuova evangelizzazione. Infatti, con grande lungimiranza il vostro Fondatore seppe cogliere per il XX secolo l’esigenza che la “Parola di Dio corra” (cfr 2 Ts 3,1) e si diffonda utilizzando e valorizzando gli strumenti e i linguaggi più efficaci offerti dal progresso tecnologico”. “La figura di questo esemplare testimone della Parola – ha aggiunto Francesco – ci appare vivida nel ‘ritratto’ tracciato da San Paolo VI: umile, silenzioso, instancabile, sempre vigile, sempre raccolto nei suoi pensieri che corrono dalla preghiera all’opera, sempre intento a scrutare i ‘segni dei tempi’, cioè le più geniali forme di arrivare alle anime”.

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Festa del 26 novembre e anno biblico

Il 26 novembre, nel giorno della memoria liturgica, sono due i momenti centrali: l’inaugurazione nel pomeriggio del “Museo Don Alberione” nella Casa generalizia della Società San Paolo e la Santa Messa, presso la Basilica di Santa Maria Regina degli Apostoli, presieduta dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei santi. È stato inoltre indetto un nuovo Anno Biblico della Famiglia Paolina che si celebra in tutto il mondo dal 26 novembre 2020 al 26 novembre 2021 con il motto: “La Parola di Dio corra”. L’obiettivo è quello di sempre: far conoscere e diffondere la Bibbia in ogni angolo del mondo.

Portare il messaggio di Cristo al mondo

Don Alberione ci lascia un’eredità di preziosi insegnamenti. Dalla sua voce, riproposta nella scheda di Silvia Giovanrosa, possiamo conoscere i principi cardine che ne hanno ispirato la vita e le opere.

Ascolta la scheda di Silvia Giovanrosa

Alla base di ogni nostro agire, ci dice il beato Alberione, c’è Cristo: per mezzo di Lui, in Lui e per Lui ciascuno vive la propria chiamata.
“Egli vive nella nostra testa con i Suoi pensieri, con la Sua mente, con la Sua dottrina e nel nostro cuore. Egli è il capo delle membra e le fa muovere e operando con Lui e in Lui noi operiamo quello che stiamo sempre dicendo, Gesù Cristo è la Via, Verità e la Vita”.

Don Alberione vede in San Paolo l’esempio perfetto a cui ispirarsi, l’apostolo delle genti che ha vissuto e comunicato la vita di Cristo.
“Dobbiamo imitare San Paolo, San Paolo ha sempre meditato Gesù Cristo”.

Come San Paolo fece nelle sue lettere, anche la Famiglia Paolina è chiamata a portare il messaggio di Gesù:
“Noi abbiamo il messaggio di Cristo da presentare al mondo e dobbiamo presentarlo convincentemente. Il Signore vuole che ci serviamo dei mezzi tecnici: il foglio di carta, la pellicola per il cinema, il mezzo della radio o la televisione veduti sempre sotto questo aspetto”.

Don Alberione credeva fortemente nella necessità di comunicare Dio al mondo, con qualunque mezzo a disposizione. Voleva portare la Sua parola anche in quei luoghi dove entra più facilmente una parola contraria alla fede:
“Le organizzazioni hanno grande forza, ognuno può essere un santo ma da solo è un fuscello. Rafforzarsi con l’unione! Questo vale per la stampa, per il cinema, vale per le forze cattoliche, specialmente le forze del laicato cattolico”.

Nei suoi discorsi invitava la Famiglia Paolina a portare frutto, ciascuno a seconda del proprio talento. Come una famiglia, nel nome di Dio, assicurandosi che la preghiera sia alla base di ogni agire:
“Io so scriver bene! É cosa utile un talento ed utilizzarlo.  Io ho tanta cultura! E va bene utilizzarla. Tutti i talenti che ci sono metterli al servizio di Dio. La nostra forza è nel Signore ma bisogna che noi presidiamo a tutto con la preghiera! Assicurarsi la forza di Dio”.

Fede e concretezza

“Per don Alberione tra il dire e il fare non c’era di mezzo il mare, anzi non c’era nemmeno un rivolo”. Lo afferma, nel corso della puntata di Doppio Click dedicata al beato, suor Luigia Cuffolo, delle Suore di Gesù Buon Pastore ‘Pastorelle’. La religiosa novantenne partecipò ai funerali del fondatore della Famiglia Paolina. “Era un uomo che pregava, meditava molto, ma – spiega – quando si trattava di agire concretamente, si doveva fare bene e subito”. Quindi il forte appello ai laici “a farsi avanti, a dare un po’ del loro tempo agli altri che ne hanno tanto bisogno. Per i laici – conclude – c’è tanto spazio nella Chiesa”. 

La Famiglia Paolina

Oggi i religiosi e le religiose della Famiglia Paolina hanno opere in tutti i continenti. Sono presenti nell’editoria cattolica con la vasta produzione libraria della San Paolo Edizioni e delle Paoline. Oltre a “Famiglia Cristiana” e al settimanale per ragazzi “Il Giornalino”, vengono pubblicati i mensili “Jesus, Madre di Dio”, “Vita Pastorale”, “Se vuoi” (per la promozione vocazionale, curato dalle suore Apostoline), “Pagine aperte” (che presenta mensilmente i libri editi dalle due case del gruppo), “Cooperatore Paolino e Gesù Maestro”, organi di collegamento degli istituti aggregati. E dal 2018 il settimanale “Maria con te”. 

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Annunciare il Vangelo nel nostro tempo

Il settimanale “Famiglia Cristiana”, tra i più importanti d’Italia, a dicembre compie 90 anni. Originariamente, il settimanale si chiamava “La Famiglia Cristiana” ed era dedicato alle madri e alle ragazze, offrendo loro indicazioni su come vivere la fede all’interno dell’ambito familiare. Da decenni è un settimanale a 360 gradi, ma lo spirito che animò don Alberione continua vivere in quelle pagine.

Ascolta la scheda di Alessandro Guarasci

“Famiglia Cristiana” negli anni 70 è arrivata a stampare anche due milioni di copie. La situazione è molto cambiata ora. La crisi tocca un po’ tutta la carta stampata italiana. Il direttore del settimanale, don Antonio Rizzolo, sottolinea che don Alberione è stato un uomo del suo tempo che ha trovato prima nella stampa e poi nei vari mezzi di comunicazione la risposta migliore per diffondere il Vangelo. “Anche noi – spiega il direttore di “Famiglia Cristiana” – dobbiamo essere uomini del nostro tempo: non rimpiangere tempi andati ma rimboccarci le maniche e annunciare il Vangelo utilizzando i progressi del mondo della comunicazione”. In questo tempo dominato dai social, aggiunge don Rizzolo, il Beato Alberione “non si sarebbe tirato indietro”: avrebbe trovato il modo, non per se stesso, di diventare “un influencer di Dio”.

La puntata numero 87 di Doppio Click è stata realizzata da Andrea De Angelis, Silvia Giovanrosa, Alessandro Guarasci e Amedeo Lomonaco.