“Sogno una comunicazione che riesca a connettere persone e culture. Sogno una comunicazione capace di raccontare e valorizzare storie e testimonianze che accadono in ogni angolo del mondo, mettendole in circolo e offrendole a tutti. Sogno una comunicazione che sappia andare oltre gli slogan e tenere accesi i riflettori sui poveri, sugli ultimi, sui migranti, sulle vittime della guerra. Una comunicazione che favorisca l’inclusione, il dialogo, la ricerca della pace”. Questo l’invito di Papa Francesco lo scorso 31 ottobre ai partecipanti all’assemblea plenaria del dicastero per la comunicazione, e il Giubileo del Mondo della comunicazione – il primo degli appuntamenti del calendario dell’Anno Santo, in programma dal 24 al 26 gennaio – è un’occasione preziosa di confronto su questi temi. Perché questo si concretizzi è sempre più urgente un impegno comune, un lavoro in rete, con attenzione costante alle persone e alle comunità, da accompagnare e promuovere. La Chiesa italiana dal 1991, grazie ai fondi dell’8xmille, in 72 Paesi per 178 milioni di euro ha sostenuto 1.616 progetti rivolti in modo specifico proprio alla comunicazione. Interventi che aiutano a condividere e moltiplicare speranza, legata a un progetto comunitario, attraverso il racconto di storie e testimonianze.
Storie di cambiamento, come quelle contenute nel documentario prodotto dalla Fondazione Fontana “ME, WE Only Through Community”, che nascono nel contesto africano del St. Martin, un’organizzazione che da 25 anni a Nyahururu, 200 km a nord di Nairobi, sugli altopiani del Kenya si prende cura e valorizza le persone più vulnerabili. Tra queste la storia di Makara, ex ragazzo di strada che oggi lavora come assistente legale per le persone con disagio; la storia di Macharia, pastore ed ex insegnante, che ora si prende cura degli anziani; la storia Grace che ha saputo trasformare la sua disabilità in una risorsa preziosa per l’intera comunità. Anche il documentario è stato realizzato attraverso la comunità, con un’azione di crowdfunding, ed è uno strumento per far conoscere esperienze e percorsi concreti di cura e di relazione.
Fondamentale è riuscire a raggiungere il maggior numero di persone ed è per questo che la Chiesa ha puntato molto sulle potenzialità della radio come mezzo di comunicazione popolare per la promozione sociale e umana, che porta la parola anche nei posti più sperduti. Uno strumento per far sentire la voce di tutti, sensibilizzare l’opinione pubblica, favorire una partecipazione consapevole e anche richiamare le istituzioni alle loro responsabilità.
Con questa consapevolezza nel 1965 in Messico nasce Radio Huaya, un’emittente comunitaria, la più antica del Messico, avviata per raggiungere i contadini in condizione di povertà ed emarginazione. Dal 1973 i gesuiti hanno ampliato il piano educativo che trasmette da Huayacocotla, a 2.200 metri di altitudine, in 4 lingue: spagnolo, nahuatl, otomì e tepehuas. “Prima della radio tanti problemi sembravano irrisolvibili” racconta un capo villaggio. “Ma poi la radio è diventata la nostra voce e ci ha permesso di ottenere risultati concreti migliorando la vita delle nostre famiglie e delle nostre comunità e soprattutto ci siamo resi conto del grande potere della parola popolare quando si fa sentire”.
È stato così possibile tenere unite e restituire la parola alle comunità indigene, migliaia di persone di oltre 1.300 villaggi e 140 municipi, riuscendo anche ad ottenere la restituzione di 5.000 ettari di terre sottratte ai contadini. Così Radio Huaya da radioscuola è diventata radio sociale, avviando un processo organizzativo di produzione e cura della foresta e un lavoro di accompagnamento delle comunità, basato sulla partecipazione politico-civica, sulla difesa del territorio e sulla riaffermazione dei diritti. Si sono sviluppati progetti di allevamento familiare, vivai comunitari, messa a coltura e rimboschimento dei territori recuperati.
Sono solo alcuni degli innumerevoli esempi della speranza, sempre legata a progetti comunitari, che la Chiesa continua a diffondere in tutto il mondo grazie anche all’impegno di moltissimi operatori della comunicazione, dando concretezza all’esortazione del Papa che per l’imminente 59ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali ha indicato come tema “Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori (cf. 1Pt 3,15-16)”. Una speranza che siamo invitati a comunicare con le parole e con i fatti, con la capacità di guardare e dare spazio, nonostante tutto, “alle tante piccole e grandi storie di bene”.