Chiesa Cattolica – Italiana

Cogliere Dio in un filo d’erba: il Circolo Laudato si’ nelle Selve

Giada Aquilino – Città del Vaticano

Un frutto del Tempo del Creato 2020. Il “Circolo Laudato si’ nelle Selve” nella parrocchia della Natività di Maria Santissima a Selva Candida, alla periferia nord-ovest di Roma, compie infatti un anno proprio in questi giorni, quando è in corso fino al 4 ottobre prossimo l’edizione 2021, dedicata al tema “Una casa per tutti? Rinnovare l’oikos di Dio”. Don Federico Tartaglia, qui parroco da tre anni e Animatore Laudato si’ dell’omonimo Movimento – già Gccm, Movimento cattolico mondiale per il clima – non legge l’anniversario come un traguardo per il quale si tracciano bilanci ma come uno slancio ad andare avanti. “Guardo al futuro, abbiamo appena iniziato, non abbiamo fatto nulla rispetto a quello che – riflette – c’è in ballo, la crisi ambientale e quella sociale: se ci troviamo di fronte a una tragedia, dobbiamo essere totalmente radicali, per cogliere Dio in un filo d’erba, per fermarsi, per avere uno stile di vita che sia essenziale, sobrio”, con riferimento a quella «sana sobiretà» con cui Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ esorta a contrassegnare «la nostra relazione con il mondo» (126).

L’altare dedicato a San Francesco nella parrocchia della Natività di Maria Santissima

La parrocchia, che appartiene alla diocesi suburbicaria di Porto – Santa Rufina, “è assolutamente centrale per la zona, di quasi 100 mila abitanti, che per certi versi – spiega don Federico – è periferia della periferia, rispetto alla vicina frazione di Casalotti, che forse è più conosciuta. È una realtà sorta negli anni Cinquanta – Sessanta, poi rinata negli ultimi 20 anni con nuovi insediamenti, anche molto corposi, abitati dai romani che uscivano dalla città: quindi è una zona cosiddetta ‘dormitorio’, con pochi servizi perché molti sono in centro o a via di Casal del Marmo o appunto a Casalotti, come le scuole. Ma è una buona periferia: brava gente che lavora, ragazzi che studiano, qualche immigrato, soprattutto dell’est europeo o del Sud America, che presta servizio presso le famiglie locali”.

Entusiasmo ed energia

In tale realtà, quello parrocchiale è un contesto dinamico con “un parco che – racconta il sacerdote – ogni giorno viene presidiato e usato da centinaia di famiglie, il catechismo, la scuola calcio, varie altre attività sportive e sociali, un asilo, la Caritas, la visita agli ammalati e alle persone anziane: è cioè l’unica realtà che in qualche maniera mobilita le persone in maniera trasversale”. Un giorno d’estate dello scorso anno, prosegue, “un mio parrocchiano, Giuseppe Morelli, dopo aver ascoltato certe mie riflessioni a Messa, mi ha parlato dei Circoli Laudato si’ e del corso di formazione per Animatori del Movimento Laudato si’, che ho poi seguito con altri parrocchiani. Abbiamo iniziato a donare copie dell’enciclica di Papa Francesco ed è nata l’idea di un nostro Circolo: nel giro di poche settimane e in pieno Tempo del Creato siamo partiti, inizialmente in sette, ora siamo una quarantina, in un ambiente frizzante, pieno di entusiasmo, di energia”.

L’ingresso del Giardino Laudato si’ inaugurato in primavera

“Il Circolo Laudato si’ nelle Selve si basa su tre pilastri: contemplazione, riflessione e azione” spiega Emanuela Chiang, Animatrice Laudato si’, rifacendosi alle intuizioni del Movimento Laudato si’. Di padre cinese, originario di Taiwan, e mamma italiana, esperienza e impronta salesiana al Volontariato internazionale per lo sviluppo (Vis) nel campo delle migrazioni e delle questioni mediorientali, Emanuela ha ottenuto anche il Joint Diploma in Ecologia integrale alla Pontificia Università Gregoriana – realizzato in collaborazione con altri atenei pontifici romani – come don Federico e altri parrocchiani. È approdata abbastanza recentemente alla Natività di Maria Santissima e subito si è data da fare per la nascita del Circolo. “Contemplazione implica una preghiera per il creato, rivalutando la nostra relazione con esso: il Giardino Laudato si’ della parrocchia – inaugurato a maggio scorso – è nato anche per questo, per facilitare e ritornare alla contemplazione del creato”, afferma.

Il grido della terra e dei poveri

“A proposito della riflessione, nei nostri incontri ci soffermiamo su un tema particolare, come l’acqua, la terra, il fuoco, l’aria, declinandolo rispetto ai nostri comportamenti individuali e sociali, parlando molto dei nostri consumi, conoscendo meglio l’agricoltura eco sostenibile. Quindi concludiamo le nostre riunioni elaborando delle proposte concrete, 

per quanto riguarda per esempio la pulizia del quartiere, la riduzione della plastica – lo abbiamo fatto anche in parrocchia, per i distributori automatici di bevande – e poi la spesa alternativa in senso biologico e a km zero, l’incentivazione dell’uso di borracce al posto delle bottiglie monouso, la sensibilizzazione su questi temi di adulti e bambini. Proprio con i più piccoli – prosegue – abbiamo organizzato la pulizia del parco pubblico della zona: armati di guanti, buste e attrezzature varie i bambini hanno dato una mano a pulire, quindi coi gessetti hanno colorato le recinzioni. Abbiamo anche imparato a produrre in casa il sapone per i piatti, utilizzando sale, limone, aceto e abbiamo fatto circolare la ‘ricetta’ tra tutte le nostre famiglie”. In questi giorni, il simbolo del Tempo del Creato in corso, la Tenda di Abramo, campeggia in parrocchia, assieme ad un tendone più grande che ospita una mostra fotografica e materiale illustrativo sull’emergenza climatica e l’impegno per la cura della casa comune. L’enciclica di Papa Francesco “ci porta anche – sottolinea – ad un’attenzione particolare verso i poveri, con una collaborazione con la Caritas e altre parrocchie nel dare assistenza ai senza tetto alla mensa della Stazione Termini”.

Una parte del roseto nel Giardino Laudato si’

I Circolini Laudato si’

Il documento del Pontefice del 2015 richiama pure una fiducia speciale verso i bambini, le cui potenzialità sono semi che possono generare «effetti lungo tutta la vita» (213). “Uno dei frutti più interessanti del nostro impegno, un frutto spontaneo direi, è stata la nascita dei Circolini Laudato si’, il primo esperimento in Italia, il primo fiore di questa realtà legata al Movimento Laudato si’: sono 20 – 25 bambini, delle scuole elementari e medie, che si sono appassionati alle nostre attività. Insieme, contempliamo la natura, attraverso il nostro bellissimo parco, guardando il cielo, gli alberi, i fiori, innaffiandoli e curandoli, disegnando le rose che qui sono state piantate in memoria dei nostri cari, sono un centinaio, e girando dei video di sensibilizzazione”. Un impegno incessante che giovani e adulti del Circolo hanno fatto conoscere al Papa, partecipando all’udienza generale nel Cortile di San Damaso in Vaticano, in una calda giornata di fine giugno.

Il Papa saluta i bambini dei Circolini Laudato si’ all’udienza generale del 30 giugno

Il legame con San Francesco

Pochi giorni prima c’era stato anche un altro appuntamento speciale per la comunità parrocchiale. All’inaugurazione del Giardino Laudato si’, era stata incastonata nell’altare immerso nel verde una preziosa reliquia del corpo di San Francesco, il Poverello di Assisi qui ricordato anche con un mosaico in ceramica. A presiedere la celebrazione il vescovo Gianrico Ruzza, Amministratore apostolico della diocesi di Porto-Santa Rufina. “È stato un piccolo segno, un inizio, che spero possa diffondersi, perché questo è un modo concreto per attualizzare ciò che Papa Francesco ci chiede” nella Laudato si’, mette in luce monsignor Ruzza.

Monsignor Ruzza alla parrocchia della Natività di Maria Santissima

Il Pontefice, osserva il vescovo, “ci chiede di rispondere all’urgenza della distruzione del creato a cui stiamo assistendo: personalmente – riflette il presule – sono molto preoccupato per l’evoluzione del clima, per la situazione dei fratelli che stanno cercando aiuto fuggendo dalla desertificazione, per la povertà che cresce sempre di più. È ora di accorgersi che non c’è più tempo”, è il momento di “impegnarci tutti”.

“Se davvero in gioco ci sono la sopravvivenza dei poveri, la sopravvivenza del pianeta, la biodiversità, non si tratta di fare un maquillage”, gli fa eco don Tartaglia. “Si tratta di trasformarci totalmente, di essere totalmente invasivi nelle nostre vite”, sottolinea. “La conversione integrale – ritiene il sacerdote – non può che essere spirituale, perché si tratta di vivere in maniera cristiana, come ci ha detto Gesù, in maniera francescana, anche in maniera impopolare: solo se il cuore umano si ferma a contemplare, soddisfatto di questa bellezza che ci circonda e moralmente spinto da tale bellezza all’azione, ci può essere speranza per una conversione integrale” di noi stessi e degli altri.

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