Chiesa Cattolica – Italiana

Cipro, padre Jerzy: al Papa testimonianze di sofferenza e speranza

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Prende il via oggi il trentacinquesimo viaggio di Papa Francesco, che lo porta prima a Cipro, quindi in Grecia, con una puntata finale all’isola di Lesbo, da lui già visitata nell’aprile 2016.

La tappa cipriota del viaggio del Papa

Partenza alle 11.00 da Fiumicino per Larnaca, il trasferimento poi nella capitale Nicosia. Nel pomeriggio, Francesco incontrerà nella Cattedrale maronita di Nostra Signora delle Grazie il clero e i movimenti ecclesiali. Seguirà la cerimonia di benvenuto al Palazzo Presidenziale, seguita dalla visita di cortesia al presidente della Repubblica Nikos Anastasiades, poi dall’incontro con le autorità e la società civile. La giornata di venerdì 3 dicembre comincerà con la visita di cortesia a Chrysostomos II, arcivescovo ortodosso di Cipro, seguita dall’incontro con il Santo Sinodo presso la Cattedrale ortodossa a Nicosia. Alle 10.00 la messa per la comunità cattolica al ‘Gsp Stadium’ della capitale, per chiudere nel pomeriggio con il momento della preghiera ecumenica con i migranti nella Chiesa parrocchiale di Santa Croce, sempre a Nicosia.

Una piccola Chiesa con grandi potenzialità

Dall’isola di Cipro, il lembo di Terra Santa più vicino all’Europa, è una rincorsa contro il tempo per approntare tutto il necessario all’arrivo del Papa. Ne parla a Vatican News il francescano Jerzy Kraj, Vicario patriarcale per Cipro:

Ascolta l’intervista a padre Jerzy Kraj

Come avete gestito la preparazione in loco del viaggio papale?

E’ un evento così straordinario che richiedeva più tempo ma con l’aiuto di Dio e grazie a gente di buona volontà continuiamo a lavorare veramente giorno e notte per completare la preparazione. Abbiamo fatto dei lavori di ristrutturazione, anche al convento della Santa Croce, sede della nunziatura apostolica. Per la logistica il governo ci ha aiutato molto, anche per quanto riguarda la predisposizione dello stadio dove sarà celebrata la Santa Messa. Avevamo un po’ di difficoltà per i tempi ristretti, questi appalti richiedono in genere più tempo ma siamo riusciti a organizzare lo stesso. Non abbiamo avuto molto tempo per una preparazione spirituale ma pensiamo di portare comunque frutto. La semina viene fatta, il raccolto verrà.

Cosa è cambiato da quando, undici anni fa, è venuto Benedetto XVI?

Io sono a Cipro da otto anni, non ho quindi partecipato in occasione della visita di Benedetto XVI, sento qualcuno ricordare quella circostanza in cui erano state previste anche altre tappe nell’isola, mentre questo viaggio di Francesco è tutto concentrato nella città di Nicosia. Comunque è l’assetto sociale che è cambiato. Negli ultimi anni sono arrivati molti migranti che prima non c’erano. Le nostre stesse congregazioni si sono costellate di diversi colori e lingue. La gran parte dei migranti sono adesso rifugiati dall’Africa. Per il resto, sicuramente è subentrata la crisi di Cipro di qualche anno fa, una apertura verso il dialogo che continua sulla scia di Papa Benedetto… Insomma, ciò che è stato fatto continua a fruttificare. 

Quale è il messaggio che la Chiesa locale vuole offrire a Papa Francesco?

Gioia e anche impegno. Noi abbiamo scelto il motto “Confortiamoci gli uni gli altri nella fede”. E’ importante il fatto che non c’è solo una richiesta di essere confortati: il nostro desiderio è che il Papa venga qui ad ascoltarci, e ascolterà infatti delle testimonianze belle della Chiesa locale. E ci lancerà in una sfida in questo difficile momento storico. Anche per lui sarà l’occasione di essere confortato da una Chiesa certamente minoritaria, quella cattolica, ma con tante potenzialità soprattutto considerando i giovani, gli studenti nella parte nord, i nostri migranti che sono pieni di zelo. Il Papa verrà a sentire proprio la gioia di essere cristiani. La preghiera a San Barnaba ci ha accompagnato in questo ultimo mese di preparazione e credo che rimanga per noi veramente un segno. San Barnaba, che ispira l’evangelizzazione dell’isola, e che abbiamo stavolta voluto mettere in evidenza rispetto alla precedente visita papale.

Come sono state scelte le testimonianze?

In collaborazione con la Caritas, con cui lavoriamo non solo con grande slancio ma con personale qualificato e di grande generosità di cuore. Saranno testimonianze che riguardano sia la sofferenza che la speranza. Emergerà non solo una ‘lamentela’ ma, diciamo, la possibilità di sorridere che rimane nel cuore di ognuno anche in mezzo a tanti dubbi e difficoltà. Non manca mai la visione positiva e l’apertura. In occasione del viaggio del Papa c’è la possibilità di organizzare un trasferimento di un gruppo – si parla di cinquanta migranti in Italia, ma non con il volo del Papa – a cui sta lavorando soprattutto la Comunità di Sant’Egidio con la Caritas che conosce i casi più disperati. Credo che questo possa essere considerato un segno di speranza che porta con sè anche la speranza per gli altri. 

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