Celebrata sul Tabor la Trasfigurazione di Gesù Cristo

Vatican News

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

 “Come ci raccontano i Vangeli, Gesù è su di una montagna ogni qualvolta accade qualcosa di estremamente rilevante (…). Il motivo è semplice: Lui vuole che guardiamo in alto e dimentichiamo il peccato, che ci spinge verso il basso”: lo ha detto il parroco di Nazareth, fra Marwan Di’ides, che ha presieduto sul Monte Tabor, in Terra Santa, la Messa per la solennità della Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo. Come ogni anno, riferisce il portale della Custodia di Terra Santa, i religiosi francescani si sono riuniti in quello che si ritiene sia il luogo in cui, come narrano i Vangeli, Gesù ha manifestato la sua gloria a Pietro, Giacomo e Giovanni e dove oggi si trova un santuario. Ricordando la reazione dei discepoli, presi da timore, e inginocchiatisi davanti a Gesù trasfigurato, il parroco di Nazareth ha esortato i fedeli a guardare in alto come hanno fatto loro, a “lasciare il peccato, cercare il progetto di Dio e non avere mai paura di Lui, ma amarlo a dismisura”.

La storia del monte Tabor

Sono poche le testimonianze che raccontano il passato del Monte Tabor. L’anonimo pellegrino di Piacenza narra di tre basiliche esistenti nel 570, a ricordo delle “tre tende” che Pietro, come si legge nei Vangeli, si era offerto di predisporre nel vedere Gesù trasfigurato insieme a Mosè e ad Elia. Documenti di epoca successiva riferiscono della presenza di quattro chiese e di monaci. Fortificato dai crociati il Tabor fu poi dotato di ricchi arredi e nell’anno 1101 affidato alla custodia dei benedettini. Dopo la sconfitta dei cristiani ai Corni di Hattin, rimase in stato di abbandono, fino a quando Federico II di Svevia stipulò il trattato di pace con il sultano Al-Kamil (1229-1239). I monaci tornarono sul monte, ma nel 1263 il sultano Baibars avrebbe raso al suolo tutte le chiese del Tabor. Da allora ben pochi pellegrini si sarebbero avventurati fino a questa montagna sacra, ma isolata. Soltanto nel 1631 l’emiro druso Fakhr ad-Din consentì ai francescani di aprire una comunità sul monte.