Caritas Libano: “Il nostro popolo sta morendo lentamente”

Vatican News

Federico Piana – Rho (Milano)

“Non lasciateci morire!”. Padre Michel Abboud, presidente di Caritas Libano, lancia il suo struggente appello durante il 42° Convegno delle Caritas diocesane italiane che si è chiuso oggi alla Fiera di Milano, a Rho. Il sacerdote racconta con dolore che la popolazione del suo Paese fa sempre più fatica a sopravvivere a causa della pesante crisi economica e la conseguente impennata dell’inflazione. “La nostra gente – denuncia – è costretta a rovistare nei cassonetti della spazzatura per trovare qualcosa da mangiare. E tra loro non ci sono solo i poveri ma anche persone che fanno parte della borghesia libanese: professionisti, commercianti, insegnanti”.

Ascolta l’intervista a padre Michel Abboud

Senza cure mediche

Quando padre Abboud, dopo l’attenuazione dell’ondata di pandemia, ha ricominciato a girare casa per casa cercando di portare sollievo e conforto ai suoi concittadini, si è trovato di fronte a situazioni che non avrebbe mai pensato di vedere: “Spesso – afferma ancora con forza – mi capita di incontrare qualcuno che, non potendo pagare le spese mediche, mi dice: voglio morire qui, lasciatemi morire a casa mia! Da poco, siamo venuti a conoscenza di molte persone che hanno perso la vita perché non potevano permettersi il costo di un medico”.

Aiutare è quasi impossibile

Anche per Caritas Libano aiutare è diventato complicato, delle volte quasi impossibile. “Non possiamo soccorrere tutti come vorremmo, non possiamo pagare le cure mediche per tutti quelli che ne avrebbero bisogno. La gente sta morendo per la mancanza di beni di prima necessità”, dice il presidente dell’organismo ecclesiale. Mette poi in evidenza un tragico paradosso: “Le stesse persone che noi ora stiamo aiutando, solo qualche anno fa venivano nelle nostre parrocchie e ci offrivano il loro sostegno. Erano quelle che finanziavano le nostre opere”.

Gridare per vivere

La partecipazione di padre Abboud al convegno delle Caritas diocesane italiane nasconde la speranza che l’evento possa servire da cassa di risonanza al suo accorato appello. “Vi prego – conclude il sacerdote – lasciateci alzare la voce: abbiamo bisogno di aiuti concreti per poter far vivere la nostra gente!”.