Burkina Faso, strage di civili in un villaggio al confine col Niger

Vatican News

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Il conto dei morti ha superato ormai di molto quello dei precedenti massacri, tanto da far definire l’attacco di venerdì notte, al villaggio di Solhan, nel nord est del Paese, non lontano dal confine con il Niger, il più mortale degli ultimi anni. I racconti parlano di oltre 130 vittime, tra loro anche bambini e donne, di uccisioni, definite esecuzioni, e poi di case e mercato locale dati alle fiamme. Quello che è tra i Paesi più poveri al mondo, è piegato dalla violenza jihadista legata ad al-Qaeda e allo Stato islamico che, da cinque anni, ha invaso il Paese.

Nel 2019 l’appello del Papa per il dialogo interreligioso

Sebbene finora  non vi siano state rivendicazioni, la certezza che ci siano proprio gli jihadisti dietro a questa ultima strage appare chiaro a tutti, la provincia di Yagha, dove si trova il villaggio, è situata in un area definita “tre frontiere”, collocata tra Burkina Faso, Mali e Niger, dove si susseguono gli attacchi contro militari e civili, a dispetto della presenza delle truppe straniere, a partire da quelle della Francia, dispiegate per mettere fine alla violenza che, finora, ha provocato circa 1,2 milioni di sfollati, e un imprecisato numero di vittime, secondo l’Onu 1.800 nel solo 2019, anno in cui Papa Francesco lanciava il suo appello, invocando il dialogo interreligioso contro la violenza.

La condanna di Onu e Eu

I corpi delle vittime di questo ennesimo attacco sono stati sepolti in fosse comuni e le autorità del Paese hanno decretato un lutto nazionale di tre giorni, che scadrà domani, mentre si cercano gli assalitori, braccati dall’operazione condotta dalle forze armate su larga scala, nelle regioni del nord e del Sahel, avviata il 5 maggio, in un sforzo contro l’estremismo che, però, indica il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, andrà raddoppiato. Guterres, si dice “indignato” e “condanna fermamente l’attacco efferato” così come la condanna di attacchi “codardi e barbari” arriva dall’Unione europea, che, attraverso l’Alto rappresentante Josep Borrell, “riafferma il suo impegno a lottare, insieme al Burkina Faso e ai Paesi della regione, contro l’insicurezza e al rafforzamento della presenza dello Stato nelle regioni più colpite.