Brasile: sostenitori di Bolsonaro assaltano palazzi del potere, 400 arresti

Vatican News

Gianmarco Murroni – Città del Vaticano

Alcuni l’hanno già definita la ‘Capitol Hill’ del Brasile, richiamando le immagini di 2 anni fa dell’assalto al Campidoglio negli Stati Uniti. In effetti il copione è stato molto simile: migliaia di sostenitori dell’ex presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, hanno assaltato i palazzi del potere di Brasilia, facendo irruzione all’interno delle aule del Parlamento e nelle sedi del Palazzo Presidenziale e del Tribunale Supremo Federale, devastando gli edifici. Nelle ultime ore la situazione è tornata alla normalità, grazie all’intervento delle forze dell’ordine che hanno tratto in arresto oltre 400 persone, ma in molti vedono l’attacco come un colpo di Stato ai danni del governo Lula, insediatosi, dopo contestate elezioni, alla guida del Brasile il 1° gennaio 2023. I sostenitori di Bolsonaro non accettano la vittoria di Lula alle ultime presidenziali e già dal giorno successivo alle elezioni del 30 ottobre si erano accampati davanti al quartier generale dell’esercito.

La risposta del governo

Il presidente Lula, che al momento dell’attacco si trovava nella città di Araraquara, devastata da un’alluvione, ha tenuto una conferenza stampa in diretta televisiva annunciando di aver decretato un “intervento federale” che pone tutte le forze di sicurezza presenti a Brasilia sotto il controllo di una persona da lui nominata: si tratta di Ricardo Garcia Capelli, al quale il presidente brasiliano ha concesso la facoltà di impiegare “qualsiasi corpo, civile o militare”, per il mantenimento dell’ordine. “Quello che hanno fatto questi vandali non ha precedenti nella storia del nostro Paese. Chi ha finanziato l’attacco pagherà per questi atti irresponsabili e antidemocratici”, ha tuonato il capo dello Stato, che ha attaccato anche la “polizia incompetente e in malafede” del Distretto Federale di Brasilia. “Troveremo i responsabili e saranno puniti”, ha concluso Lula. Successivamente il presidente è tornato a Brasilia e ha visitato i luoghi colpiti dagli attacchi. A parlare anche il ministro della Giustizia, Flavio Dino, che, facendo riferimento a Bolsonaro, ha affermato che “la responsabilità politica di quanto accaduto è inequivocabile. La responsabilità legale, poi, spetta ovviamente alla magistratura. Tutti coloro che vogliono polarizzare, istigare la pratica dei crimini, l’estremismo, sono politicamente responsabili, per azione o per omissione”.

Bolsonaro respinge le accuse

“Respingo le accuse, senza prove, a me attribuite dall’attuale capo di Stato del Brasile. Durante tutto il mio mandato ho sempre rispettato la Costituzione, difendendo le leggi, la democrazia, la trasparenza e la nostra sacra libertà”. L’ex presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, si affida a Twitter per rispondere alle accuse arrivate da Brasilia subito dopo i violenti attacchi dei suoi sostenitori alle istituzioni brasiliane. Poi la condanna degli attacchi: “Le manifestazioni pacifiche, sotto forma di legge, fanno parte della democrazia. Tuttavia, i saccheggi e le invasioni di edifici pubblici sfuggono alle regole”. Bolsonaro è attualmente in Florida dal 30 dicembre scorso, da poco prima dell’insediamento di Lula. Gli eventi recenti rischiano di allargare la tensione anche negli Usa che hanno accolto l’ex presidente: nelle ultime ore, infatti, dai democratici sono partite richieste di espellere Bolsonaro e non riconoscergli lo status di rifugiato.

La condanna internazionale

Intanto un coro di condanne si è alzato da parte dei leader internazionali. Netta la presa di posizione dell’Unione europea: “Siamo profondamente preoccupati per quanto sta accadendo in Brasile. L’Europa sta dalla parte del governo Lula e tutte le istituzioni legittimamente e democraticamente elette“, scrive in un tweet la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. “Un attacco terribile alla democrazia” lo ha invece definito il presidente statunitense Joe Biden, mentre il francese Emmanuel Macron ha sottolineato che “la volontà del popolo brasiliano e le istituzioni devono essere rispettate”. Fa eco il premier spagnolo Pedro Sanchez: “L’assalto al Congresso brasiliano danneggia la normalità democratica”. A esprimersi sulla vicenda anche il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres: “Condanno l’assalto alle istituzioni brasiliane. Il Brasile è un grande Paese democratico”.