Brasile, progetti di sostenibilità per gli indigeni di Maranhão

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Roberta Barbi – Città del Vaticano

Sviluppare attività produttive con le comunità indigene del Popolo Krepym Katejê/Timbira mirate alla sovranità alimentare; promuovere la sostenibilità economica nella Terra Indigena Geralda Toco Preto partendo dalle conoscenze tradizionali del Popolo Krepym e aggiungendo elementi del Sistema Agroforestale Sintetico: sono questi gli obiettivi del nuovo progetto sostenuto da Repam-Brasile a Barra do Corda, nella diocesi di Grajaú, come riferisce il sito della Conferenza episcopale del Brasile in una nota.

Le comunità si sentono sostenute dalla Chiesa

L’idea è nata durante la condivisione dei cesti alimentari di base consegnati alle comunità indigene della regione, in questo periodo di pandemia. Si è aperto, dunque, un dialogo con le comunità per vedere e sentire la loro realtà: “Nella terra indigena Geralda Toco Preto, i villaggi hanno espresso il desiderio di essere aiutati nelle seguenti richieste: agricoltura comunitaria, piantagione di cereali, ortaggi e frutta autoctoni e piantati, secondo l’usanza degli antenati”, ha spiegato la missionaria suor Marinete Silva. Per questo, le comunità avevano bisogno di strumenti e di semi. “Sognano di garantire la sovranità alimentare, la produzione per l’autosostentamento e la commercializzazione. Vogliono anche una macchina per la macinazione della polpa per sfruttare i frutti, un mulino per la farina, ecc.”, ha continuato la religiosa testimoniando la volontà degli indigeni di condividere i propri sogni con i religiosi i sogni delle comunità in relazione al progetto sostenuto da Repam-Brasile.

Delle azioni sviluppate nei villaggi di Esperança, Geralda Toco Preto e Sibirino, già circa 70 famiglie ne hanno beneficiato. Una volta instaurata la partnership con Repam-Brasile, c’è stato l’incontro con i leader indigeni per articolare il Workshop per l’implementazione del Sistema Agroforestale Sintetico nella Terra Indigena Geralda Toco Preto: “Nell’attuale situazione brasiliana di cattiva gestione, di smantellamento dei diritti degli indigeni, di disattenzione e di lentezza degli organi competenti, soprattutto in questo periodo di pandemia, le comunità si sentono sostenute dalla solidarietà della Chiesa cattolica e del Repam”, ha concluso la religiosa.