Brasile: esonerati i vertici delle forze di sicurezza di Brasilia, vietate nuove manifestazioni

Vatican News

Marco Guerra – Città del Vaticano

Continua la stretta sulla sicurezza in Brasile, dopo l’assalto, avvenuto domenica scorsa, dei sostenitori radicali dell’ex presidente Bolsonaro ai palazzi delle istituzioni, nella capitale Brasilia. Il segretario esecutivo del ministero della Giustizia brasiliano, Ricardo Cappelli, ha esonerato tutti i vertici delle forze di sicurezza di Brasilia, accusati di comportamento omissivo in occasione dei disordini.

Proibite manifestazioni

Poco prima un giudice della Corte suprema brasiliana, Alexandre de Moraes, ha proibito l’occupazione e il blocco di strade o autostrade, nonché qualsiasi manifestazione organizzata davanti agli edifici pubblici. La decisione risponde a una richiesta dell’Avvocatura generale dello Stato, alla luce della notizia che gruppi estremisti avrebbero convocato via Telegram nuove proteste nella capitale, Brasilia, e negli altri capoluoghi del Paese. Il giudice ha inoltre disposto che Telegram blocchi canali, profili e account di gruppi legati all’ex presidente.

Negato l’incontro tra deputati e arrestati

Intanto la polizia federale brasiliana ha negato ad un gruppo di deputati del partito di Bolsonaro di incontrare gli insorti arrestati. Guidati da Beatriz ‘Bia’ Kicis e dall’ex ministro del Turismo Marcelo Alvaro, i parlamentari bolsonaristi si sono presentati davanti all’accademia nazionale della polizia federale, dove è stata  inizialmente reclusa la maggior parte dei 1500 arrestati, ma non gli è stato permesso di entrare. Nel frattempo è arrivata la convalida dell’arresto per circa 527 persone, mentre 599 sono state rilasciate. Quelle rilasciate, fa sapere la polizia, sono per lo più di età avanzata o con problemi di salute e madri con bambini. Ma nonostante la fermezza del governo e della magistratura, gruppi di estrema destra hanno convocato sui social una “mega-manifestazione nazionale per la ripresa del potere” a partire dalle 18 locali.

Bolsonaro resta in Florida

Sul fronte politico crescono invece le pressioni sull’amministrazione Usa da parte della sinistra brasiliana per espellere Jair Bolsonaro dalla Florida, deve si è recato da fine dicembre per passare del tempo con la famiglia, saltando così il giuramento di Lula tenutosi il primo gennaio. Oggi Bolsonaro è stato dimesso dall’ospedale di Orlando, in Florida, dov’era stato ricoverato per problemi intestinali, conseguenza dell’accoltellamento che subì nel 2018 da un suo contestatore. Finora l’amministrazione statunitense sta procedendo con cautela. Lunedì, il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price, eludendo le domande sulla presenza di Bolsonaro, ha affermato che chiunque entri negli Stati Uniti con un cosiddetto visto A-1, riservato ai capi di stato in carica, avrebbe 30 giorni per lasciare il Paese o modificare il proprio status al termine del loro mandato. Il consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, è stato altrettanto prudente, dicendo solo che qualsiasi richiesta del governo brasiliano relativa a Bolsonaro sarebbe stata valutata, prendendo in considerazione i precedenti legali. Infine è tornato a parlare dei disordini il presidente Lula, sostenendo che l’assalto alle sedi delle istituzioni brasiliane domenica scorsa non è stato un colpo di Stato ma l’opera di “folli che non hanno ancora capito che le elezioni sono finite e che non vogliono accettare” il verdetto delle urne.