Brasile, Bolsonaro indagato per assalto ai palazzi governativi

Vatican News

Gianmarco Murroni – Città del Vaticano

L’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro deve essere indagato perché sospettato di essere uno degli istigatori e autori morali dell’attacco agli edifici governativi a Brasilia. Lo afferma la Procura Generale del Brasile. Bolsonaro, che si trova negli Stati Uniti da fine dicembre, è tra le persone al centro dell’inchiesta che cerca di chiarire la responsabilità di quelli che vengono definiti “atti antidemocratici culminati in episodi di vandalismo e violenze nella Capitale”. Secondo la Procura, l’ex presidente avrebbe pubblicamente incitato all’esecuzione di un reato, postando sui social, poco prima dell’assalto, un video in cui si afferma che il neo presidente Luiz Inácio Lula da Silva non è stata eletto, ma piuttosto scelto dalla Corte Suprema del Brasile. Bolsonaro avrebbe cancellato il post il giorno seguente, ribadendo la sua estraneità alla vicenda, respingendo qualsiasi accusa e condannando gli attacchi.

L’accusa della Corte Suprema

“Le dichiarazioni di Bolsonaro sono state un’ulteriore occasione in cui l’ex presidente si è messo in una posizione teoricamente criminale ed offensiva nei riguardi delle istituzioni, in particolare la Corte Suprema”. Così il giudice della Corte Suprema del Brasile, Alexandre de Moraes, ha autorizzato la procura nazionale a mettere sotto inchiesta l’ex capo di Stato, in quanto ispiratore dell’assalto contro le istituzioni brasiliane da parte dei suoi sostenitori. “È importante segnalare che Bolsonaro è incorso in modo reiterato negli stessi comportamenti per i quali ora è sotto inchiesta”, ha aggiunto il giudice, che ha così dato risposta positiva alla richiesta della procura di coinvolgere Bolsonaro nelle indagini per la rivolta dell’8 gennaio scorso. È stato intanto arrestato l’ex ministro della giustizia Anderson Torres, al rientro a Brasilia dagli Stati Uniti. Torres, che ricopriva l’incarco di segretario per la sicurezza della capitale durante l’assalto, si è consegnato alla polizia federale ed è stato incarcerato a seguito di un mandato emesso martedì scorso dalla Corte Suprema.