Si è aperto nel Salone Sistino dell’istituzione vaticana l’evento “Parole Aperte”, in collaborazione con l’Istituto di Cultura e Formazione Antonio Rosmini, dedicato al lessico giubilare per il nostro tempo. Monsignor Angelo Vincenzo Zani, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa: “In un mondo che troppo spesso frammenta e divide, la cultura si rivela uno strumento di comprensione reciproca e di pace”
Un momento dell’incontro “Parole aperte” nella Biblioteca Apostolica Vaticana
Radici e lievito
Nel Salone Sistino, dove si è tenuto l’incontro, tutto richiama al valore del libro. In questa straordinaria cornice don Mauro Mantovani, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, ha detto che le “parole aperte” sono radici che parlano al nostro animo. Ciascuno dei vocaboli scelti rappresenta una chiave di lettura per leggere il nostro tempo e indirizza il cammino non solo della Chiesa, ma di tutta l’umanità. Il professor Rocco Pezzimenti, del Comitato scientifico del progetto “Parole Aperte”, ha sottolineato che tale iniziativa vuole essere un lievito, un fattore di crescita. Il professor Gennaro Colangelo, direttore artistico di “Parole Aperte”, ha ricordato l’impegno della Biblioteca Apostolica nella diplomazia culturale. L’incontro è proseguito con la relazione della professoressa Benedetta Papasogli, accademica dei Lincei, che ha intrecciato la parola visioni con le vite di santi e poeti mistici. E, soprattutto, con immagini che in varie epoche rappresentano esperienze mistiche.
Letture e canti
Alle riflessioni hanno fatto da sfondo i testi recitati dall’attrice Claudia Gerini, e dal coordinatore culturale di “Parole Aperte”, l’attore Emmanuel Casaburi. Parole che si sono alternate con le note e le melodie del maestro Raimundo Pereira Martinez, musicista e cantore pontificio. Il confronto letterario si è snodato attraverso il Medioevo per arrivare fino ad oggi. Si è riflettuto, in particolare, attraverso le parole di Santa Ildegarda di Bingen, morta nel 1179 e canonizzata da Papa Benedetto XVI. Nelle pagine del suo libro “Scivias” dialoga idealmente con altri grandi autori dalla forte immaginazione. Altre suggestioni sul vocabolo “visioni” sono quelle suscitate dal poeta Dante Alighieri che nell’Inferno, il primo cantico della Divina Commedia, esprime, con parole sorprendentemente simili, sentimenti analoghi a quelli espressi dalla monaca tedesca. Nei testi letti dello scrittore Giovanni Testori, vissuto nel XX secolo, le visioni sono quelle scaturite dal colloquio diretto con la morte. Le riflessioni, agganciate al nostro tempo, sono quelle diluite nei versi dalla poetessa Mariangela Gualtieri che interpreta la pandemia come un richiamo per il mondo ad arrestare la sua corsa cieca verso il nulla.
Parole e immagini in mostra
L’incontro è proseguito con la visita ad alcune opere che richiamano i temi della conferenza, tra cui un Evangelistario databile attorno all’anno Mille che contiene le pericopi dei quattro Vangeli, ordinate secondo la successione delle festività dell’Anno liturgico. Altri tesori sono quelli contenuti in un manoscritto, uno dei più significativi testimoni del “Liber Scivias” di Ildegarda di Bingen, realizzato tra il 1170 e il 1179. Tra le opere esposte anche il Liber trium virorum et trium spiritualium virginum: l’edizione, stampata per la prima volta a Parigi nel 1513, raccoglie scritti di vari autori mistici di epoche diverse. La speciale rassegna è proseguita tra le immagini dell’Apocalisse di Dürer, uno dei massimi esempi dell’audacia compositiva nei primi anni della storia tipografica europea. Fu pubblicata a Norimberga nel 1498, contemporaneamente in latino e in tedesco. Il percorso espositivo proposto nel Salone Sistino comprende infine l’opera di Tranquillo Marangoni, uno dei più importanti xilografi del Novecento, che contiene brani di santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo. Testi e immagini e soprattutto “parole aperte” che interpellano il cuore dell’uomo.