Chiesa Cattolica – Italiana

Bassetti: l’ascolto non è un gesto strategico, ma un metodo ecclesiale

Michele Raviart – Città del Vaticano

Di fronte all’aumento dei contagi per Covid-19 in Italia “serve un surplus di responsabilità da parte di tutti”, ed è necessario fare adesso “quello sforzo ulteriore che ci aiuterà a superare il secondo inverno difficile nel nostro Paese e in tutto il mondo”. “La divisione in fronti contrapposti”, inoltre, “indebolisce sia la tenuta della società sia il cordone sanitario che ci ha permesso di salvaguardare i più fragili e di contenere significativamente il numero delle vittime”. Ad affermarlo è il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana, ricordando la situazione della pandemia in Italia nell’introduzione alla 75.ma Assemblea generale straordinaria dei vescovi italiani, in corso di svolgimento a Roma fino al prossimo 25 novembre.

La vicinanza ai più vulnerabili

L’intervento del presidente della Cei affronta i temi che nell’immediato futuro coinvolgeranno la Chiesa in Italia, a partire dall’inizio del percorso sinodale voluto da Papa Francesco e dalla vicinanza alle persone più vulnerabili. Dai più piccoli, dice, “che non possono godere della socialità a scuola o delle libertà nel gioco comunitario”, agli anziani “spesso costretti a un maggior isolamento e alla piaga della solitudine”, “a chi provvede con fatica al sostentamento della propria famiglia”. Le stesse preoccupazioni, ricorda il cardinale Bassetti, del presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, accolto con un applauso dall’assemblea dei vescovi e ringraziato “per il servizio reso al Paese” nei suoi sette anni di mandato.

Accanto alle vittime di abusi

Il pensiero del presidente della Cei va poi alle vittime di abusi fisici e psicologici, anche negli ambienti della Chiesa italiana. “Sono persone segnate da ferite che richiedono molto tempo e fatica per guarire”, sottolinea ribadendo l’importanza della Giornata di preghiera a loro dedicata, istituita dal Consiglio episcopale permanente su invito del Papa e celebrata pochi giorni fa, “un ulteriore segno concreto dell’attenzione e della vicinanza della nostra Chiesa”. “Noi – rimarca il porporato – siamo accanto ai più deboli”.

Quanto accade ai migranti non è Vangelo

Con un occhio alla situazione internazionale il capo dei vescovi italiani ricorda come la Cei, in comunione con il Papa, abbia richiamato l’attenzione nelle scorse settimane alla situazione in Libia, a quanto sta avvenendo nei confronti dei migranti al confine tra Polonia e Bielorussia, e ai rischi di chi dalle coste del Maghreb si avventura nel Mediterraneo. “Vicende”, osserva “che non appartengono alla cultura europea generata dal Vangelo”.

Abbiamo tradito il mandato di custodire il pianeta

Per quanto riguarda l’avvio del Sinodo, che arriva in un tempo in cui “come non mai, possiamo verificare e rilanciare la vita delle Chiese che sono in Italia, allargando lo sguardo a quella Chiesa universale”, il cardinale ne rammenta la prima tappa, quella della 49.ma Settimana sociale che si è svolta a Taranto il mese scorso sul tema “Il pianeta che speriamo”. Abbiamo tradito il mandato divino di coltivare e custodire la creazione”, afferma il cardinale Bassetti, ma la presenza a Taranto di tanti giovani fa sperare che la condizione di un pianeta malato “perché sono malate le relazioni tra di noi”, non sia irreversibile.

Non tarpare le ali ai ragazzi

“Il pianeta che speriamo esige che ciascuno si prenda cura di questa speranza”, evidenzia ancora il porporato Cei, ed è proprio questa che “per molti giovani è andata affievolendosi”. “Ogni anno in Italia in migliaia fanno le valigie per cercare fortuna altrove” e “molti – ricorda – stentano a trovare lavoro qui oppure sono demotivati a tal punto da rinunciare a cercare un’occupazione o a studiare per raggiungerla”. “Non possiamo assistere”, constata, “a una situazione sociale e ambientale che rischia di tarpare le ali ai nostri ragazzi e di impoverire molti territori, destinati a spegnersi senza un ricambio generazionale”. Tutti temi, spiega il cardinale Bassetti, che devono essere affrontati a livello ecclesiale e che possono essere “una speranza per alcuni territori dell’Italia, particolarmente provati”.

Una nuova collegialità per il Sinodo

Tre, poi gli spunti di riflessioni del presidente della Cei circa il percorso sinodale della Chiesa italiana che si prepara al Sinodo del 2023. Innanzitutto una “nuova collegialità”, intesa come “un’occasione per una nuova e più profonda consapevolezza del nostro essere pastori”, sulla spinta di quanto richiede Papa Francesco nel rapporto tra i pastori e i loro gregge- Riconoscendo l’impegno negli ultimi decenni nella dimensione della collegialità episcopale, “peraltro non senza fatiche”, il cardinale Bassetti ricorda come la Chiesa italiana abbia ora l’”opportunità di coinvolgere tutti i credenti, anche quelli più tiepidi, facendoli sentire non accessori o meri destinatari, ma essenziali nella vita della Chiesa”. “L’evangelizzazione, la missione cioè di portare il Vangelo a ogni creatura, riguarda infatti tutti i battezzati” e questo è “un salto di qualità” necessaro per un “nuovo respiro ecclesiale”.

L’ascolto come metodo ecclesiale

Per fare questo bisogna quindi procedere a “un nuovo ascolto” inteso non come “un gesto strategico” o come un “pro forma”, ma come “una tappa ecclesiale imprescindibile, alla luce della natura della Chiesa come popolo di Dio”. “Il discernimento”, secondo il capo dei vescovi italiani, “parte già dall’ascolto, se quest’ultimo è libero, sincero e costruttivo”. In questo senso, sulla base dell’esperienza biblica in cui “Dio ascolta e, sulla base di quello che ha ascoltato, interviene”, “si tratta di modificare la direzione del pensiero: non c’è più chi parla soltanto e chi ascolta soltanto; tutti siamo in ascolto gli uni degli altri, e soprattutto in ascolto dello Spirito. Tutti siamo in cammino di crescita”. “Quella dell’ascolto – sostiene il cardinale Bassetti – non è una dinamica unidirezionale, ma un metodo ecclesiale per progredire insieme nella fedeltà al Vangelo oggi”, ha sottolineato il porporato.

La creatività dei vescovi

Il terzo aspetto è perciò quello di una “nuova creatività”. Senza trascurare gli organismi già esistenti, come il Consiglio presbiteriale o il Consiglio pastorale diocesano, i vescovi, afferma il presidente della Cei, dovranno trovare le modalità che loro ritengono più opportune per ascoltare non solo laici, presbiteri e chi vive specifiche esperienze ecclesiali nei movimenti e nelle associazioni laicali, ma anche “persone che, pur non essendo pienamente integrate nella vita della Chiesa, avrebbero qualcosa di importante da dire”. “A volte”, infatti, “le situazioni dolorose o tristi della vita possono averle allontanate o relegate in un ambito di silenzio forzato, ma sono persone rimaste interiormente vicine al Signore”. “Si tratta”, quindi “di tenere il diaframma del cuore il più aperto possibile, per consentire a chi vuole di lasciare un’impronta di luce: anche a chi vive nell’ombra, suo malgrado”. In questo senso, conclude il cardinale Bassetti, “non ci si deve aspettare che la Cei avanzi delle proposte in questo ambito: ciascun vescovo ha facoltà di elaborare ad hoc forme, appuntamenti, contesti, organismi per rendere questa fase di ascolto la più vitale e proficua possibile”.

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