Chiesa Cattolica – Italiana

Bartolomeo I: con il Papa per una data comune della Pasqua tra cattolici e ortodossi

Fausta Speranza – Istanbul

Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I ha ricevuto ieri, nella sede del Patriarcato a Istanbul, il gruppo di sacerdoti e giornalisti che per iniziativa dell’Opera Romana pellegrinaggi si trovano da alcuni giorni in Turchia in visita ai luoghi santi sulle orme di San Paolo, per rilanciare l’esperienza dei pellegrinaggi dopo le chiusure per la pandemia. Nell’intervento di benvenuto, il Patriarca ha rivolto anzitutto un caro pensiero al Papa, “fratello” nella fede, incontrato pochi giorni fa in Bahrein, inviando al contempo un affettuoso saluto al presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e parole di augurio al nuovo governo italiano e al mondo politico, accompagnandole da un incoraggiamento a lavorare per il bene comune.

A Cipro per i funerali dell’arcivescovo Chrysostomos

Bartolomeo I ha annunciato poi di volersi recare domani a Cipro per partecipare alle esequie dell’arcivescovo ortodosso Chrysostomos II, scomparso dopo lunga malattia il 7 novembre scorso, un viaggio particolarmente significativo durante il quale, ha detto, incontrerà il rappresentante del Papa, il cardinale Kurt Koch,  presidente del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani.

Una sola data per la Pasqua cattolica e ortodossa

Il Patriarca ecumenico si è poi soffermato sull’impegno portato avanti con Papa Francesco in vista dell’anniversario del Concilio di Nicea, convocato dall’imperatore Costantino nel 325.

Sua Santità, cosa può dirci di questo impegno comune?

Il Concilio ecumenico (di Nicea – ndr) è stato molto importante per fissare il contenuto della nostra fede cristiana, ma anche per fissare la data della Pasqua, come e quando debba essere celebrata. Purtroppo non la celebriamo insieme da molti anni, da molti secoli. Allora, nel quadro di questo anniversario, oggetto degli sforzi condivisi con il Papa è quello di trovare una soluzione a ciò. Forse non è ora il momento di dare i particolari, ma voglio sottolineare che da parte ortodossa e da parte cattolica c’è questa buona intenzione di fissare finalmente una data comune per la celebrazione della Risurrezione di Cristo. Speriamo di ottenere questa volta un buon risultato.

Come vede le speranze di pace di fronte alla guerra devastante che ha colpito in Ucraina?

Non si può giustificare questa guerra in nessuna maniera. Ne ho parlato ultimamente anche mentre ero in Inghilterra. Ho parlato in maniera dura, ma dovevo farlo in nome della nostra fede cristiana e non solo. Mi pare che tutti gli uomini che abbiano una visione giusta delle cose non possano non condannare questa guerra. Il Papa stesso vuole sensibilizzare tutto il mondo alla pace. In un suo messaggio, il primo gennaio di alcuni anni fa, il Papa ha detto che non si può avere la pace senza la giustizia. E una parola molto giusta, questa: non possiamo avere pace senza giustizia. Questo è sempre valido e nelle mie omelie ripeto questi messaggi del Papa, di tutti i Papi, riguardanti il primo gennaio che è il giorno di preghiera per la pace. Sono messaggi molto importanti e molto saggio è il loro contenuto.

Da parte mia, vi auguro un buon ritorno e di non dimenticare la Turchia, l’Anatolia, dove ci sono tante memorie del nostro passato cristiano, soprattutto dei primi secoli del cristianesimo, dei Concili ecumenici…  Io mi trovavo con la gerarchia cattolica del nostro Paese poche settimane fa a Efeso, dove il nunzio apostolico ad Ankara e i vescovi cattolici hanno concelebrato la Messa nella cattedrale del terzo Concilio ecumenico, occasione in cui mi hanno chiesto di tenere l’omelia. A quel tempo risalgono non solo il Concilio di Calcedonia, i luoghi dei Concili ecumenici, Costantinopoli, ma il monachesimo, l’arte sacra, la teologia, i padri della Cappadocia… Abbiamo tanti luoghi sacri che ogni tanto bisogna tornare a venerare, da cui prendere ispirazione riandando ai secoli passati, in cui pregare e conoscere meglio il popolo turco, che è molto ospitale. Tutti gli stranieri che vengono qui ricavano questa impressione.

Il Patriarcato ecumenico si è distinto da anni sull’importanza di tutelare l’ambiente e la vita umana. Di fronte alla digitalizzazione non c’è il rischio che si metta a rischio la dignità umana consegnandola in certo modo alle macchine? Cosa ne pensa?

Noi rispettiamo la scienza, rispettiamo la tecnologia. Il Concilio panortodosso di Creta del 2016 ha detto che la scienza, la tecnologia, la ricerca scientifica sono un dono di Dio, ma d’altra parte riconosciamo che ci sono delle derive. Noi mettiamo al centro di tutto la persona umana, la dignità della persona umana. Naturalmente nelle scuole si usa molto la tecnologia moderna, digitale, ma questo nuovo metodo non può sostituire il metodo antico dell’insegnamento basato sui valori spirituali, sull’etica. Lo ripeto: al centro di tutto c’è la dignità della persona umana, attorno alla quale dobbiamo fare le nostre scelte, rispettando la libertà della persona umana.

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