Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Sarà il cardinale Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e presidente di Caritas Internationalis, a consacrare venerdì ad Awali, nel Bahrain, la cattedrale di Nostra Signora d’Arabia, patrona del Golfo Persico. Il luogo di culto era stato pensato da monsignor Camillo Ballin, vicario apostolico dell’Arabia settentrionale scomparso il 12 aprile dello scorso anno, per i 2,5 milioni di cattolici di Bahrain, Kuwait, Qatar e Arabia Saudita, per lo più lavoratori migranti di diversi Paesi e di svariate culture. Il 9 dicembre inaugurerà il complesso in cui è inserita la nuova chiesa il re Hamad Bin Isa bin Saman Al Khalifa, tra i grandi sostenitori del progetto, che ha donato 9mila metri quadrati di terreno. La struttura sarà sede del vicariato apostolico dell’Arabia settentrionale, nato nell’agosto 2012 e sarà aperta anche ad altre confessioni cristiane.
Il progetto di Nostra Signora d’Arabia
La cattedrale di Awali, la cui posa della prima pietra risale al 31 maggio 2014, ha una capienza di 2.300 posti, ha 2 cappelle e 2 grandi sale e appositi spazi per le confessioni. Strutturalmente, la sua forma richiama a una tenda e vuole ricordare quella nella quale, secondo l’Antico Testamento, Mosè incontrò il suo popolo, riferisce Aiuto alla Chiesa che Soffre International che ha sostenuto diverse tappe del progetto. La costruzione di Nostra Signora d’Arabia – la Vergine Maria incoronata con in mano un rosario e Gesù Bambino – segna un grande passo avanti nei rapporti Chiesa-Stato ed è anche una testimonianza del numero sempre crescente di cattolici nella regione, aggiunge la Fondazione Pontificia. Nella penisola arabica, fino ad ora, solo 5 chiese formalmente designate accolgono i cattolici.
I cattolici del Bahrain
“La gente è molto entusiasta e gioiosa, in attesa dello storico momento dell’inaugurazione e della benedizione della cattedrale” afferma padre Saji Thomas, responsabile del progetto e parroco della nuova cattedrale. Per il sacerdote il nuovo luogo di culto è “un modello di armonia religiosa, un segno della tolleranza del Regno del Bahrain e un grande esempio di pacifica convivenza per il mondo”. Regina Lynch, responsabile dei progetti di Acs ricorda che monsignor Ballin si è impegnato molto per far costruire Nostra Signora d’Arabia, affrontando con grande determinazione numerose sfide. Il Bahrain – che conta 90mila cattolici – aveva una sola chiesa nella capitale Manama e una piccola cappella in periferia. “C’è una popolazione fluttuante che va e viene per motivi di lavoro – spiega padre Saji -. Abbiamo una comunità internazionale qui, principalmente con persone provenienti da India, Filippine, Pakistan, Sri Lanka, Libano, Palestina e Giordania, ma anche da molti Paesi dell’America Latina e dell’Africa”. Sono presenti i riti latino, siro-malabarese, siro-malankarese, maronita e copto.
Il cristianesimo nella penisola arabica
La responsabile dei progetti di Acs ricorda che in tutta la penisola arabica, ma in particolare in Arabia Saudita, la pratica pubblica del cristianesimo è severamente limitata e limitata ai terreni delle ambasciate straniere e delle case private. Per questo motivo, molti dei cristiani che vivono nel Paese vengono nel vicino Bahrain per ricevere i sacramenti e vivere la loro fede in comunità. “I cristiani in Bahrain hanno una vita molto difficile. Non a causa del governo, ma perché hanno lasciato il loro Paese, le loro famiglie e i loro amici. Molti sono soli – prosegue Regina Lynch -. Quindi soffrono molto e hanno bisogno di una formazione spirituale speciale che li aiuti a rimanere ciò che sono, altrimenti si perdono”. Per Aiuto alla Chiesa che Soffre International, soprattutto in questo momento segnato dalla pandemia di Covid-19, dalla crisi economica e dalla mancanza di opportunità di lavoro, la nuova cattedrale è un segno di speranza per tutti i cristiani della penisola arabica.