Chiesa Cattolica – Italiana

Autobus, estintori, cioccolato: i 100 luoghi dei presepi in Vaticano

Michele Raviart – Città del Vaticano

Ricavato da un blocco di cioccolato o realizzato interamente con cinturini di orologio. Ospitato in un estintore o perfino dietro un frontale di un autobus, il presepe è sia testimonianza di fede quanto di creatività. Centoventisette esempi, provenienti da 15 Paesi del mondo, sono esposti nella mostra “100 Presepi” al colonnato del Bernini in Piazza San Pietro, inaugurata lo scorso 5 dicembre e che ora, a ridosso delle festività entra nel vivo. Sei mesi di lavoro e opere provenienti da scuole, parrocchie o selezionate dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, che anche quest’anno ha curato l’allestimento dell’esposizione, aperta tutti i giorni dalle 10 alle 20 fino al 9 gennaio, domenica del Battesimo del Signore.

L’infinita tenerezza di Dio

“Il presepe ci mostra davvero questa infinita tenerezza di Dio che si fa bambino, l’Onnipotente che diventa una creatura, una creatura che esprime sentimenti di tenerezza, appunto, di semplicità, di fragilità”, spiega a Vatican News don Ivan Ricupero, officiale del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, “e un po’ ci fa capire che anche noi possiamo realizzare nella nostra vita questo disegno salvifico di Dio, così come siamo, con la nostra semplicità, con le nostre fragilità e per poterci sempre più migliorare e per rendere migliore il mondo in cui viviamo”.

Il segno dell’amore

“Il senso del presepe”, sottolinea ancora il sacerdote, “è già contenuto nel Vangelo, perché ci ricorda il mistero dell’Incarnazione. San Francesco quando ha voluto riproporre a Greccio la prima raffigurazione del presepe voleva proprio che la gente semplice potesse quasi toccare questo mistero attraverso la raffigurazione. Ancora oggi, dal punto di vista proprio dei segni, è sempre bello poter avere dentro casa un segno che ci ricorda questa estrema tenerezza di Dio che nel suo figlio Gesù ci dona la salvezza”. “Oggi più che mai”, ribadisce, “è il segno dell’amore, un amore donato, condiviso, che dobbiamo a nostra volta incarnare nella nostra vita e poter condividere con le persone che incontriamo lungo la nostra vita quotidiana”.

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