Assemblea Us Acli, Pellielo: “Lo sport è materia di vita

Vatican News

Gianmarco Murroni – Città del Vaticano

L’etica e i valori nello sport al di là delle medaglie. È questo il messaggio che l’Unione Sportiva delle Associazioni Cristiane Lavoratori Itliani (Us Acli) vuole lanciare ai giovani atleti e sportivi, valorizzando il percorso che, prima ancora di portare alla vittoria in campo, conduce alla vittoria nella vita. E per promuovere questo messaggio si affida, tra gli altri, a Giovanni Pellielo, tiratore a volo italiano vincitore di 4 medaglie olimpiche individuali, 10 titoli mondiali e 12 titoli europei. “Ma lo sport non è solo medaglia o vittoria – sottolinea Pellielo -. Ha una funzione civica, educa al sacrificio, all’impegno, alla costanza: tematiche estremamente importanti per lo sport in generale, partendo dalla base e arrivando fino al livello professionistico”.

Ascolta l’intervista a Giovanni Pellielo

Il significato dell’evento

Il messaggio di questo appuntamento è estremamente importante: si tratta di valori che vengono espressi dallo sport a prescindere dalla possibilità o meno di successo. “Lo sport è anche formazione – spiega Pellielo -. Nel momento in cui si inizia a fare sport da piccoli bisogna insegnare che gli obiettivi sono innanzitutto un corretto stile di vita, lo stare in salute, la socializzazione. Insegnare dei valori che sono ben diversi rispetto a quelli del traguardo e della medaglia, che rappresenta solo la punta dell’iceberg: lo sportivo ottiene la massima soddisfazione nel momento in cui percorre la propria strada. La medaglia è un momento di gloria e come tale va vissuto”. Un momento, appunto, che non può essere l’espressione di una vita intera: “Dal giorno dopo bisognerà iniziare a lavorare di nuovo per poter camminare su un percorso che ci deve rendere felici e ci deve far sorridere”.

Il ruolo della scuola

Fondamentale in questo percorso l’educazione e la scuola, che ha il compito di valorizzare la funzione etica dello sport. “Ci sono tante materie che i ragazzi studiano, dalle elementari fino all’università. In quest’ottica è necessario anche insegnare che lo sport è un valore, è conoscenza, ci dà l’opportunità di aprire la nostra mente al confronto. Lo sport è una materia importante di vita, non è una perdita di tempo”.

Il Discobolo d’oro per la morale

E su etica e valori, Giovanni Pellielo, rappresenta sicuramente il prototipo di atleta vincente. A dimostrarlo anche il riconoscimento del Discobolo d’Oro per la morale, un premio consegnatogli nel 2000 da Giovanni Paolo II: “Il riconoscimento del Discobolo d’Oro in Vaticano è stato un momento che coincideva con il Giubileo degli sportivi indetto da Giovanni Paolo II. È stato il trionfo di tutti quei valori religiosi che io mi porto dentro fin da piccolo: la coesione della famiglia mi ha portato a esprimermi sul campo di tiro, ma sono sempre stato sostenuto dai valori appresi nella Parrocchia e nell’Oratorio. Valori che continuo a portarmi dietro tutt’oggi”. 

Il silenzio che avvicina a Dio

Come riuscire a conciliare, allora, una disciplina che si basa sull’utilizzo di un’arma da fuoco con valori di cui la Chiesa è un’espressione? “In questa disciplina si utilizza un’arma, ma è un’arma che ha una funzione molto precisa: colpire dei bersagli che sono di terra e torneranno a essere terra. Non ci sono violenze di nessuna natura: la nostra è una disciplina nella quale non sono mai successi incidenti in 100 anni di storia. Questo la dice lunga sulla sicurezza: i praticanti sono tutti dotati di porto d’armi, tutte persone estremamente in regola. In altri sport è difficile conoscere l’integrità legale di tutti i partecipanti. Poi l’utilizzo dell’arma, fin dai giovani, è un uso che responsabilizza: è prevista una formazione importante sulla sicurezza, ha anche una funzione civica per il rispetto e per il giusto utilizzo di questo strumento sportivo, nato per far divertire le persone e non per ledere il prossimo”. E, secondo Giovanni Pellielo, è uno tra gli sport che avvicina maggiormente l’uomo a Dio: “Il tiro a volo è una disciplina che impone l’ascolto del proprio respiro, del proprio cuore, delle proprie paure, delle proprie sensazioni. Tutto ciò in solitudine, in silenzio rispetto al rumore del mondo. Un aspetto, se vogliamo, collegabile alla vita monastica: nel silenzio si ascolta veramente Dio”.