Artico, l’allarme: la zona più fredda è quattro volte più calda

Vatican News

Andrea De Angelis – Città del Vaticano 

Negli ultimi 43 anni le temperature nell’estremo nord della terra sono aumentate quattro volte più in fretta rispetto alla media globale. Un dato che non ha precedenti, visto che nei rapporti scientifici si era sempre messo in evidenza come l’Artico si stesse sì scaldando, ma al doppio della velocità rispetto al resto del pianeta. Non certo del 400% in più. 

Gli ultimi dati 

Come riporta Il Post, nello studio più recente, pubblicato giovedì sulla rivista Communications Earth & Environment e realizzato da scienziati dell’Istituto di meteorologia finlandese, è stata considerata tutta la regione che si trova a nord del Circolo polare artico, cioè a latitudini nord maggiori di 66°33’39”, dal 1979 al 2021. Uno altro studio, pubblicato il mese scorso su Geophysical Research Letters, ha preso in considerazione un periodo più lungo (dal 1969) e una regione più ampia (dal 65.mo parallelo in poi) ma è arrivato a conclusioni simili: quest’area si scalda quattro volte più rapidamente rispetto al resto del pianeta. Il fenomeno è ancora più grave in specifiche aree della regione artica. Ad esempio, le temperature stanno aumentando nel mare di Barents, a nord della Norvegia e della Russia: sette volte più velocemente rispetto alla media globale secondo l’Istituto di meteorologia finlandese. 

L’amplificazione artica

Con l’espressione “amplificazione artica” gli scienziati indicano il maggiore aumento delle temperature nell’Artico. I primi a parlare di amplificazione artica furono il sovietico Mikhail Budyko e l’americano William Sellers, che pubblicarono due articoli considerati pietre miliari della climatologia. In questi due lavori svilupparono alcuni dei primi modelli climatici e, tra i risultati che ottennero, alcuni mostrarono che una piccola perturbazione avrebbe portato a un significativo riscaldamento dell’area artica a causa dell’elevata sensitività. Sarebbe però un errore grave pensare che un aumento delle temperature nell’Artico non abbia conseguenze anche sul resto del pianeta.

Le conseguenze 

“L’innalzamento dei mari è un problema che riguarda tutti, ovviamente anche chi vive nel Mediterraneo”. Andrea Masullo, direttore scientifico di Greenaccord, non nasconde la sua preoccupazione per quanto sta avvenendo nell’Artico. “Sapevamo bene che la temperatura era in aumento, ma questa accelerazione in quella regione ci dice che a correre saranno i cambiamenti climatici a livello globale”. 

Ascolta l’intervista ad Andrea Masullo

Innalzamento dei mari dunque, ma non solo. Un’altra conseguenza è lo scioglimento del permafrost, la parte del suolo che nelle regioni più fredde rimane perennemente ghiacciata: è un problema perché sciogliendosi provoca il rilascio di grandi quantità di anidride carbonica e metano, i due principali gas serra che diffusi nell’atmosfera aumentano il riscaldamento globale. “Nel mese di giugno di quest’anno il volume di ghiaccio perso nell’artico è di 17 mila chilometri cubi, quasi 2 mila volte in più della perdita record che ci fu nel 2017”, rivela Masullo. “Questo – conclude – dà il senso dell’accelerazione del fenomeno”.