Antisemitismo, Urbanczyk: col dialogo si combatte il pregiudizio

Vatican News

Gabriella Ceraso – Città del Vaticano

77° anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. L’intervento di monsignor Janusz Urbanczyk, rappresentante permanente della Santa Sede presso l’Osce riunito in Consiglio, mette l’accento sia sull’urgenza di ricordare sia su quella di riflettere sulle persecuzioni, “orrendi atti” che il Papa non smette di condannare, appellandosi all’educazione delle nuove generazioni, perché in futuro nel mondo la dignità umana non sia mai più calpestata da ideologie razziste. 

“Nell’affrontare l’antisemitismo di oggi – rimarca il presule – il dialogo può servire come un potente strumento per combattere il pregiudizio e favorire il riconoscimento della dignità umana”. Col dialogo si incontra l’altro e si riconoscono gli stretti legami tra i membri della comunità umana, legami a volte – afferma – “tristemente trascurati nei secoli passati” e che oggi ci richiamano invece ad essere “direttamente coinvolti e personalmente impegnati nella costruzione di un ambiente di pace e di rispetto per tutti”.

Antisemitismo, una minaccia annidata nel mondo

In questa prospettiva, la commemorazione del 27 gennaio “permette alla memoria di svolgere il suo ruolo necessario nel processo di formazione di un futuro in cui l’indicibile iniquità della Shoah non sarà mai più possibile”.  Ricordare è sempre più importante nel passare del tempo: crescono le distorsioni come i negazionismi, i revisionismi, ma noi dobbiamo conservare memoria veritiera dei fatti. Proprio le “distorsioni”, avverte il rappresentante della Santa Sede, “permettono alla minaccia dell’antisemitismo di annidarsi in Europa e altrove”. 

Attenzione alla disinformazione che corre sui social media

La disinformazione è un pericolo che il presule riscontra soprattutto nel modus operando dei social e l’effetto è ” deleterio  su individui e istituzioni. Dobbiamo diffidare – raccomanda –  dei social media e dei loro rischi in questo senso. “Come ha detto Papa Francesco, la memoria dell’Olocausto è “un segno di civiltà” e “una condizione per un futuro migliore di pace e fraternità”.  Pertanto, non manchiamo  – conclude – di ricordare gli orrori che hanno colpito il popolo ebraico prima e durante la seconda guerra mondiale e siamo fermi nell’opporci all’antisemitismo in tutte le sue forme e manifestazioni e tutto ciò che può portare ad esso.