Anno Famiglia, Menichelli: sposi siano coinvolti nella pastorale

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Fabio Colagrande – Città del Vaticano

Un nuovo anno centrato sulla famiglia. Il prossimo 19 marzo, nel quinto anniversario della pubblicazione dell’Esortazione apostolica Amoris laetitia, sulla bellezza e la gioia dell’amore familiare, Papa Francesco inaugurerà l’Anno “Famiglia Amoris laetitia” che si concluderà a Roma il 26 giugno 2022 in occasione del X Incontro Mondiale delle Famiglie.

Secondo il cardinale Edoardo Menichelli, arcivescovo emerito di Ancona-Osimo, che ha preso parte ai due Sinodi sulla famiglia nel 2014 e nel 2015, questa scelta del Papa è una benedizione e un’occasione imperdibile per un “nuovo inizio” in un ambito pastorale faticoso, in cui i sacerdoti devono coinvolgere maggiormente le stesse famiglie. Ai microfoni di Radio Vaticana Italia, il porporato ha innanzitutto spiegato come ha accolto la decisione del Papa:

Ascolta l’intervista al cardinale Menichelli

R.- Ho accolto questo annuncio come una grande benedizione e un invito pressante del Santo Padre affinché si prenda sempre più consapevolezza di quanto la famiglia sia al centro della preoccupazione della Chiesa e di quanto la Chiesa possa ricevere dalla famiglia. Credo che ancora una volta Papa Francesco abbia colto nel segno per ridare vivacità alla pastorale familiare. Del resto, se si confronta l’Amoris laetitia con la Familiaris consortio di tanti anni fa, ci si rende subito conto che San Giovanni Paolo II e Francesco sono stati i due Papi che, insieme agli altri, si sono particolarmente impegnati su questo versante. E allora questo ci deve far accogliere con gioia l’invito del Papa a vivere un anno dedicato alla famiglia e deve ridestare in tutti noi questa necessaria grande preoccupazione pastorale.

Non le sembra che la ricezione di questa Esortazione apostolica si sia in questi anni un po’ arenata sul dibattito legato al capitolo VIII del testo e sulla questione della comunione ai divorziati-risposati?

R.- Sì, è vero, questa circostanza non ci ha consentito di leggere in pienezza e completezza l’Amoris laetitia. È vero che il problema che suscita il capitolo VIII è particolare: si tratta della difficoltà di mettere insieme due verità della fede, essere servitori della Misericordia e della Verità. Certamente è un aspetto che ha un impatto molto forte nella pastorale sacramentaria, però è necessario che adesso si riapra tutta l’Esortazione di Papa Francesco e si cerchi di coniugarla nella sua ampiezza totale. Questo è il mio augurio e spero che sia anche uno dei frutti di quest’anno che è stato annunciato.

Quali ritardi si registrano nell’attuale pastorale matrimoniale e quali sono le cause secondo lei?

R.- Io non emetto giudizi e faccio fatica anche a dire quali possono essere i ritardi. Dico solo che la pastorale familiare è impegnativa e faticosa e non sempre dà a noi sacerdoti dei frutti immediati. Perché è una pastorale ampia che tocca problematiche diverse: educative, etiche, sociali, formative. Quindi è probabile che ci siano stati e ci siano dei ritardi, ma secondo me l’unica strada possibile per superarli è acquistare la consapevolezza che è necessario ridare la grazia sacramentale operativa, oltre che di santificazione, al Battesimo e al Matrimonio. Qui ci sono due grazie sacramentali che impegnano coloro che li ricevono e che li vivono, sul versante della novità. La famiglia è costituita e basata su questi due sacramenti e poi, chiaramente, nutrita dall’Eucaristia. Dunque, serve questa consapevolezza che i due sposi, e la famiglia che poi da essi viene costituita, hanno dentro di sé un “capitale” che è quello della grazia di Dio e della grazia sacramentale che dovrebbe aiutare tutti noi a far ripartire questa pastorale e annullare tutti i ritardi. Poi c’è un altro aspetto ed è la consapevolezza che la famiglia, proprio in nome di questi due sacramenti, è un soggetto pastorale: non è una pastorale “per” la famiglia, è una pastorale “con” la famiglia, e qui la fatica è grande.

E infatti uno degli obiettivi dell’anno indetto dal Papa è rendere la famiglia protagonista della pastorale familiare. Quanto è centrale questo aspetto?

R.- È un aspetto centralissimo. Io ricordo quante volte se ne è discusso e quante volte è stato approfondito all’interno della Conferenza Episcopale Italiana e quante volte è stato richiamato questo ruolo centrale della famiglia nella pastorale che la riguarda. C’è un’altra bella espressione che usavamo anche al tempo del Sinodo romano: la parrocchia “famiglia di famiglie”, la Chiesa “famiglia di famiglie”. Questi sono elementi di una novità pastorale bellissima e se sapessimo concretizzarli saremmo davvero capaci di mettere insieme i famosi verbi che sono scritti nell’Amoris laetitia. Io li riassumo e aggiungo un verbo finale. “Accogliere” le famiglie, “accompagnare” le famiglie, “discernere” la realtà familiare e “integrarla”. Ma tutto questo poi dovrebbe portare a far sì che la famiglia, amata e seguita dalla Chiesa, sia “coinvolta” nella pastorale.

Bisogna anche ripensare la relazione tra coppie di sposi e presbiteri?

R.- Tanto anche all’interno del Sinodo si è discusso e approfondito la relazione tra ordine sacro e matrimonio, che non sono due sacramenti in contesa tra loro. Non si deve andare alla ricerca di una supremazia, ambedue sono sacramenti di servizio. L’ordine sacro è orientato su un versante e il matrimonio su un altro, ma ambedue sono al servizio della crescita della Chiesa e dell’opera di misericordia all’interno della Chiesa e che la Chiesa stessa opera. Questo credo sia un altro degli elementi sui quali bisogna molto riflettere e – mi lasci dire – anche un po’ convertirsi.

Cosa aspettarsi, dunque?

R.- Io mi auguro davvero che quest’anno dedicato alla rilettura dell’Amoris laetitia, che è stato indetto, possa essere un nuovo inizio. Ringrazio molto il Santo Padre e invoco la grazia di Dio perché tutto questo all’interno della comunità cristiana sia accolto e vissuto. Mi auguro ci sia l’impegno di tutta la comunità.